Bim, guerra tra Comuni per la ripartizione dei soldi Il Tribunale delle Acque ha dato ragione a Borgofranco
I Comuni di Bollengo, Burolo, Chiaverano, Lessolo e il Bacino Imbrifero Montano Dora Baltea Canavesana sono determinati a impugnare davanti alla Corte di Cassazione la sentenza pronunciata, a fine gennaio scorso, dal Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma, con la quale i giudici avevano dato ragione al Comune di Borgofranco d'Ivrea - assistito dagli avvocati Carlo Emanuele Gallo e Alberto Romano - sulla presentazione del ricorso per l'annullamento della deliberazione con cui era stata decisa la suddivisione in parti uguali dell'importo assegnato alla sezione del Bim tra i Comuni aderenti. Il verdetto, che accorpava le cause già avviate nel 2020 e nel 2021, aveva inoltre annullato le deliberazioni impugnate condannando il Bim - rappresentato dai legali Silvio Crapolicchio e Massimiliano Marsili - e i 4 paesi costituitisi al pagamento delle spese legali, quantificate in 6mila euro (4mila a carico del Bim e 2mila in capo dei Comuni).
Con l’intento di salvare il salvabile ed evitare un danno alle comunità amministrative coinvolte e il fallimento della missione politica del Bim, anche il sindaco di Quincinetto Angelo Canale Clapetto ha fatto sentire la sua voce. «Penso sia giunto il momento che ognuno di noi presti seriamente attenzione, in base alle proprie responsabilità e competenze istituzionali, alla situazione di deriva in atto nel nostro consorzio e chieda alla propria coscienza di valutare le conseguenze devastanti che si stanno delineando» ha detto il Sindaco di Quincinetto.
Il contenzioso sulla ripartizione dei fondi Bim, di 2 milioni di euro l’anno, era iniziato nel 2019, quando la fusione di 6 Comuni della Valchiusella nei 2 municipi di Valchiusa (ex Trausella, Vico e Meugliano) e Val di Chy (ex Alice Superiore, Pecco e Lugnacco) avevano scatenato la querelle a carico del Bacino Imbrifero. Il Tar aveva avvallato la suddivisione del denaro in base alla legge del 2009 fra le 3 sezioni, ossia i paesi della Valchiusella, Valle Dora e della Serra, più Castellamonte e Castelnuovo Nigra ma la decisione era stata contestata dal Comune di Borgofranco d'Ivrea, che ne aveva chiesto l'annullamento, richiedendo di conteggiare la somma sulla base dei criteri della successiva legge del 2015 (già modificata nel 2012), diventata operativa nel 2018. Una legge che, nello specifico, prevedeva la ripartizione per il 45 per cento della totalità dei fondi in parti uguali tra i Comuni rivieraschi, mentre il 25 e il 20 per cento dovevano essere suddivisi proporzionalmente in base alla superficie totale e al numero di abitanti. Il restante 10 per cento sarebbe stato diviso in parti uguali tra enti rivieraschi e montani. Il Tribunale delle Acque di Roma ha però ribaltato il pronunciamento del Tar, evidenziando, nelle sue 8 pagine di dispositivo, come la ripartizione dei sovracanoni non potesse prescindere dalle nuove disposizioni. I ricorrenti saranno assistiti in giudizio dagli avvocati Sergio Cesare Cereda e Marco Radice del Foro di Milano mentre l’ultima parola spetta alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, che dovranno esprimersi sulla controversia.