Ayas, forum sulla sicurezza in montagna

Ayas, forum sulla sicurezza in montagna
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«La neve è l’elemento naturale più empirico, imprevedibile e affascinante che ci sia. Sui terreni innevati, non bonificati, come avviene invece per le piste da sci, bisogna avere l’istinto e la prudenza del camoscio, perché il pericolo più insidioso in montagna è la valanga, che può cogliere di sorpresa anche i più esperti, talvolta anche quando c’è poca neve». Cosi si è espresso Rudy Perronet, guida alpina della società di Ayas, istruttore nazionale delle guide alpine e tecnico di elisoccorso del soccorso alpino valdostano, intervenuto al Forum dedicato alla sicurezza in montagna, curato da Fondazione Montagna Sicura (FMS) e promosso dal Comune di Ayas, che si è tenuto nella serata di sabato scorso, 4 dicembre, all’Auditorium di Monterosa Spa di Champoluc. E’ stato il primo di una serie di incontri dedicati alla formazione, fortemente voluti da Corinne Favre, neo assessore comunale al Turismo, a beneficio di turisti e residenti.

Rudy Perronet, insieme al collega Patrick Poletto e con il coordinamento di Guido Giardini, ha ideato Vr-Avalanche, un primo esperimento di come si può utilizzare la tecnologia innovativa della realtà immersiva per lanciare un messaggio legato alla resilienza del vivere in montagna e con una duplice finalità, informativa e formativa. Il progetto prevede 30 interventi, metà dei quali nelle scuole superiori e metà in località turistiche della Valle d’Aosta.

Perché ideare un videogioco per imparare a soccorrere un amico sotto la valanga? «Se è questo il più tragico e diffuso incidente che possa accadere, bisogna allenarsi a essere efficaci e tempestivi» spiega Rudy Perronet. «Poiché il soccorso organizzato, l’elicottero, è difficile che arrivi prima di 15 minuti, occorre saper trovare ed estrarre dalla neve il proprio compagno, liberargli il viso in modo che possa respirare e provare a rianimarlo con massaggio cardio-polmonare».

«Più passano i minuti e la vittima resta sotto, più aumenta il rischio letale» precisa Guido Giardini. «Se la temperatura del corpo scende sotto i 35 gradi iniziano i brividi, sotto i 31 gradi le aritmie cardiache. Se soccorse entro i primi 15 minuti, in oltre il 90 per cento dei casi le vittime di valanga resta in vita, dal diciottesimo minuto la percentuale scende vertiginosamente, fino ad arrivare al 30 per cento. Sono 3 i possibili rischi - il trauma, l’asfissia, l’ipotermia dopo mezz’ora - aggravati dalla durata e profondità del seppellimento, dalle caratteristiche della neve e da circostanze casuali quali la formazione di una piccola tasca d’aria davanti alla bocca».

Oltre a conoscere le tecniche di ricerca ed estrazione, è fondamentale la preparazione dell’escursione, consultando il giorno prima il bollettino realizzato dagli esperti dell’ufficio valanghe e verificando l’attrezzatura, e in particolare il trittico Artva, pala, sonda e lo zaino Abs che consente di rimanere «a galla» nella valanga, con la consapevolezza che l’unica persona che può salvare la vita in caso di valanga è il compagno rimasto illeso. «Vento e peso sono i più grandi nemici dei pendii» conclude Rudy Perronet. «Il primo ha un’azione negativa sulla neve, che se non è più coesa si può rompere anche con bassissimi sovraccarichi, e può creare accumuli inattesi. Ben 9 volte su 10 le valanghe che coinvolgono gli escursionisti sono staccate dagli stessi coinvolti dall’incidente. Anche il mattino dell’escursione di sci alpinismo occorre recepire e condividere ulteriori informazioni sui vari strati di neve e sviluppare una sorta di sensibilità nell’individuare valanghe spontanee o eventuali tracce di altri sciatori».

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