«Cambiamento climatico non è solo sinonimo di catastrofe: la comunità sa diventare resiliente»

«Cambiamento climatico non è solo sinonimo di catastrofe: la comunità sa diventare resiliente»
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L'AFRAT (Association pour la Formation des Ruraux aux Activités de Tourisme) di Autrans nell’Isère, in Francia, e la Fondazione Montagna sicura hanno organizzato un incontro - giovedì scorso, 4 maggio - al Castello di Saint-Pierre (sede del Musée Régional des Sciences Naturelles Efisio Nussan) al quale ha preso parte una ventina di attori della montagna francesi e italiani.

L'obiettivo era produrre una sorta di percorso da seguire per contribuire all'evoluzione della formazione continua nelle professioni di montagna e adattarsi meglio agli effetti del cambiamento climatico. L'evento è stato organizzato nell'ambito del progetto TEAMM (Ecological Transition and Adaptation of Mountain Professions) finanziato dal programma Erasmus dell'Unione Europea.

In buona sostanza, si è trattato di un primo «Atelier participatif» per dibattere sui fabbisogni formativi delle diverse professioni: maestri di sci, guide alpine, guide escursionistiche naturalistiche, gestori di rifugio, albergatori, tecnici degli impianti a fune e del soccorso. Dopo il confronto che si è tenuto a Chambery nel novembre del 2022, la giornata formativa di Saint-Pierre è stata anche l'occasione per fare il punto della situazione con i vari operatori del settore, come ha segnalato il segretario generale di Fondazione Montagna sicura, Jean-Pierre Fosson: «Si tratta di un progetto che ha come scopo quello di associare le attese dei professionisti della montagna, che sono quelli che operano in prima linea in questo contesto, rispetto agli effetti di una montagna che sta cambiando. Un’evoluzione dovuta in particolare al cambiamento climatico e anche alla continua evoluzione sociale. Bisogna avere una visione positiva perché troppo spesso si parla del cambiamento climatico sempre e solo come sinonimo di catastrofi: questo è vero, però va detto pure che la comunità di montagna sa anche organizzarsi nel diventare resiliente e proporre un percorso.

“Il nostro scopo è una montagna viva, abitabile facendo perno sulle nostre eccellenze. Si tratta di raccogliere le loro esigenze per poi trasformarle in percorsi formativi evoluti che comprendano anche e soprattutto questo percorso della montagna che sta cambiando. Ad esempio lavorando sulla destagionalizzazione e su percorsi formativi che diano la possibilità in futuro di offrire determinate informazioni sull’evoluzione della montagna. Questo progetto europeo - conclude il segretario generale Jean-Pierre Fosson - assieme ai nostri partner e vicini francesi deve essere l'occasione per fare in modo che tutti gli operatori del settore dialoghino sempre di più in futuro tra di loro: da soli non si va più da nessuna parte perché le problematiche che abbiamo noi in Valle d'Aosta sono le stesse che hanno dall'altra parte del Monte Bianco».

La giornata di confronto era stata aperta dagli interventi del presidente di Fondazione Montagna sicura, Guido Giardini, e dell'assessore regionale alle Opere pubbliche, Davide Sapinet. Il prossimo appuntamento con gli «Atelier participatif» è in programma mercoledì 7 giugno a Grénoble.

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