Appello ai parlamentari: «La voce delle campane difende le radici cristiane e le tradizioni valdostane»
Un gruppo di abitanti di Arpuilles, villaggio sulla collina di Aosta, con una lettera chiede aiuto alla senatrice Nicoletta Spelgatti e al deputato Franco Manes per risolvere un problema «Che, certamente, non esiste soltanto nella nostra piccola Vallée». I firmatari della missiva si riferiscono al «Silenziamento delle campane della cappella del villaggio, su richiesta di un residente, accompagnata a più riprese da minacce di querela. La comunità non è stata interpellata, il parroco pro tempore, infatti, ha provveduto in proprio». Gli autori della lettera osservano che «Diverse parrocchie, soprattutto cittadine, si sono da tempo uniformate ad una linea “prudenziale”. Non così nel comune di Fontainemore, dove il parroco, unitamente al Consiglio pastorale, al Sindaco e al paese, sta lottando contro le rivendicazioni di una sola persona. Viene minacciata azione legale, in base all’articolo 844 del codice civile che riguarda emissioni sonore fastidiose. Non siamo esperti di diritto, ma le campane sono secoli che battono le ore, facendo un servizio alla comunità. Lo scandire le ore, è entrato nella tradizione con la nascita degli orologi, e nessuno ha mai perso il sonno o si è detto infastidito. Viviamo in un tempo di sradicamento, di perdita di valori, e stiamo perdendo con le tradizioni anche la nostra identità». Una ragionamento che spinge il gruppo di residenti a Arpuilles a un appello ai 2 deputati: «Visto che in Italia ci sono, come in Valle d’Aosta, politici che affermano di voler difendere le radici cristiane dell’Europa, noi ricorriamo alla vostra eventuale difesa delle tradizioni, anche valdostane. Pensiamo che partito e movimento di cui siete espressione, debbano avere tale sensibilità, interpretando le radici culturali del popolo rappresentato. La nostra quindi, diventa una rivendicazione politica, benché posta cortesemente e come richiesta di attenzione». Una richiesta supportata da alcune alcune domande: «Aristotele ci insegna che in democrazia, l’interesse della comunità prevale sul diritto della persona, altrimenti non è più democrazia, ma dittatura delle minoranze. Siamo sensibili al rispetto delle minoranze, ma ne rifiutiamo la pretesa di prevalere sul bene comune. L’articolo 1 della nostra Costituzione recita che la sovranità appartiene al popolo, non all’individuo, senza questo non c’è democrazia. L’articolo 2 della Costituzione, parla di diritti inviolabili dell’uomo, quindi riferendoci all’articolo 19 tra questi diritti vi è la libertà di culto, che può essere violata quando una minoranza in odio alla fede cristiana vuole silenziare le campane che la ricordano. A costoro, se sono di sonno delicato, basterebbe consigliare tappi per le orecchie. I diritti inviolabili cui fa riferimento la Costituzione, non considerano soltanto il singolo, ma anche le formazioni sociali, richiedendo l’adempimento (a singoli o a gruppi sociali) di doveri inderogabili di solidarietà politica, economica sociale. Quindi il singolo è tenuto ad essere solidale con la comunità, e se agisce contro il gruppo sociale agisce contro l’ordinamento costituzionale, e l’eventuale magistrato che ne prendesse le parti, violerebbe egli stesso l’articolo della Costituzione». Secondo gli autori della lettera, inoltre, «Quanto al singolo che “pretende” il silenziamento, potrebbe essere denunciato dalla comunità, oltre che per la violazione degli articoli di cui sopra, anche in base al codice penale, articolo 414, per istigazione a delinquere, operata nei confronti del parroco pro tempore, al quale il codice penale riserverebbe la violazione dell’articolo 331 per interruzione di pubblico servizio». Infatti i firmatari della missiva sostengono «Che sia un pubblico servizio lo giustificano le tradizioni di cui si è parlato finora, ma anche il dovere di restituzione alla comunità, del contributo economico che la Chiesa riceve con il nuovo Concordato del 18 febbraio 1984 tramite l’8 per 1.000. Il clero italiano, dovrebbe ricordare, oltre ai privilegi i propri doveri verso le comunità, e la voce del campanile è un servizio anche ai non credenti, come cittadini iItaliani». Il gruppo di residenti a Arpuilles, perciò, si chiede: «Possibile che in Valle d’Aosta, a difendere le tradizioni e il diritto delle comunità, sia un prete di origine romena, don Marian Benchea, e un solo sindaco, la signora Speranza Girod? Notre Clergé Valdôtain, quello che combatteva per l’autonomia della nostra Petite Patrie, è forse estinto? O semplicemente nascosto negli atri vili, del quieto vivere, o in quelli della pavidità, che parlerebbero di un cristianesimo in estinzione? I politici valdostani, dal Presidente della Giunta a tutto il Consiglio e oltre, sono ancora in grado di parlare al paese, dando l’esempio a livello nazionale, nella difesa dei valori e delle tradizioni, della loro terra e del loro popolo, piuttosto che un miserabile esercizio di potere?». La lettera si conclude con un auspicio: «Con il rispetto dovuto, lasciamo nelle vostre mani, Senatrice e Deputato, la nostra protesta politica e le nostre speranze che qualcosa cambi».