Casa della carità, lavori in ritardo per i ritrovamenti archeologici

Casa della carità, lavori in ritardo per i ritrovamenti archeologici
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Il restauro dell’edificio denominato Prevostura ai piedi dei millenari campanili della Cattedrale, destinato dalla Diocesi di Aosta a Casa della carità per l’assistenza ai più bisognosi, è iniziato il 29 settembre 2020, e si presume che i lavori - la cui fine era inizialmente prevista entro 2 anni - termineranno nel 2024. A dilatare i tempi dell’intervento per un importo di 979.200 euro, affidati all’Impresa EDIL-ARTecò di Milko Rizzolo con sede a Rovarey di Nus, sono stati i numerosi ritrovamenti archeologici. «Speravamo di concludere prima il recupero dell’immobile - ammette il vescovo Franco Lovignana - ma i ritardi sono stati inevitabili: ciò ovviamente dispiace, ma non si poteva fare altrimenti». L’architetto Massimo Mirabello, presidente dell'Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero che segue l’intervento di restauro, spiega che «I ritrovamenti archeologici evidentemente hanno causato grandi ritardi. Questo perché, in primo luogo, sono dovute essere adeguate le strutture portanti in quanto si è voluto salvaguardare le tracce romane, e successivamente quelle del complesso episcopale e medievale. Inoltre le richieste da parte della Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d'Aosta di approfondire quanto è stato ritrovato ha prolungato ulteriormente i lavori. In ultimo, i lavori esterni della realizzazione della nuova linea fognaria, con i ritrovamenti romani hanno rallentato e fermato i lavori sul fronte sud che tutt’ora non possono essere ripresi». Il complesso della Prevostura si compone di 5 blocchi edilizi realizzati in epoche diverse risalenti ai secoli XIII, XIV, XVII e infine XVIII come rimodellazione di strutture già esistenti. L’edificio, non utilizzato da parecchio tempo, ha avuto come ultime destinazioni d’uso la residenza e il deposito. I ritrovamenti archeologici più importanti, in ordine cronologico, sono stati i seguenti: tracce di un’insula romana nel piano interrato del corpo centrale, un’aula appartenuta al complesso episcopale edificata tra la fine del IV secolo e l’inizio del V secolo, la trasformazione dell’aula in epoca alto medievale e la successiva edificazione nel XII secolo della Cappella di San Clemente poi demolita all’inizio del 1700 per consentire la costruzione dell’attuale edificio. Inoltre, nel blocco a est sono stati ritrovati affreschi e un soffitto ligneo dipinto databili al XIV secolo. Una volta ristrutturato, al piano terra dell’immobile vi saranno un centro di ascolto, un ambulatorio medico, una sala per l’accoglienza, la mensa e la socializzazione, una cucina, una dispensa e i servizi per il personale, il locale tecnico per gli impianti tecnologici e 3 bagni con doccia per gli utenti. Al primo piano sono previsti 2 alloggi, gli uffici della Caristas con i servizi e un soppalco soprastante il locale destinato all’accoglienza con le medesime destinazioni d’uso.

Durante i lavori per la realizzazione della Casa della carità sono stati ritrovati affreschi e un soffitto ligneo dipinto databili al XIV secolo e, sotto, le tracce di un’insula romana nel piano interrato del corpo centrale. A destra il vescovo di Aosta Franco Lovignana

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