Battista Volget, una vita trascorsa con il sorriso e la passione per le batailles, lo tsan e il canto
Battista Volget aveva settantasei anni ma nello spirito era sempre un ragazzino. Gli piaceva fare festa, ridere e scherzare. E non stava mai con le mani in mano. Così martedì scorso, 30 gennaio, è uscito di casa per andare a tagliare la legna. Non è più rientrato: una caduta gli è stata fatale e lo ha strappato all’affetto delle tante persone che gli volevano bene e della sua grande famiglia. I suoi funerali sono stati celebrati nel pomeriggio di ieri, venerdì 2 febbraio, nella chiesa parrocchiale di Brissogne, il paese dove è sempre vissuto anche se la carta d’identità - come luogo di nascita - indicava Quart, perché nel 1941 il territorio di Brissogne, Saint-Marcel e di Quart era unito in un unico Comune.
Battista Volget aveva visto la luce il 18 novembre del 1941, secondo di dieci fratelli. Un anno prima era nata Giulia, poi Domenico nel 1950, Dorina nel 1952, Renato nel 1955, Enrico nel 1956 e Beniamino nel 1958. Un altro bimbo era mancato a soli sei mesi di vita, nel 1953. Renata - del 1945 - si è spenta nel 2007 mentre Giampiero, nato nel 1948, è morto di infarto nel 1973 all'età di soli venticinque anni.
I suoi genitori erano Ottilia Rosset - scomparsa nel mese di dicembre del 2015 - e Maurizio Volget, uno dei fondatori dell’Association Régionale Batailles de Reines. Una famiglia numerosissima e di altri tempi quella di Maurizio Volget e Ottilia Rosset, che subito dopo il matrimonio gestirono per un paio di anni il bar con annesso ristorante e negozio di alimentari a Neyran. Poi la cascina a Les Iles, finché negli anni Sessanta Maurizio si avventurò nella costruzione della nuova grande cascina - sempre a Les Iles - che divenne il punto di riferimento di tutta la famiglia, che intanto si arricchiva di nipoti e pronipoti, che si divertivano a rincorrere le galline e ad osservare le mucche e che correvano nei grandi spazi aperti.
La vita di Battista era in mezzo alla natura e agli animali: fin da piccolo cominciò a passare le estati in alpeggio. Era un bambino, faceva il “cit”, ma - più grande dei suoi fratellini - doveva anche essere il responsabile. Così sviluppò un carattere capace di mettere d’accordo tutti, anche gli “arpian” più spigolosi. Imparò il mestiere di casaro, che praticò per tutta la vita.
Era un grande appassionato di batailles de reines - negli anni Settanta era stato delegato del comité di Brissogne in seno all’associazione regionale - e non mancava mai alle eliminatorie della domenica, che rallegrava con le sue risate e i suoi canti. Sì, perché Battista Volget non perdeva occasione per cantare, un amore che ha trasmesso ai suoi famigliari e in particolare al figlio Patrick, che è membro del Coro Verrès. Battista era stato componente del coro di Brissogne diretto dalla compianta maestra Alearda Pettena.
La sua terza grande passione era lo tsan. Da giovane aveva giocato a lungo nella squadra del Brissogne, vincendo pure lo scudetto di Serie A. Adesso seguiva i ragazzini del Brisma Juniores, che lo adoravano. Le tante persone che gli hanno portato un ultimo omaggio nella camera mortuaria del cimitero di Aosta, non hanno potuto fare a meno di sorridere guardando la bella foto che i famigliari avevano messo accanto alla bara: i ragazzini del Brisma che portavano Battista in trionfo, tenendolo in braccio in tre, mentre lui sorrideva felice, così come ha fatto per tutta la vita. Ieri, venerdì, dopo i funerali, la famiglia Volget ha invitato tutti all’Agriturismo La Famille per ricordarlo con qualche canto e un bicchiere di vino, proprio come avrebbe voluto lui.
Battista Volget lascia i fratelli Domenico, Renato, Enrico e Beniamino, le sorelle Giulia e Dorina, la moglie Irma Perruch (con cui si era sposato il 3 marzo del 1973), i figli Jessica e Patrick, la nuora Elisa Bonin e gli adorati nipotini Marisol e Federico.