Arcolaio: da 15 anni un servizio a fianco delle donne della Cooperativa Indaco

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Il 25 novembre è la data che ricorda a tutti la necessità di contrastare la violenza di genere in ogni sua forma sia essa psicologica. Sul territorio valdostano opera da 15 anni il servizio Arcolaio che è attivo 365 giorni all'anno 24 ore su 24 che accoglie, sostiene e accompagna le vittime di violenza e i loro figli minori. Si tratta di una struttura di prima accoglienza, gestita dalla Cooperativa sociale Indaco in convenzione con l’Assessorato regionale della Sanità, Salute e Politiche sociali, per accogliere e sostenere le donne sole o con figli minori, maltrattate e in situazione di emergenza notturna. Il servizio garantisce un supporto adeguato, in tempi rapidi, in qualsiasi momento, a donne sole o con figli minori, maltrattate che si trovano in condizioni di non autonomia. L'accesso avviene attraverso la segnalazione da parte della rete di referenti che si trova sul territorio e alla quale le donne vittime di maltrattamento possono rivolgersi, come per esempio i Servizi sociali, il Pronto Soccorso, la Questura, i Carabinieri, la Polizia Locale e il Centro Donne contro la violenza. Dopo una prima accoglienza in emergenza, viene offerto un percorso di sostegno all'autonomia, di orientamento, di eventuale ricerca del lavoro e di sostegno emotivo in sinergia con la rete dei servizi. Grazie alla collaborazione con il Centro Donne contro la violenza è inoltre possibile attivare lo Sportello Psicologico con l’eventuale consulenza di avvocati. La presa in carico si rivolge anche ai minori eventualmente accolti insieme alla madre. Una finalità indiretta di Arcolaio consiste nel perseguire e costruire una rete forte di collaborazione tra referenti istituzionali nel contrasto al fenomeno della violenza di genere, sensibilizzando il contesto territoriale in un'ottica di prevenzione culturale che va ad agire all'origine delle situazioni di disagio. Molti sono stati, infatti, negli anni i progetti di sensibilizzazione ed educazione portati in particolare nelle scuole. Qui di seguito le parole di Marta - un nome di fantasia di una donna che ha vissuto in Arcolaio -: «Per me questo servizio è stato un aiuto concreto per poter uscire dalla violenza che subivo da anni da parte di mio marito. Mi sento fortunata ad aver trovato delle persone che hanno creduto in me e che mi hanno aiutato a ritrovare la fiducia in me stessa. Ciò che mi ha aiutata tanto è stata la relazione instaurata con le operatrici del servizio, non mi sono mai sentita sola e sono riuscita ad affrontare le mie paure e le mie preoccupazioni. Ricordo che i primi giorni in Arcolaio mi chiudevo in camera e piangevo, la notte avevo gli incubi nei quali ricorrevano le botte e le minacce di mio marito. Ero spaventata e preoccupata per i miei figli. La permanenza nella struttura mi faceva sentire al sicuro. Mi sentivo capita e sono così riuscita a raccontare ciò che da anni mi tenevo dentro. Penso che le donne devono essere aiutate a prendere consapevolezza della gravità di quello che subiscono per poter trovare il coraggio di denunciare. Bisogna parlarne della violenza subita!». Dopo la testimonianza di Marta, ecco quella di un’operatrice che fa parte dell'équipe del servizio Arcolaio formata da professionalità differenti: operatori socio sanitari, educatrici, baby-sitter e una coordinatrice pedagogica. «Essere un'operatrice in Arcolaio vuol dire confrontarsi quotidianamente con la sofferenza di chi ha subito violenza e le gravi conseguenze fisiche e psicologiche. Bisogna essere in grado di accogliere e ascoltare senza giudizio, offrendo fiducia. Molte donne subiscono violenza e maltrattamento per così tanti anni che la violenza diventa per loro una condizione di quotidianità, faticano quasi a riconoscerla, temono di non essere credute, temono di essere lasciate sole. Spesso chiedono di essere ascoltate, informate sui servizi, sugli iter che dovranno affrontare se decidono di denunciare e chiedono di essere rassicurate sul fatto che i figli saranno al sicuro e non li perderanno. Chiedono di essere supportate nella gestione dei figli, spesso traumatizzati, vittime anche loro perché hanno visto la propria madre svalutata, insultata e picchiata. Le donne e i loro figli hanno bisogno di essere accompagnati a riscoprire e vivere momenti di piacevolezza e leggerezza, insieme, attraverso giochi e attività ludico-ricreative. Madri e figli chiedono e hanno bisogno di riprendere a vivere situazioni di normalità, relazioni sociali di cui sono stati privati da chi li ha maltrattati».

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