Ayas si mobilita: raccolta di fondi per aiutare il padre di un giovane soldato ucraino morto a Mariupol
La grave perdita del figlio Vitaly, morto in guerra in Ucraina a soli 24 anni giovedì 24 marzo scorso, che ha colpito Anatoliy Bondaruk, ha toccato il cuore degli Ayassini, che lo conoscono da circa 16 anni, da quando ha iniziato a vivere per lunghi periodi di lavoro stagionale a Champoluc, facendosi apprezzare per le sue doti umane e professionali. Lo stupore e il dolore per una scomparsa così improvvisa e innaturale hanno portato anche a una raccolta fondi per la famiglia del giovane soldato, che vive tuttora in Ucraina a Dolyna, ovvero per la moglie Anna e i figli Max di 5 anni e Alicia di un anno e mezzo, che Vitaly non ha potuto nemmeno conoscere perché impegnato nella guerra a Donetsk. In meno di 2 settimane sono stati raccolti 8.555 euro ed è ancora possibile contribuire portando la propria busta al supermercato Crai di Champoluc, dove Anatoliy lavora dal 2006 e dove è rientrato ieri, venerdì. I colleghi di Anatoliy hanno rinunciato alle mance di tutta la stagione invernale per donarle a lui, per cui solo da parte loro c’erano già più di 3mila euro.
Vitaly Bondaruk, nato l’11 novembre 1997 a Dolyna, nell’ovest dell’Ucraina, dopo la scuola, a 14 anni è entrato all’Accademia di Leopoli, dove ha frequentato 3 anni di liceo e 4 di formazione militare. Diplomatosi a 22 anni, ha iniziato a lavorare in caserma a Odessa a 800 chilometri da casa.
«Pensavamo di incontrarci il 12 febbraio a Dolyna, perché mio figlio doveva tornare per un periodo in famiglia», ricorda il padre Anatoliy, che non andava più in Ucraina dal 2020 per via della pandemia. «In realtà, né io né mia moglie Maria Dudena lo abbiamo potuto rivedere perché è stato trattenuto per ragioni che abbiamo capito solo in seguito e, dopo essere stati per una settimana con nuora e nipotini, il 20 febbraio siamo rientrati in Italia, per poi apprendere dai telegiornali che il 24 febbraio all’alba i russi avevano iniziato a bombardare. - racconta - Abbiamo chiamato subito Vitaly per averne conferma, ma ha potuto richiamarci solo 2 giorni dopo perché era in prima linea a Mariupol, vicino al Mar Nero, dove è rimasto per un mese, fino al 24 marzo. Ci sentivamo via messaggio 3 volte al giorno. Così è stato fino alla mattina del giorno dello scontro con un drappello di soldati russi. Ha risposto al mio messaggio che stava bene. Purtroppo però, verso le 13, mi hanno chiamato per dirmi che gli avevano sparato, insieme ad altri 4 soldati ucraini con i quali stava facendo consegne con un camioncino, prima alle gambe per immobilizzarlo, poi 3 colpi alla testa, ucciso come un animale».
Dopo aver appreso la tragica notizia, sono andate in macchina fino in Polonia, e da lì con un amico fino all’Ucraina, la moglie di Anatoliy e la figlia di 22 anni Snizhana, che vivono e lavorano a Cesena, per recuperare il corpo e celebrare il funerale, domenica 27 marzo a Dolyna. Anatoliy non ha potuto, perché, rientrando nel suo Paese, non avrebbe più potuto uscirne: solo le donne, i bambini e gli anziani possono farlo. E ha vissuto questi giorni, che hanno così tanto avvicinato nei sentimenti Dolyna e Ayas, nella casa di Cesena.