Camillo Brunet, una vita da artista Introd piange l’artigiano allevatore

Camillo Brunet, una vita da artista Introd piange l’artigiano allevatore
Pubblicato:
Aggiornato:

«Qualcuno mi chiede: “Cosa te ne fai di otto asini? Sei matto?” Ma io rispondo: guardali, non sono belli?». In un’intervista pubblicata su La Vallée Notizie ormai 12 anni fa, Camillo Brunet sintetizzava così la sua filosofia di allevatore, e forse quella di una vita intera. Semplice, profondo, spiazzante, sapeva sempre vedere le cose da un’angolatura originale. Dopo 68 anni vissuti a modo suo, si è spento sabato scorso, 30 novembre, all’Ospedale “Parini” di Aosta, per le conseguenze di un incidente in casa, e nel pomeriggio di mercoledì 4 dicembre un ultimo saluto gli è stato portato al cimitero di Introd, il suo paese. Per Camillo Brunet l’allevamento era una passione: le pecore Rosset, innanzitutto, di cui ne ha avute fino a un centinaio, e poi le capre, gli asini appunto, e addirittura i lama: «Li ho visti in un allevamento in Francia e mi sono subito piaciuti. Sono così parchi, si accontentano di poco…» raccontava. Era stato tra i fondatori degli Tchevran di Grand Paradis, una delle 6 associazioni che ha poi dato vita al comitato regionale della battaglia delle capre, e ha fatto parte del direttivo della sezione ovicaprina dell’Association Régionale Eléveurs Valdôtains. Il suo vero lavoro, però, era un altro: dopo un periodo al Savt, per tanti anni è stato operatore tecnico alle scuole medie di Villeneuve. Si era avvicinato al mondo dell’artigianato e anche quello lo aveva fatto con uno stile tutto suo: allievo di Franco Pellissier e di Massimo Clos, nonostante un incidente con la sua “Deux Chevaux” gli avesse compromesso la mobilità di un braccio, si era specializzato nella realizzazione dei tatà in legno di noce a cui la sua fantasia faceva spuntare lunghi corni sul capo o scacchiere colorate sul dorso. Con i capelli lunghi, la barba e i baffi, il cappello calato sugli occhi con il risvolto ornato da alcuni dei suoi tatà in miniatura, era uno dei personaggi più caratteristici della Fiera di Sant’Orso di Aosta, con il banco in via Aubert all’altezza della Biblioteca regionale. «Li faccio perché mi piacciono, non per guadagnarci. - diceva - E' così bello quando la gente ne sceglie uno e se lo mette in borsa, come fosse un piccolo tesoro». Nel 2018 le ombre presero per un attimo il sopravvento sul suo gusto della vita, ma per lui non era ancora il momento di affrontare l’ultimo viaggio. «Sono arrivati dei demoni che dovevano venire e che ora se ne sono andati. - disse - Era una prova attraverso cui dovevo passare». Ma da quel buio nacque di nuovo la luce e il nome di Camillo Brunet finì nelle case di milioni di persone tramite la radio nazionale Virgin Radio e la voce di Maurizio Faulisi - in arte Doctor Feelgood - che 40 anni prima aveva conosciuto Camillo a Barcellona mentre attraversava l’Europa in uno dei suoi viaggi giovanili insieme al suo grande amico Remo Buillet. Ne nacque proprio nel 2018 un’emozionante rimpatriata a Introd raccontata alla radio nei minimi dettagli. Mercoledì anche Maurizio Faulisi, insieme a tantissime altre persone, era al cimitero di Introd a portare un ultimo saluto a Camillo, a stringersi ai suoi amici, alla moglie Marie Laurence e al figlio Camille: e a testimoniare che un artista della vita come lui non si può dimenticare.

Abbonamento Digitale La Valléè
Archivio notizie
Dicembre 2024
L M M G V S D
 1
2345678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
3031