Architetti, con il superbonus si è moltiplicata la mole di lavoro Però i giovani neo laureati preferiscono andare all’estero
Gli architetti hanno la competenza per migliorare la qualità degli edifici non solo sotto il profilo tecnico-energetico, anche sotto quello estetico. Con gli ultimi provvedimenti adottati «L’obiettivo del Governo è la riqualificazione energetica e sismica per migliorare la qualità degli edifici e il loro comfort. Questa deve essere la straordinaria occasione per migliorare anche la loro qualità estetica e per generare il miglioramento dell’ambiente urbano e del paesaggio urbano. In Germania, in Gran Bretagna, in Svizzera, nei Paesi Bassi e in quelli scandinavi gli architetti contano nel dibattito politico, in Italia non è così». A denunciarlo è Luciano Bonetti, presidente uscente (nei giorni scorsi si sono tenute le elezioni per il rinnovo dei vertici, vedi articolo a destra) dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori VdA. «In moltissimi si sono resi conto in ritardo delle potenzialità del superbonus. Pur invitati da luglio 2020, la maggior parte dei condomini e dei residenti si è mossa con grave ritardo a partire dai mesi di febbraio e marzo 2021 a causa della farraginosa e contraddittoria normativa. Si sta creando una forte sovrapposizione di lavori, in un meccanismo organizzativo di grande complessità. È prevalente la riqualificazione energetica legata agli involucri e agli impianti termici ed energetici degli edifici. Quando si opera in edifici non abitati, è certamente più semplice intervenire anche sugli aspetti anti-sismici, demolendo e ricostruendo oppure intervenendo in modo comunque invasivo. Il tema è di estrema complessità tecnica, alla quale si aggiunge una procedura burocratica determinata dalla richiesta di una quantità immensa di documenti e relazioni, una situazione in cui il progettista potrebbe diventare il capro espiatorio di alcuni errori e non può quindi permettersi di sbagliare. La verifica dello stato legittimo del fabbricato e delle unità immobiliari, sotto il profilo urbanistico ed edilizio e le verifiche catastali costringono ad elevati approfondimenti e nella fattispecie numerosi edifici del periodo compreso tra gli anni Cinquanta e gli Ottanta del secolo scorso risultano non conformi. Le verifiche sulle prestazioni energetiche ante e post intervento sono un altro elemento di forte complessità tecnica. Le componenti enunciate sono un processo complesso, un lavoro intenso che richiede rilievi di dettaglio sugli edifici e analisi molto articolate e complesse. La presentazione della documentazione ad Enea con le asseverazioni obbliga alla stipula di una polizza ad hoc con un massimale di minimo 500 mila euro per il supporto alle eventuali verifiche non conformi alle si è passibili di ricorso nei successivi 8 anni».
E intanto si verifica un paradosso: malgrado la grande quantità di lavoro attivato i giovani architetti vanno all’estero, dove trovano migliori opportunità di crescita soprattutto economica, lasciando il nostro Paese con una grande carenza di personale e di professionalità. «Per poter essere pagati bisogna iniziare i lavori» commenta Luciano Bonetti. «Esiste un’esposizione enorme da parte dei progettisti che comporta il rimanere anche fino a 6 mesi senza compensi».
Un problema in evidenza di attualità è quello degli spazi ridotti realizzato dalla speculazione edilizia. «La pandemia ha fatto emergere le grandi carenze abitative italiane: abitazioni troppo piccole per poterci restare in modo prolungato, locali che senza gli spazi esterni risultano angusti, scuole abbandonate da 50 anni, senza innovazione, aule che - per offrire ai giovani le migliori condizioni per apprendere - dovrebbero essere da 70 metri quadrati, non da 50, e non solo in questo periodo di emergenza sanitaria. L’architettura dovrebbe riprendersi i suoi spazi e gli architetti devono poter incidere culturalmente. Con scuole più ampie, non avremmo dovuto chiuderle per il Covid. Si è data prevalenza all’aspetto economico penalizzando le strutture e relegando il benessere dei giovani e dei cittadini in secondo piano».
Sul fronte culturale, l’Ordine degli Architetti della Valle d’Aosta ha in essere diverse collaborazioni e realizza eventi formativi con fondazioni e associazioni; la pandemia ha moltiplicato le presenze online da tutto il territorio nazionale. Con la Fondazione Courmayeur, ad esempio, organizza ogni anno incontri di approfondimento sull’architettura alpina. Giovedì 20 maggio prossimo con l’architetto Enrico Scaramellini, nel contenitore culturale «Architetti e territori», è in programma un convegno che ne esplora i progetti sul territorio di Madesimo in Valtellina. Ogni anno un importante convegno tra fine ottobre e inizio novembre, «Alpi in divenire», esplora con l’importante contributo dei curatori Marco Mulazzani e Francesca Chiorino, redattori di «Casabella», opere di architetti che operano nelle Alpi. È nata una collaborazione con la Fondazione Emile Chanoux per un convegno dedicato ai valdostani che operano nell’ambito artistico e architettonico internazionale.
«Abbiamo fondato e collaboriamo inoltre con l’Associazione architetti dell’arco alpino, alla quale partecipano le province delle Alpi italiane - Torino, Cuneo, Vercelli, Sondrio, Trento, Bolzano, Belluno, Udine, Novara, Verbano-Cusio-Ossola - più la Valle d’Aosta con il comune obiettivo di fare ricerca architettonica e paesaggistica sulle Alpi: si sono analizzate aree non particolarmente frequentate dal turismo di massa, prive di impianti e strutture ricettive, trovando una grande similitudine tra territori e una comune esigenza di riqualificazione».
Con la Fondazione Montagna sicura, per ciò che concerne gli aspetti idrogeologici, con i quali anche l’architettura si deve confrontare, l’Ordine organizza eventi per capire come l’architettura ad alta quota si possa integrare al meglio con il paesaggio: rifugi, alpeggi, bivacchi, riconversione di edifici dismessi.