Aree protette, ricorre quest’anno il trentennale della costituzione delle riserve naturali
Sono 3 le valli - Cogne, Rhêmes, Savarenche - comprese dal 1922 nel Parco del Gran Paradiso, poi il Parco naturale Mont Avic creato nel 1989 e 10 riserve naturali sparse sul territorio valdostano, istituite tra il 1992 e il 1993 grazie alla legge regionale 30 del 30 luglio 1991, alcune più conosciute di altre, ma tutte caratterizzate da ambienti unici e caratteristici e che meritano particolare attenzione per l’elevato valore naturalistico rappresentato, in particolare maniera dalle zone umide e dalla torbiere.
Se questa è la situazione attuale delle aree protette in Valle d’Aosta, ricorre nel 2023 il trentennale della costituzione delle riserve naturali, che meritano di essere sempre più conosciute, nate con lo scopo di tutelare specie animali e vegetali molto spesso rare o in via di estinzione, i loro habitat e le formazioni geologiche e speleologiche di particolare valore storico, scientifico e culturale. Si tratta del Marais (compresa tra La Salle e Morgex), della Côte de Gargantua a Gressan, del Tsatelet - meglio conosciuta come “Quota BP” e situata tra Aosta e Saint-Christophe, di Les Iles a Brissogne, Nus e Saint-Marcel, del Lago Lolair di Arvier, del Lago Lozon a Verrayes vicino alla strada che conduce al colle San Pantaleone dove purtroppo ad aprile è divampato un incendio, del Lago di Villa a Challand-Saint-Anselme, di Holey - uno stagno di circa 3 ettari a Pont- Saint-Martin -, del Mont Mars a Fontainemore e infine, ultima in ordine di tempo, della riserva di Montagnayes, istituita nel 2013 su richiesta dell’Amministrazione comunale di Bionaz.
Da Stoccolma, tutto ebbe inizio
L’ambiente e la politica di conservazione delle aree protette furono oggetto di grandi discussioni già ai tempi della prima conferenza mondiale sull’ambiente tenutasi nel 1972 a Stoccolma in Svezia, alla quale fece seguito la seconda nel 1992 a Rio de Janeiro in Brasile. La Valle d’Aosta nel frattempo, nel 1991, aveva legiferato in proposito e pochi mesi dopo iniziò la creazione delle prime aree di tutela.
“In questi 3 decenni dall’istituzione delle riserve naturali - spiega Santa Tutino, responsabile della specifica struttura regionale - è cresciuta la consapevolezza non solo degli amministratori, ma anche dei residenti dell’importanza di questi ambienti e della biodiversità. È un esempio recente l’allargamento dei confini del Parco Mont Avic al territorio di Fénis, dopo la proposta di un comitato promotore. Questo significa che i valdostani si sono avvicinati sempre più al concetto di natura protetta evidentemente anche grazie alla consapevolezza dei cambiamenti climatici, che ci portano a considerare come sia estremamente importante salvaguardare gli ecosistemi, la natura e, quindi, le specie animali e vegetali.”
“Creare un’area protetta - sottolinea Santa Tutino - non significa istituire una zona dove esistono solo divieti e qualcosa di avulso dalla collettività, al contrario creare un’area protetta significa tutelare un patrimonio rivolto alle future generazioni. È una strada lunga, ma percorribile. Basti pensare ad esempio a tutti gli interventi effettuati nel comprensorio del Mont Mars a Fontainemore tramite anche ad un’apposita legge regionale. Grazie alla riserva naturale, la zona ha potuto beneficiare di fondi consistenti che da una parte hanno permesso la costruzione del Rifugio Barma e dall’altra parte di valorizzazione tutto quanto sta intorno alla riserva con la realizzazione di una struttura di accoglienza turistica e di un punto di ristoro. Credo che le aree protette debbano essere questo: tutela in primo luogo e pure creazione di opportunità per valorizzare il territorio secondo logiche di sostegno ben finalizzate.»