Bronx alla valdostana
Purtroppo non è il nome di un piatto di spaghetti o di un film di quart’ordine, ma quello legato a scene di violenza e di mancanza di sicurezza che serpeggiano nelle vie centrali di Aosta.
Sono molteplici ormai le denunce, gli interventi delle forze dell’ordine, che riguardano episodi vandalici durante le serate valdostane. L’ultimo in ordine di tempo in via Stevenin, centralissima zona, dove si sono verificate scene di violenza tra ubriachi durante la notte.
Si tratta di zone residenziali e anche turistiche in cui è necessario assicurare la sicurezza, non soltanto in termini tempestivi di risposta alle chiamate dei cittadini, anche prevedendo un piano più ampio di controllo.
Non vi è infatti dubbio che pure l’isola felice sia stata raggiunta dal male del secolo, che già da anni flagella la penisola: la disperazione.
E’ così che delinquenti diversi, portati allo stremo dalla mancanza di lavoro e di prospettive future, si riversino nelle città facendo uso di sostanze e di alcool per meglio sopportare le difficoltà di vita che li affliggono.
Resta infatti inteso che gli interventi dello Stato debbano essere duplici: favorire l’integrazione e il sostegno di base a chiunque versi in situazione di necessità, prevedendo allo stesso tempo, né prima né dopo, un preciso piano di sicurezza nelle strade e nei centri abitati.
Uno degli atout vincenti della Valle d’Aosta è da sempre quello della serenità, che un luogo piccolo e di conseguenza controllabile, offre ai residenti e ai turisti, che di concerto con la natura incontaminata, possa regalare una bellezza fruibile in tutta quiete.
Visto che non siamo né a Tijuana né a Cape Town, rispettivamente seconda e decima città più pericolose al mondo, ma nemmeno a Milano o Roma, se Aosta si trasformasse in una novella metropoli, ma con annesse solo le storture della grande città, senza i vantaggi in termini di offerta, di scambio, di stimolo culturale, di opportunità di carriera, allora diventerebbe oltre al danno anche la beffa.
Del tema sicurezza dobbiamo interessarci tutti, facendo la nostra parte verso l’inclusione e la solidarietà, perché l’indifferenza è l’unica via che non dobbiamo percorrere; senza aspettare provvedimenti caduti dall’alto, poiché ciò che accade non è solo imputabile agli altri, ma è un sintomo di una più grande involuzione.