Campo base, l’Himalaya in Val d’Ayas tra cucina tibetana e ricette locali

Campo base, l’Himalaya in Val d’Ayas tra cucina tibetana e ricette locali
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Tra Valle d’Aosta e Tibet c’è una lontananza geografica ma una vicinanza culturale. Ne è convinto Adriano Favre, himalaysta e guida dagli anni Ottanta, che dopo aver avuto l’idea di costruire Campo Base vi ha portato elementi, come le bandierine di preghiera, trovati in Himalaya. Ne parla la figlia Corinne che, insieme al fratello chef Yanick, è proprietaria del ristorante realizzato nel 2005 sui pascoli dei nonni a 2.500 metri su progetto dell’architetto Marco Maresca di Saint-Vincent. «Abbiamo voluto una struttura, simile a una tenda nomade, che fosse coerente con l’ambiente circostante: spiega Corinne Favre - tetto in rame tondeggiante, confini labili tra dentro e fuori grazie alle vetrate. Materiali tradizionali come pietra, legno e vetro reinterpretati in chiave moderna con linee pulite. All’interno l’ambiente è neutro, non troppo valdostano. Siamo sempre stati dei viaggiatori, per cui i piatti tradizionali li conosciamo fin da piccoli, ma ci piace contaminarli con le spezie, proponendo una cucina etnica, non così usuale in montagna». I 14 tavoli sono dedicati agli 8.000 e il 15esimo al Churen, prima vetta scalata dalle Guide di Ayas in Himalaya. C’è anche un terrazzo che si affaccia sulla Val d’Ayas, con una vista che spazia dal Monte Rosa al Gran Paradiso. Avendo accanto la seggiovia che sale dall’Alpe Ciarcerio - sopra Frachey -, il Campo Base è raggiungibile anche senza sci. «Siamo aperti da ieri, venerdì 3 dicembre, a fine stagione sciistica. - prosegue Corinne Favre - Per un paio d’anni abbiamo tenuto aperto anche d’estate ma da Saint-Jacques occorrono due ore e mezza di cammino. E sia io che Yannick abbiamo preferito mantenere il Rifugio Quintino Sella, che i nostri genitori, insieme all’amico e socio, nonché guida alpina, Alfredo Favre, gestiscono dal 1987».

Nel menu è stata introdotta la pasta fresca fatta in casa. Merita una nota la scelta delle materie prime, che predilige piccoli produttori a chilometri zero. «Preferiamo le verdure di stagione e i prodotti locali, dal crudo di Saint-Marcel alla Fontina. - dice ancora Corinne Favre - Per le carni ci riforniamo dall’allevamento biodinamico Montana Highlands in Valsesia e da Paolo Alliod di Periasc per i bovini valdostani. Per le verdure e le patate ci rivolgiamo a Samuele Becquet di Lignod, che ha attivato un sistema di essicazione, in modo che le verdure siano disponibili tutto l’anno. Per i formaggi di capra a Champoluchevre, per fontina e tome vaccine all’azienda agricola Varisellaz. Michel Becquet fornisce farina di segale e birre artigianali. Quanto ai vini, teniamo etichette nazionali di piccoli produttori, perlopiù biologici e di zone di montagna».

Il martedì c’è il pranzo tibetano, dhal bat, ormai atteso anche dagli sciatori che salgono apposta da Alagna: riso basmati, lenticchie, verdure, carni e panini senza lievito impastati a mano; il giovedì, ravioli cotti a vapore e ripieni di carne e verdura accompagnati da chutney, pomodoro e sesamo. Tra i piatti tradizionali ecco le crespelle con toma di alpeggio e verdure, gli gnocchi alla fonduta, la zuppa alla valdostana e lo stufato. «Siamo molto attenti alla pasta fresca e alle zuppe. - conclude Corinne Favre - Anche al programma 4 Ristoranti di Alessandro Borghese abbiamo vinto grazie alla nostra zuppa con castagne, mais e fontina accompagnata dal pane nero. Abbiamo partecipato con spirito giocoso, ma raccontandoci con il massimo impegno».

Le prenotazioni si effettuano al 349 2234599.

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