Aquila nazista sui cancelli di casa: condanna confermata
I giudici della Cassazione hanno parzialmente riformato la condanna d’appello per Fabrizio Fournier, 60 anni, di Saint-Vincent, accusato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. La Suprema Corte ha ridotto la condanna da 5mila euro a 4mila euro, in quanto ha annullato la parte della sentenza d'appello che riguardava i messaggi Whatsapp con i quali secondo l’accusa l’imputato avrebbe inviato link di filmati di carattere negazionista. Confermati anche i risarcimenti alle parti civili: 20mila euro alla Comunità ebraica di Torino, 10mila euro alla Regione Valle d'Aosta e 5mila euro all’Anpi. Su 2 cancelli di accesso alla propria casa - affacciati su una strada pubblica - secondo gli inquirenti aveva fatto installare un’aquila nazista e dei triangoli usati sulle divise degli internati. Fournier era poi accusato di aver pubblicato su Facebook dei video con contenuti negazionisti e di aver inviato via Whatsapp link a filmati, sempre di carattere negazionista, accompagnati da commenti come «Le camere a gas sono delle bufale» o «Sono stati fatti passare per mostri persone che non lo erano come il grande Adolf Hitler». Infine Fabrizio Fournier - che in base alle indagini si faceva chiamare “Naz” - aveva pubblicato su Facebook una sua foto mentre era intento a fare il saluto romano e nei messaggi con gli amici si lamentava del fatto di essere nato il 27 gennaio, Giorno della Memoria. Le indagini della Digos, coordinate dalla procura di Aosta, risalgono al 2018.