Autonomisti, la riforma della legge elettorale strizza l’occhio alla réunion

Autonomisti, la riforma della legge elettorale strizza l’occhio alla réunion
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La ricerca di stabilità e l’intenzione di ricomporre una coalizione di forze autonomiste sono i pilastri della riforma della legge elettorale numero 3 del 12 gennaio 1993. C’è anche una ricerca, una statistica, uno sguardo a quello che accade nelle altre regioni: la proposta di legge regionale, la numero 115, porta i nomi di Aurelio Marguerettaz, Renzo Testolin, Roberto Barmasse, Luciano Caveri, Davide Sapinet, Luigi Bertschy, Albert Chatrian, Erik Lavevaz, Roberto Rosaire, Corrado Jordan e Giulio Grosjacques. C’erano tutti, mercoledì 19 luglio a Palazzo regionale, per la presentazione ai giornalisti, non solo della modifica alla legge, ma soprattutto degli intenti per una “réunion”. «La nostra proposta deve essere uno strumento per trovare un punto d'incontro, di equilibrio, di compromesso per elaborare la miglior legge elettorale, dato che quella perfetta non esiste. - ha spiegato Albert Chatrian - Prima di tutto proponiamo l’elezione diretta del Presidente, per rafforzare la governabilità». Si fanno quindi i conti con i rischi dell’instabilità politica e si guarda già alle prossime elezioni, per creare condizioni migliori. Se ne parlerà ancora nei congressi autunnali dei singoli movimenti, Union Valdôtaine e Alliance Valdôtaine - Vallée d’Aoste Unie - Mouv’, e, se tutto procede come nelle intenzioni dei proponenti, ci sarà un congresso unitario prima della fine dell’anno.

La scelta del presidente

In un panorama in cui la maggior parte delle regioni italiane sceglie direttamente il proprio presidente, ma non gli conferisce tutti gli incarichi che ha invece in Valle d’Aosta, secondo la proposta autonomista dovrebbe essere l’elettore a scegliere il nome, indicando una rosa di 3. «Vogliamo dare all'elettore un ruolo effettivo e non di ratificatore. - ha sottolineato Aurelio Marguerettaz - Noi movimenti autonomisti ci presenteremo alle prossime elezioni come coalizione e riteniamo che il criterio più trasparente sia che il partito con più voti indicherà il presidente, scegliendo chi avrà ottenuto più voti nella lista. Se il presidente, per motivi suoi, decidesse di partire, andare per esempio all’estero o se non fosse più in sé, il ruolo passerebbe al secondo più votato, senza dover rimettere in discussione il Consiglio». Le 3 preferenze servirebbero a garantire la parità, sempre tenendo conto di chi vorrà candidarsi: 2 nomi saranno di un genere e il terzo del genere opposto, la legge propone di alzare la rappresentanza di genere nelle liste dal 35 per cento al 45 per cento (e fino ad un massimo del 60 per cento). Nel caso di espressione di più preferenze, i candidati dovranno essere 2 di genere diverso, pena l'annullamento della seconda preferenza, oppure, con 3 preferenze, almeno una delle tre deve essere destinata a un candidato appartenente al genere meno rappresentato (pena l'annullamento della seconda e della terza preferenza).

I seggi

Alla luce delle ultime elezioni, e delle molte discussioni successive, Erik Lavevaz ha ipotizzato delle simulazioni, per giungere alla soluzione che, secondo i proponenti, offre più stabilità. «Come nella legge numero 3 del 1993 - ha spiegato Eik Lavevaz - l’assegnazione dei seggi sarà con almeno 2 consiglieri eletti: questo è fondamentale per evitare la polverizzazione dei gruppi consiliari. I premi di maggioranza avranno 2 soglie perché la prima, 40 per cento dei voti per 20 seggi, obbliga i movimenti a presentarsi in coalizione, e poi tendere a 45 per cento per 22 seggi. Anche le liste della coalizione concorrono al risultato e i voti di chi non raggiunge un seggio valgono comunque per la coalizione».

La soglia minima perché la lista possa partecipare alla ripartizione dei seggi rimane, in ogni caso, il doppio del quoziente naturale. Viene inoltre aggiunto un comma all'articolo 4bis della legge regionale vigente, in cui si stabilisce che il programma elettorale impegna la responsabilità politica dei sottoscrittori, per rimarcare il vincolo giuridico-politico che discende dalla presentazione di un programma elettorale comune, oltre ad introdurre l'obbligo di indicare nel programma elettorale, a pena di esclusione, i criteri che la lista o il gruppo di liste considera rilevanti al fine della scelta del Presidente della Regione dopo lo svolgimento delle elezioni.

«La legge elettorale dipende anche dalla proposta del centro destra - hanno sottolineato Aurelio Marguerettaz, Renzo Testolin, Albert Chatrian ed Erik Lavevaz - per presentare poi un documento di sintesi. Ma la legge elettorale va fatta entro fine anno». «Legge elettorale era una delle priorità del nostro programma. - ha aggiunto il presidente della Regione Renzo Testolin - I principi sono governabilità, democrazia nelle scelte, concretezza nelle scelte presentate, rispetto generale sia per la definizione del genere dei candidati sia per gli elettori che possano scegliere il loro riferimento nel governo regionale».

Dall’aula al referendum

«Questa legge si vota a maggioranza. - ha evidenziato Aurelio Marguerettaz - Se la legge non è approvata a maggioranza qualificata di 24 consiglieri, bastano 7 consiglieri per chiedere il referendum. In alternativa, c’è una raccolta di firme da parte della popolazione per sottoporre la legge a referendum. La maggioranza qualificata ha conseguenze non sull’approvazione della legge ma sul referendum».

Una volta modificata la legge elettorale, la coalizione passerà ad esaminare le altre normative interessate, che riguardino ad esempio l’incompatibilità, l’ineleggibilità o la composizione della Giunta regionale.

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