Aosta, procede il cantiere per la Casa della Carità Ospiterà la «Tavola amica» e fornirà prima assistenza

Aosta, procede il cantiere per la Casa della Carità Ospiterà la «Tavola amica» e fornirà prima assistenza
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A 2 mesi e mezzo dall'inaugurazione del cantiere, prosegue il percorso che porterà la «Prevostura» dietro la Cattedrale a diventare la futura Casa della Carità della Diocesi di Aosta. Una struttura che, nelle intenzioni del vescovo Franco Lovignana, possa essere più adatta ad ospitare la mensa «Tavola amica», a fornire spazi per l'attesa, e anche per accedere a docce e una prima assistenza e, in casi di estrema necessità, ad ospitare transitoriamente.

Gli interventi già realizzati

«Abbiamo iniziato i lavori martedì 29 settembre. - spiega l'architetto Sergio Béchaz - Fino a oggi si sono svolte essenzialmente opere di demolizione tra le quali quella dei locali utilizzati come centrale termica al piano interrato del corpo principale, la demolizione dei due corpi aggiunti sul fronte ovest e dell’autorimessa al piano terra del corpo centrale, la rimozione del fabbricato a ridosso del muro di cinta a sud, dei pavimenti e del materiale di riempimento dei solai e delle volte esistenti e delle scale esterne sul fronte nord».

I servizi attualmente offerti dalle strutture diocesane saranno accentrati ed ottimizzati, recuperando allo stesso tempo un edificio storico che però era in disuso.

La Casa della Carità offrirà diversi servizi, integrati tra loro: al centro vi sarà il grosso ambiente a piano terra, un tempo usato come fienile, al quale si accede da un'ampia corte interna e che sarà il cuore dell'accoglienza, della socializzazione, evitando anche alle persone di attendere all'aperto, soprattutto nei mesi più freddi. Da qui si potrà accedere ai locali in cui sarà trasferito il Centro di Ascolto, e anche all'ambulatorio, alle docce e alla mensa. Quest'ultima sarà arricchita, sempre al piano terra, da locali di servizio, come la cucina, che ora manca, una zona deposito e una zona lavaggio.

Il piano superiore risponderà a più esigenze: sarà uno spazio ulteriore per la mensa, con cui sarà collegato, ma potrà servire anche per incontri, videoproiezioni, laboratori o scuola di lingue. Troverà collocazione pure un piccolo alloggio destinato ad accoglienze temporanee, ad esempio per persone che dopo un ricovero in ospedale necessitano di un accompagnamento per la convalescenza, o per chi, appena uscito dalla casa circondariale, ha bisogno di supporto nel reinserimento sociale e lavorativo. Un altro alloggio potrà ospitare i giovani dell'Anno di volontariato sociale, oppure una fraternità sacerdotale o una famiglia o una comunità religiosa, che si potranno dedicare al servizio e all'accoglienza nella Casa. Altri spazi verranno destinati ad ufficio, per la progettazione sociale e per la gestione amministrativa della struttura. Nel secondo piano saranno allestiti altri spazi per accoglienze temporanee di emergenza.

I lavori sono periodicamente oggetto di sopralluogo, data la collocazione in una zona di interesse archeologico: «Per quanto concerne le emergenze architettoniche e archeologiche - continua l'architetto Sergio Béchaz - si evidenzia che la collaborazione tra committenza, direzione lavori, impresa esecutrice e assistenza archeologica garantisce un costante monitoraggio della situazione. Lo scopo è ricostruire una sequenzialità costruttiva ed evolutiva di un gruppo di fabbricati che oggi appare disomogeneo e frutto di un caotico accrescimento. Gli interventi effettuati hanno messo in luce porzioni di antichi paramenti murari, differenti articolazioni e distribuzione degli spazi interni e piani pavimentali a quote inferiori. Il lavoro di documentazione e registrazione di tutti questi nuovi dati consentirà di redigere un quadro sempre più dettagliato nell'intento chiarire come il complesso si sia evoluto e trasformato nel tempo. La valutazione delle varie operazioni da compiere sul nucleo di fabbricati, via via che si susseguono le varie attività edilizie, determina una metodologia d'approccio costantemente aggiornata e puntuale - conclude Sergio Béchaz - anche in rapporto alle diverse valenze mostrate da ognuna delle parti del complesso».

Per la conclusione dell’opera sono stimati 2 anni di lavori. I costi per la parte strutturale e gli infissi esterni ammontano a 979.200 euro, per metà attinti dal fondo diocesano dove sono stati accantonati a questo scopo 450mila euro, cui si aggiungono 35mila euro di offerte raccolte fino ad agosto 2020 e 400mila euro di contributo straordinario richiesto alla Presidenza della Cei. Altri 94.200 euro sono le offerte attese dopo l’apertura del cantiere. La stima dei costi per la seconda parte dei lavori, impianti, rifiniture e arredi, è di 600mila euro.

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