«Aperti giusto per ricordare che esistiamo»

«Aperti giusto per ricordare che esistiamo»
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Si tiene aperto per far vedere che il negozio esiste e per non dare l’impressione che i centri abitati siano totalmente «fantasma». Però è un’apertura solo formale: i clienti non entrano e soprattutto non comprano. I magazzini sono pieni e le spese per mutui e bollette non si bloccano. Anche i negozi di articoli sportivi e di noleggio delle attrezzature per lo sci sono in attesa di una data certa per l’apertura degli impianti. Non li salvano neppure le discipline di nicchia, sicuramente non lo sci alpinismo che non è possibile praticare senza guida e meno che meno sulle piste da discesa, battute e deserte, interdette alla disciplina da una legge regionale.

L’apertura del negozio è praticamente una «farsa» secondo Michela Maffeo, proprietaria di Bergland Gressoney-Saint-Jean, negozio di articoli sportivi e ski service, con noleggio ciaspole: «Mi sento fortunata perché il Governo ci ha permesso di stare aperti sia nel primo che nel secondo lockdown. Però a novembre non c’era nessuno, nonostante il meteo favorevole, neppure nei fine settimana, quando solitamente il movimento non manca per coloro che vogliono cercare o confermare gli affitti per la stagione invernale. Adesso qualcuno è salito nella “finestra gialla” del 20 dicembre, però gli hotel sono chiusi e le seconde case perlopiù vuote, quindi i flussi nei negozi sono minimi. Sicuramente nessuno è interessato ad acquistare attrezzature tecniche per lo sci, al massimo guanti e doposci per fare giocare i bambini sulla neve. L’insicurezza sulla data di apertura degli impianti non aiuta; noi restiamo attivi complicato pagare i fornitori».

Anche per Ivan Munari, titolare di Tako Ski Rental di Champoluc a Ayas, le date in continua evoluzione creano problemi pure per assumere i lavoratori stagionali, con il rischio che quando si potrà procedere questi non saranno più disponibili. «Teniamo aperto per intrattenere pubbliche relazioni e ricordare ai pochi che passano che esistiamo», precisa Ivan Munari. «Per il resto siamo in attesa di un’eventuale apertura degli impianti, al momento quasi non abbiamo introiti. Avere perso il periodo da Natale all’Epifania e dovere rinunciare agli stranieri per tutta la stagione comporta una perdita minima del 70 per cento degli incassi».

Roberta Frachey, proprietaria di Frachey Sport e del noleggio sci Rentaplay di Ayas, sostiene che «L’atmosfera si preannuncia pesante anche per il 2021. Siamo aperti però stiamo incassando un decimo rispetto all’anno scorso. Nel 2020 abbiamo lavorato solo 4 mesi, gennaio e febbraio, luglio e agosto. Non è sostenibile avere i magazzini pieni. pur avendo acquistato la merce con una certa prudenza, e continuare a pagare bollette, aumentate del 4 per cento, e fornitori. Siamo spaventati da un’eventuale non apertura degli impianti per via della terza ondata di Covid. Avere perso le vacanze di Natale, non poter contare sugli stranieri a gennaio e potere noleggiare solo ramponcini, ciaspole e attrezzatura da sci alpinismo rendono la situazione ancora più drammatica. Se lo avessimo immaginato non avremmo neanche aperto».

Dovrebbe esserci più collaborazione tra le Regioni dell’arco alpino affinché la Valle d’Aosta non rimanga una piccola realtà isolata. Ne è convinto Carlo Comé, titolare di Cervinia 2001, noleggio sci e vendita attrezzatura sci e snowboard al Breuil: «Siamo sconfortati. L’incertezza totale sulla partenza dello sci da discesa e il veto allo sci alpinismo senza le guide alpine, rendono la nostra apertura, in una Cervinia completamente deserta, una pura formalità. Senza dimenticare che qui in inverno si lavora molto con gli stranieri».

L’incertezza è il problema principale secondo Mario Cazzanelli, proprietario di Pellissier Sport e rappresentante dei commercianti di Valtournenche. «Ormai i negozianti si erano rassegnati sulla perdita del periodo natalizio, - dichiara Mario Cazzanelli - però vorrebbero potere recuperare la stagione almeno dal 20 gennaio, in modo da chiudere come minimo in pareggio. Bisognerebbe saperlo con certezza, per poter assumere i dipendenti stagionali. La Regione ha perso la grande occasione di far conoscere le discipline sportive minori, alternative allo sci da discesa, che potrebbero esplicarsi in un contesto di libertà e solitudine, l’ideale in un periodo di pandemia. Mantenendo il veto all’utilizzo delle piste da discesa con le ciaspole o per lo sci alpinismo, e avendo interdetto questo sport senza la presenza di una guida alpina, si è tolta di fatto la possibilità di far conoscere queste attività più di nicchia. Era comprensibile con un elevato rischio di valanghe, invece ora le condizioni di innevamento sono perfette».

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