Carenza di pediatri, ora è emergenza
L’innalzamento del massimale dei pazienti da 1.200 a 1.300, deciso dall’Assessorato regionale della Sanità, oltre a prendere atto di deroghe già ampiamente presenti sul territorio, fa tramontare l’ipotesi della presa in carico della fascia tra i 7 e i 14 anni da parte del medico di medicina generale e non più del pediatra. La soluzione era stata ventilata per far fronte alla riduzione da 16 a 11 pediatri a livello regionale e per allentare la pressione sui professionisti rimasti in servizio.
«Il massimale è stato elevato sulla base dell’adesione volontaria dei pediatri. - precisa Leonardo Iannizzi, che dirige la Direzione Area Territoriale dell’Usl - Si tratta di un provvedimento temporaneo, in attesa che arrivino nuovi medici e si possano distribuire meglio gli assistiti».
In generale, è accolta favorevolmente dai pediatri la scelta di affidare loro i bambini e i ragazzi fino a 14 anni, senza interrompere bruscamente il rapporto che si è creato con le famiglie dalla nascita fino ai 7 anni. Cambiare figura sanitaria di riferimento alla fine dell’infanzia e all’inizio di pre-adolescenza e adolescenza sarebbe una sconfitta per la pediatria territoriale e un disagio per le famiglie che, proprio in una fase delicata come quella adolescenziale, hanno bisogno di consigli e sostegno da parte di persone di fiducia, con una preparazione specifica e approfondita su tali temi, oltre a una conoscenza dei singoli pazienti fin dalla più tenera età. «In tutta Italia c’è un problema di mancanza di medici, che si acuisce per quanto riguarda i pediatri. - aggiunge Leonardo Iannizzi - In Valle d’Aosta abbiamo dovuto aumentare il massimale degli assistiti, non riuscendo a sostituire i pediatri che si trasferiscono o vanno in pensione. Era l’unica soluzione per continuare a garantire alle famiglie la possibilità di scelta. L’auspicio è che sia una situazione solo temporanea, sperando che qualcuno risponda ai nostri bandi e il rapporto numerico medico-pazienti torni ottimale”.
«Il massimale a 1.300 nel nostro territorio, con le distanze e i dislivelli esistenti, non è gestibile, se non per un breve periodo. - commenta Fabio Bagnasco, pediatra a Montjovet, Verrès, Arnad e in Val d’Ayas - Non siamo in condizioni di gestire la fascia dai 14 ai 16 anni - affidata ai pediatri solo in caso di patologie particolari, che necessitano continuità nelle terapie, circa 50 casi in tutta la regione -, pur avendo probabilmente le migliori competenze per farlo. Così stando le cose, mi sembra più responsabile orientarsi a gestire al meglio la fascia dagli 0 ai 6 anni».
«Tutta Italia è nella stessa situazione di difficoltà sulla fascia tra gli 0 e i 14 anni, che si estende anche al di fuori dei confini nazionali, in Svizzera e in Francia. - conferma Angela Martino, pediatra a Châtillon, Saint-Vincent e Valtournenche - Si sta correndo il rischio di veder chiudere reparti pediatrici e punti nascita negli ospedali. Il massimale è diverso da regione a regione, in alcune si arriva perfino a 2.000, dipende sempre dal rapporto tra il numero dei bambini e quello dei pediatri, ma in alcune c’è una maggiore possibilità di centralizzare, mentre la Valle d’Aosta ha una conformazione geografica che richiederebbe un minor numero di assistiti per ogni medico. Siamo in attesa di un nuovo accordo collettivo nazionale e speriamo che nei prossimi mesi prendano servizio nuovi colleghi. Dai 7 anni, a discrezione delle famiglie, i bambini si possono portare anche dal medico di famiglia, perché i pediatri hanno l’esclusiva solo fino ai 6 anni. Ma, poiché anche i medici generici sono a ranghi ridotti, a Châtillon, per esempio, alcuni genitori hanno chiesto di re-iscrivere i bambini dal pediatra».