Bernard Clos a muso duro contro la politica regionale e la Cooperativa “La Fontina ha un prezzo troppo basso: così gli alpeggi vanno in malora”

Bernard Clos a muso duro contro la politica regionale e la Cooperativa “La Fontina ha un prezzo troppo basso: così gli alpeggi vanno in malora”
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Criticità nella gestione degli alpeggi e degrado per molti di essi. La Regione che non vuole rimetterci soldi da investire nel loro rifacimento e la politica valdostana che guarda da un’altra parte. L’Unione europea che aiuta chi gestisce un alpeggio, ma non riconosce nulla a chi ha investito e vorrebbe investire in queste proprietà essenziali ed estremamente delicate per il mantenimento del territorio, per l’equilibrio ecologico della Valle d’Aosta e per scongiurare lo spopolamento della montagna. Senza contare i problemi legati alla presenza del lupo, alla manodopera estiva straniera con i valdostani che preferiscono andare a lavorare negli alpeggi svizzeri per via della paga più alta fino al prezzo della Fontina Dop.

In sintesi, questo è il quadro generale del settore zootecnico valdostano, visto dalla parte dei proprietari di circa 150 alpeggi valdostani che in totale occupano 150mila ettari di superficie del territorio regionale.

A tracciare un quadro allarmante è Bernard Clos, presidente dell’Associazione regionale proprietari d’alpeggi - Arpav. «In Valle d’Aosta gli alpeggi occupano più del 50 per cento del territorio - tra pascoli, boschi, praterie, torrenti, e soprattutto case per dare la possibilità a chi gestisce gli alpeggi di vivere in quota e avere le stalle per la stabulazione delle bovine - e comprendono una grossa proprietà latifondiaria dove la proprietà comincia, generalmente, a 1.600 o 1.700 metri di quota e finisce sovente a 3.000 metri di altitudine metri e a volte anche oltre questa quota» sottolinea Bernard Clos.

L’Arpav lancia quindi un forte grido d’allarme. «Se vogliamo salvare gli alpeggi da questa grave crisi anche economica - dice Bernard Clos senza peli sulla lingua - dobbiamo puntare sul prezzo della Fontina. Abbiamo capito che la qualità c’è, che l’Institut agricole régional ha fatto un grosso lavoro negli anni passati. Per fare la Fontina, abbiamo i fermenti lattici dell’Institut. Abbiamo, quindi, tutte le carte in regola per proporre il nostro prodotto d’alpeggio per eccellenza, la Fontina Dop, al consumatore che è disposto anche a spendere molto di più del prezzo di mercato attuale. Purtroppo, invece, persiste una situazione che non fa bene al nostro prodotto per eccellenza, unico e inimitabile nel mondo. Mi riferisco alla Cooperativa produttori latte e Fontina di Saint-Christophe che in pratica condiziona un po’ tutto e la Fontina continua a essere venduta a basso costo (8 euro al chilo), con conseguente degrado degli alpeggi, perché non c’è quasi più nessuno che ci vuole andare, isolandosi per 100 o 120 giorni d’estate per prendere sì e no 2mila euro». «Noi di Arpav, con il progetto “Estrema d’alpeggio” abbiamo venduto la nostra Fontina a 22 euro al chilogrammo che a sua volta è rivenduta nelle grandi città italiane anche a 49-50 euro al chilo, un prezzo praticamente identico al Beaufort dell’Alta Savoia e al Raclette del Canton Valais in Svizzera. - prosegue Bernard Clos - Questo significa che se ci riusciamo noi, non si capisce perché non possa farlo anche la Cooperativa!».

Secondo Bernard Clos il degrado degli alpeggi valdostani è, dunque dovuto in particolare maniera al sottocosto della Fontina. «La manodopera nordafricana comincia ad avere un’età compresa tra 50 e 60 anni e non ha più la forza di fare. - sostiene Bernard Clos - Quella nordafricana giovane non è mai venuta e non verrà mai, come non vedremo mai quella rumena. E la manodopera valdostana, per paghe così basse, non va nei nostri alpeggi. Ci sono una cinquantina di valdostani che vanno a lavorare in Svizzera, negli alpeggi del vallese, e per 100 giorni di stagione estiva guadagnano 15mila franchi svizzeri (circa 14.000 euro). Dovremmo avere le stesse condizioni noi: su 100 giorni poter assicurare a un buon casaro, a un pastore, a un tuttofare 5 o 6 mila euro. Ma così non potrà mai essere!».

Il Presidente dell’Arpav non le manda certo a dire neppure alla politica valdostana che «Oggi si sciacqua la bocca di parole, ma nulla cambia davvero, mentre noi abbiamo bisogno che soprattutto la politica, ci aiuti per davvero a valorizzare la Fontina».

Sempre secondo Bernard Clos, a detta dei politici nei bilanci un po’ ridotti della Regione ci sono ben altre priorità.

«La Regione - continua Bernard Clos - non trova le risorse per dare una mano ai proprietari d’alpeggio valdostani. La politica manca di sensibilità nei nostri confronti e la Comunità europea, pur dando qualche aiuto all’imprenditoria, di fatto aiuta chi gestisce l’alpeggio, ma non riconosce nulla a chi ha investito in queste proprietà essenziali ed estremamente delicate nell’equilibrio ecologico della Valle d’Aosta. Probabilmente, l’interesse dei nostri politici, che siano di destra o di sinistra, sono altri. Quindi, non interessa a nessuno che il territorio valdostano, pur costoso da mantenere, sia lasciato all’abbandono».

Un modo per aiutare i proprietari d’alpeggi valdostani ci sarebbe: si chiama Piano di sviluppo rurale la cui stesura per il prossimo periodo 2024-2030 è in atto.

«L’attuale Psr - conclude Bernard Clos - non prevede alcun aiuto per i proprietari. A Bruxelles non interessa occuparsene, ma la Regione, se volesse, potrebbe rifinanziare attraverso le leggi regionali specifiche alcuni aiuti, perché il mantenimento del territorio in alpeggio è vitale ma anche molto oneroso. E di tutto questo noi proprietari siamo molto preoccupati!».

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