Benonino Gerbore: scultore, mobiliere, politico e curioso con una laurea a New York
Nel vasto e soleggiato pianoro di Sarriod di Saint-Nicolas ad incrociare la strada che saliva agli ampi pascoli di Vetan era un lunedì quel 15 settembre del 1941 quando Berta Thomasset partorì il suo sesto figlio, al quale venne assegnato il nome di Benonino. E’ questo l’inizio della storia di Benoni Gerbore, nato dopo Nelly del 1932, Onorato del 1934, Marziano del 1935, Mario del1937 e Gastone del 1938 e prima di Anna Maria, che verrà a mondo nel 1945.
Il papà Pietro Francesco Gerbore - classe 1905 - era contadino e muratore, originario come la mamma Berta, di quattro anni più giovane, proprio di Sarriod, da dove la famiglia si trasferiva alcune settimane all’anno più in basso a Lyveroulaz. I due grandi villaggi di Sarriod, Grand e Petit, erano allora un mondo molto popolato, con la scuola fino alla quinta elementare a Grand Sarriod e una comunità unita da stretti vincoli di parentela. «Ho avuto un' infanzia ma soprattutto una gioventù difficile: la nostra mamma - ricorda Benoni Gerbore - si è ammalata presto e purtroppo è venuta a mancare nel 1951. Papà Pietro per potere pagare le cure ospedaliere per la mamma ipotecò tutto quello che aveva, in un momento già di grande difficoltà economica e pertanto anche noi bambini dovevamo dare una mano. Fu così che dopo le cinque classi a Grand Sarriod frequentai la sesta a Saint- Pierre ma poi mio padre mi spiegò che non aveva la possibilità di mandarmi ad Aosta per proseguire gli studi all’Avviamento e quindi il mio percorso scolastico si interruppe, anzi nell’estate del 1952 raggiunsi mio fratello Mario a Valnontey di Cogne, per lavorare da Efisio Perret che teneva cinque mucche per garantire il latte e soprattutto la fiocca al ristorante della sua famiglia.»
«Così tutti noi fratelli - rammenta Benoni Gerbore - lavoravamo sempre, compreso il sabato e la domenica, per aiutare nostro padre, facendo qualsiasi cosa capitasse. Qualcosa tenevamo per noi ma la maggior parte del salario andava per pagare i debiti di famiglia e nel giro di pochi anni papà Pietro ha potuto saldare tutti i creditori e anzi ha acquistato pure una casa a Fossaz che, insieme con noi figli, ha ristrutturato.”
A Benonino però è riservata una parentesi, che segna per sempre la sua vita. A Saint-Nicolas, prima a Vens e poi a Fossaz, è organizzata la scuola di scultura e lui si iscrive per tre anni, dal 1957 al 1959, sotto la guida dell’insegnante Gino Thomasset. «Al mattino ci applicavamo con il disegno e il pomeriggio era dedicato alla parte pratica. Ho dei ricordi bellissimi di quei giorni, insieme a tanti amici, come Mario Lale Murix e Leopoldo Armand. Il mio primo banco personale alla Foire de Saint Ours risale proprio al 1957, mi piaceva tantissimo il bassorilievo, perché mi obbligava in pochi centimetri di spessore a stabilire una prospettiva, come fosse una fotografia.»
Nel 1963, con lo scaglione del 1942, Benonino Gerbore venne richiamato e inviato come alpino nella Brigata Cadore nella zona di Longarone appena dopo la tragedia del Vajont.
«Un’esperienza terribile, a raccogliere i morti in mezzo al fango. Così quando sono tornato dopo quindici mesi avevo voglia di partire e sono andato in Svizzera dove già lavorava mio fratello Marziano. Prima mi sono occupato del montaggio delle funivie, poi ho trovato un impiego in una falegnameria, un lavoro che mi piaceva e che mi ha insegnato molto, perché potevo disegnare e progettare dei mobili che costruivo.»
Benoni Gerbore da autodidatta continua quindi a studiare e soprattutto a disegnare, rientrando in Valle nel 1967 e venendo subito assunto nella falegnameria di Cerellaz di Avise dei fratelli Franco e Osvaldo Milliery, all’epoca rinomati produttori di mobili per la casa. «Nel 1968 mi sono sposato con Danielle Pesenti e due mesi dopo ho aperto a Fossaz un’attività assieme a mio fratello Mario e a due amici, Dante Gerbore e Renzo Blanc, poi spostata nel 1974 sempre a Fossaz ma fuori dal vecchio villaggio, vicino alla mia casa che ho ultimato nel 1978. Eravamo allora in tanti bravi artigiani a Saint-Nicolas e ho avuto la fortuna di ottenere un ordine importante per numerosi appartamenti in nuovi condomini a Courmayeur, che l’impresa aveva venduto arredati. E’ stato quello il vero inizio della mia attività, con sempre un’attenzione particolare al disegno e alla progettazione, utilizzando quella prospettiva che consentiva ai clienti di comprendere facilmente come i mobili si sarebbero inseriti nelle stanze, a cominciare dalla cucina.»
L'attività in proprio come produttore di mobili e come appassionato scultore del legno offrì a Benoni la possibilità di dialogo e di confronto con i colleghi del settore, non solamente in circostanze ufficiali come la Foire de Saint Ours ma soprattutto nelle diverse istanze della categoria. «Faccio una premessa: complice il fatto di non avere potuto completare il normale ciclo di studi ed essendo un curioso, inteso come voglia di conoscere e di approfondire, oltre alla mia attività ho iniziato a seguire ed occuparmi di altro. Sono state esperienze che mi hanno arricchito moltissimo la mente, perché l'uomo secondo me non deve solo vivere di denaro, l'uomo vive se può sviluppare la propria mente, questa è la vita! Erano gli anni nei quali la mia attività di mobiliere e di scultore andava piuttosto bene, con clienti valdostani chiaramente, ma anche provenienti da Roma, da Parigi, dal Belgio, dalla Svizzera e pure dal lontano Giappone. Tutto questo mi dava la possibilità di ampliare le conoscenze e il sapere, oltre il contesto professionale. Erano i tempi della stretta collaborazione con l'allora Ente regionale per l'Artigianato, l’EVART, ed ho iniziato a seguire ancora di più le vicende del mio settore perché avevo il progetto di fare dell'artigianato una perla perché - con le idee e le nostre tradizioni - si poteva, anzi si doveva, creare qualcosa di diverso tanto che sono ancora fermamente convinto che l'artigianato abbia un valore se c'è la differenza. L'artigianato si basa appunto sulla capacità di fare la differenza.»
Da questa passione professionale che è anche la passione di una vita, abbinata all'amore per la storia e le tradizioni della Valle d'Aosta, Benonino Gerbore diventa presidente del nuovo dell'IVAT, l’Institut Valdôtain de l'Artisanat de Tradition, che rimpiazza l'EVART. «Ho avuto il privilegio di gestire l’IVAT per oltre vent'anni, creando sette punti vendita sparsi su tutto il territorio della Valle d’Aosta. Soddisfazioni tante, come anche sofferenze perché esistevano delle potenzialità e delle possibilità enormi di sviluppo, ma purtroppo si doveva inevitabilmente, come sempre capita, arrivare a dei compromessi ai quali per carattere non sono così propenso. Tra le più belle soddisfazioni ricordo come con il direttore Valentino Lexert e la stretta collaborazione di Roberto Vallet fossimo riusciti a creare un corso di formazione speciale in Valle d'Aosta, riconosciuto a livello europeo e destinato ai nostri giovani. Su nove partecipanti al primo biennio di corso ben cinque aprirono una propria attività.»
Questa passione professionale, porta a Benonino Gerbore un importante e prestigioso riconoscimento. «Ho ricevuto la laurea ad honorem in architettura a New York nel 1991. Un riconoscimento che ho voluto condividere con coloro che con me, in tanti anni hanno lavorato per fare crescere e sviluppare un settore che ieri come oggi è fondamentale per l'economia della nostra regione.»
Per Benoni Gerbore, l'avere raggiunto dei prestigiosi obiettivi professionali, non basta. Saint-Nicolas, il suo paese, la radici, la storia, gli ideali creano in lui il desiderio di occuparsi della cosa pubblica. «Ho avuto sempre la passione per la politica e per l'amministrazione. Così, nel 1970, allora giovane e rampante sono diventato sindaco di Saint-Nicolas, per un mandato. Avevo fin da subito lanciato delle idee un po' stravaganti, tanto che ben poco di quello che proposi si concretizzò. Potrei citare l'esempio della realizzazione di un acquedotto intercomunale di primo livello con la possibilità di produrre l'energia elettrica, ma in consiglio mi dissero che leggevo troppa fantascienza... Comunque ho avuto le mie soddisfazioni come sindaco e pure come presidente della Comunità montana Grand-Paradis dal 1975 al 1980, tra le quali metto in cima, visto che sono di Saint-Nicolas, la realizzazione della prima area pic nic della Valle d’Aosta, inaugurata nel 1978 al Bois de la Tour. Una novità assoluta per l’epoca seguita da molte altre, evidentemente non era tutto sbagliato quello che pensavo. Presentai quel primo progetto in veste di presidente della Comunità montana e lo realizzammo grazie al compianto Albert Cerise, allora dirigente dell’Assessorato dell’Agricoltura e Risorse naturali, con fondi regionali e del Comune di Saint-Nicolas senza passare per la Comunità montana.»
L'attività politica di Benoni Gerbore ha da sempre un filo conduttore, quello della sua appartenenza all'Union Valdôtaine. «Sono praticamente nato nell'Union Valdôtaine e anche mio papà Pietro era un unionista della prima ora. Probabilmente il fatto di avere lavorato da giovane lontano dalla Valle d’Aosta ha contribuito a creare in me un forte legame per la nostra terra. Ho avuto la fortuna di entrare nell'Union nel momento particolare in cui abbiamo impresso, durante le riunioni di Saint-Christophe, insieme a Alexis Bétemps e Joseph Cérar Perrin, una svolta al mouvement, riuscendo a convincere Mario Andrione a diventare presidente dell'Union Valdôtaine prima e poi della Giunta. Era il marzo del 1973 e allora l'Union era veramente messa male, solo quattro consiglieri regionali, per non parlare della situazione debitoria. Non ci perdemmo d'animo e piano piano siamo riusciti a risalire. Avevamo figure di grande spessore politico, tra le quali quella di Severino Caveri che, va detto, non vedeva di buon occhio noi giovani e ricordo ancora gli interminabili confronti su temi sempre importanti. Ho imparato tanto da Mario Andrione, aveva il dono della sintesi, riassumeva in tre minuti quello che altri non riuscivano a dire in mezz'ora.»
I ricordi di Benonino Gerbore toccano le personalità conosciute nel tempo: dall'allora presidente della Repubblica Giovanni Leone in visita ufficiale in Valle d'Aosta il 24 e 25 febbraio del 1973 in occasione del conferimento della Medaglia d'oro al Valor militare per attività partigiana concessa alla Valle d'Aosta, fino a papa Giovanni Paolo II, durante la sua prima visita ufficiale nel 1986 e in seguito nei soggiorni estivi a Les Combes di Introd, oppure nel 2003 in Vaticano quando la Valle d'Aosta fece dono al Santo Padre dell'albero di Natale per piazza San Pietro.
«Le mie giornate - evidenzia Benoni Gerbore - sono ora molto limitate, dopo una serie di problemi di salute dai quale, grazie al cielo, sono uscito bene. Comunque devo fare attenzione a non stancarmi. Leggo molto, seguo le vicende vicine così come le agitate cronache del mondo.» Dal 1992 convive con Luigia Pintus ed è padre di Ivan del 1969 (papà di Cédric) e Liana del 1972. Un augurio però alla sua Valle d'Aosta, al futuro, alle sfide che la attendono, Benonino Gerbore tiene a farlo: «Auguro per la mia Valle d'Aosta che da un punto di vista politico, si possa finalmente ricompattare il fronte autonomista mettendo assieme tutti quelli che vogliono bene alla nostra terra. Ho fatto parte del Comité éxécutif fino al 1993 e ho avuto l'onore di presiedere nel 1976 la prima assemblea dell’allora réunification e spero che, anche questa volta, si vada in questa auspicata direzione. Il mio auspicio è che si lascino da parte i rancori perché sono la debolezza dell'uomo. Che la gente parli chiaro, che si dica sempre la verità perché sappiamo che prima o poi viene sempre a galla. Ma una volta finita la discussione si vada a bere un bicchiere insieme, stringendosi la mano e lasciando tutto alle spalle.»