Attenzione ai cambiamenti climatici e al monitoraggio del territorio Bruno Bassano è il nuovo direttore del Parco del Gran Paradiso
L’Ente Parco Gran Paradiso ha un nuovo direttore. È Bruno Bassano, classe 1958, ispettore sanitario e responsabile del Servizio biodiversità e ricerca scientifica dell’Ente. Il decreto della sua nomina è stato firmato nelle settimane scorse dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.
Bruno Bassano, il cui mandato durerà cinque anni, da pochi giorni si trova quindi a dirigere l’Ente Parco a stretto contatto con i colleghi di sempre, da quando nel 1999 è entrato fare parte della struttura.
«Innanzitutto devo ammettere - riferisce Bruno Bassano - che non sono ancora entrato molto nel ruolo, che comunque già in qualche modo mi impressiona. Forse perché è stata una novità inattesa. Ora devo affrontare una nuova prova, dal momento che ho raccolto negli anni una serie di idee che si sarebbero potute sviluppare e che adesso, in teoria, forse potranno essere messe in atto. Ciò non significa che io abbia intenzione di fare chissà quali cambiamenti, stravolgimenti. Nel senso che anche il mio ruolo può essere definito di “transizione”, visto che non manca molto alla mia pensione, tra un paio di anni. Quindi il mio non potrà essere un mandato di rivoluzione del sistema. La questione principale riguarda l’organico, considerata l’emorragia del personale che verifico nella sorveglianza. Ovvio poi che cambiando il ruolo il rapporto con i dipendenti dell’Ente è tutto da ripensare, sono consapevole che occorre muoversi con cautela. Ho lavorato sempre a stretto contatto con gli stessi collaboratori che adesso devo dirigere. Questa, se vogliamo, è un po’ un’anomalia. Devo tenere conto anche di questo e del ruolo di ognuno di loro. Pur non essendo stato mai addestrato alla gestione del personale, ho però il vantaggio di conoscere le capacità di ognuno».
Sono molti i progetti avviati ai quali Bruno Bassano tiene particolarmente. Una domanda allora è d’obbligo al neo direttore dell’Ente Parco: quale sarà il futuro della ricerca e del monitoraggio nell’area protetta?
«Io vorrei fare in modo – risponde Bruno Bassano – che questa attività di monitoraggio e di interazione con la ricerca diventasse ancora più strutturale. E’ la peculiarità che rende unici e particolari i nostri operatori. E credo che questo sia anche l’unico tentativo che possiamo fare di resistere come corpo autonomo che è fondamentale per tutta la struttura. Non è quindi il singolo progetto che conta, però ammetto che ho molto a cuore il grande capitolo dei cambiamenti climatici, quindi i censimenti della fauna selvatica relazionati con le trasformazioni climatiche che sono davvero fondamentali per noi e per l’intero continente. Ecco, questo è un progetto che vorrei non si fermasse. È importante riuscire a continuare a dare il nostro apporto, cercando di portare in questa direzione sempre di più anche gli agenti del corpo di sorveglianza che non devono essere pensati solo come “poliziotti del territorio”, perché in questo modo sarebbero sostituiti subito da altre figure che già fanno quello di mestiere, come sta succedendo in tutta Italia, vedi per esempio i carabinieri-forestali».
Nel 2022 il Parco compirà cento anni. Un traguardo importante da festeggiare. Cento anni di protezione non sono così comuni. Vi è una serie di iniziative che culmineranno con una giornata a Roma.
«Sarà un po’ come festeggiare i cento anni di tutti i parchi italiani. Sarà - dice ancora Bruno Bassano - il nostro centenario. Ed è un momento, io credo, di occasione per una revisione critica di quanto è stato fatto e di quanto si potrà fare per progettare un nuovo percorso o mantenere quello attuale. In ogni caso sarà l’occasione per fare un’osservazione e una valutazione critica del passato».