Burnout

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Oltre un terzo dei medici e infermieri di Piemonte e Valle d'Aosta riferisce di essere in “burnout” e più della metà dichiara di avere pensato di licenziarsi nell'ultimo anno.

Il “burnout” è un insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo. La Sindrome da Burn-Out dipende dalla risposta individuale ad una situazione professionale percepita come logorante dal punto di vista psicofisico.

La sconcertante mappa arriva da un sondaggio condotto dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri-Fadoi, che è stata presentata a Milano durante il congresso nazionale.

Ci siamo già dimenticati di quelli che chiamavamo i nostri eroi, non li abbiamo alleggeriti, sostituiti nei turni massacranti e nemmeno premiati nello stipendio, ma come capita troppo spesso in Italia, finita l’emergenza siamo tornati allo stato di prima. Oggi, tra Valle d’Aosta e Piemonte, il 65 per cento dei coinvolti nell’indagine afferma di sentirsi emotivamente sfinito, il 68 per cento di lavorare troppo duramente e il 71 per cento di essere stravolto al termine di ogni giornata lavorativa. Il 60 per cento del personale si dice frustrato e il 58 per cento esaurito dal proprio lavoro.

Sembra, sempre per dirlo coi numeri, che il Covid abbia inciso negativamente sulla vita di più del 60 per cento dei medici. Queste, oltretutto, sono dichiarazioni e quindi riconoscimenti espliciti del disagio, che di certo non raccolgono tutti i disagi, escludendo quelli sopportati e quelli non riconosciuti. Per fortuna non è ci sono solo notizie negative, all’interno di un sistema sanitario che comunque resta tra i primi. Il Servizio sanitario nazionale italiano è infatti nono al mondo per qualità, dopo Islanda, Norvegia, Paesi Bassi, Lussemburgo, Australia, Finlandia, Svizzera e Svezia, c’è ancora entusiasmo e passione fra gli operatori, tanto che la maggior parte degli intervistati ha riferito di affrontare efficacemente i problemi dei propri pazienti e di influenzare positivamente la vita di altre persone attraverso il proprio lavoro. Ultimo dato, invece preoccupante in un’ottica futura, è quello del 36 per cento che dichiara di temere che il lavoro possa causare un indurimento emotivo; quindi addirittura un cambiamento sull’ottica futura.

E’ evidente che serve un cambio di passo anche all’interno dell’organizzazione della “macchina sanitaria”, non solo del sistema sanità.

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