Cai e Ripartire dalle Cime Bianche attaccano, Luigi Fosson replica «Dicevate no anche all’autostrada, però in molti oggi sono soddisfatti»

Cai e Ripartire dalle Cime Bianche attaccano, Luigi Fosson replica «Dicevate no anche all’autostrada, però in molti oggi sono soddisfatti»
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«I collegamenti intervallivi vanno assolutamente portati a termine perché danno la possibilità alla gente del posto di continuare a vivere lì». Parole di Luigi Fosson, presidente dell’Adava, pronunciate in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione, nel salone dei congressi del Grand Hôtel Billia di Saint-Vincent, mercoledì 3 maggio scorso. Affermazioni «demagogiche, fasulle e fuorvianti»: così il Cai della Valle d'Aosta e il comitato Ripartire dalle Cime Bianche - a stretto giro di posta - avevano bollato quanto detto da Luigi Fosson. «Luigi Fosson, che è di Ayas, sa benissimo che il collegamento nel vallone delle Cime Bianche non serve a nulla per lo sci perché in esso non è possibile realizzare piste. (...) Sa benissimo che ci sono altri interventi prioritari e urgenti da farsi nei comprensori già attivi per mantenere e ammodernare gli impianti esistenti; sa benissimo che l'imperativo per il turismo è diversificare. (...) Ci aspetteremmo dagli albergatori valdostani anche un poco di lungimiranza: il 2050 - quando saranno i loro figli e nipoti, ci auspichiamo, a continuare a gestire ed innovare le attività ricettive - è domani» in estrema sintesi la loro posizione.

Ora la contro replica di Luigi Fosson, con una lettera indirizzata «a Marcello Dondeynaz e Piermauro Reboulaz». «Un respiro gandhiano nelle dispute potrebbe giovare a tutti. - si legge nella missiva - Non avevo finito di parlare all’Assemblea Adava di Saint-Vincent che già venivo accusato di demagogia, malafede e di affermazioni fasulle e fuorvianti.

Ho atteso qualche giorno per rispondere per avere la serenità necessaria.

Premesso che mi sento personalmente non violento e voltairiano e che sono disponibile a qualsiasi incontro con chi non la pensa come me, so, per esperienza, che da un sano dibattito possano aprirsi prospettive nuove e accadere che si finisca con l’accettare come positivo anche quanto ci appariva prima esecrabile. Credo sia accaduto anche a te, Marcello, quando sostenevi strenuamente il no all’autostrada che poi fu realizzata e della quale in molti, prezzi a parte, sono oggi soddisfatti.

Ricordo che negli anni Settanta gli impianti di risalita erano pochissimi e che là dove ora servono molte piste, il problema della denatalità non esiste: che ci sia un nesso fra le due cose?

Nessun problema quindi a discutere con tutti e quindi, a maggior ragione, anche con voi, come d’altronde già successo in passato proprio con Marcello.

Credo però anche che le parole, per tutti, come dice Nanni Moretti, siano importanti.

Tralasciando le tante cose che, a quanto dite, saprei benissimo, vorrei pacatamente far presente che non ho mai, spero, né avuto né tentato, in vita mia, di presentarmi come demagogo. Non mi ci vedo nel ruolo di arringatore di folle a raccontare fandonie per ottenere il potere sul popolo. Chi mi conosce lo sa.

Allo stesso modo, così come credo che nell’affermare il contrario di quanto io penso e affermo, voi siate in buona fede, pretendo che lo stesso pensiate di me e di tutti coloro che, tra gli albergatori e non, la pensano al mio stesso modo.

Infine riguardo alle cose che ho detto, tratte da statistiche per quanto concerne la meteorologia, o da studi di addetti ai lavori, per il settore di impianti ed investimenti, queste sono ovviamente confutabili e sarò lieto di leggerne le vostre puntuali risposte in un pubblico dibattito così come le promesse, numerose proposte di turismo alternativo che abbiano però anche dei conforti di carattere economico e finanziario.

Sulla lungimiranza degli albergatori concordo con voi che non possa essere affermata. Si tratta di gente che con la scusa di apparire imprenditore, si indebita, lavora sedici ore al giorno, cerca di offrire posti di lavoro, pensa a come migliorare le condizioni dei propri collaboratori anziché starsene in panciolle a godersi il frutto del proprio passato lavoro o della pensione che ricevono ogni mese, di tanto in tanto esercitandosi alla tastiera del computer come veri leoni.

E di loro farebbero bene a non fidarsi neppure i loro figli».

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