Aosta Pride, l’appello della madrina Vladimir Luxuria: «Evento per tutti»
Non vede l’ora di venire in Valle d’Aosta Vladimir Luxuria, la grande star di questo primo Aosta Pride. L’attivista pugliese per i diritti lgbt+ sarà la madrina della manifestazione, e arriverà venerdì 7 ottobre nella Cittadella dei Giovani per presentare il suo monologo dal titolo “Stasera ve le canto”. Il giorno dopo, sabato 8 ottobre, parteciperà alla parata.
È contenta di essere presente alla prima edizione del Pride in Valle d’Aosta?
«Vengo contaminata dall’entusiasmo dei pionieri. Per chi fa le cose per la prima volta è sempre bello. Io stessa organizzai a Roma nel 1994 il primo Pride. So cosa significa avere aspettative, timori e motivazioni di quando si fa una cosa per la prima volta. La domanda che uno si fa di frequente è: “andrà bene?”. So anche cosa significa essere bersagliati dalle critiche quando si propone qualcosa di nuovo. La cosa positiva però è che la prima volta resta nella storia, come è successo da poco in Molise e in Basilicata. In Valle d’Aosta mi sentirò molto... trans-alpina».
Cosa pensa della Valle d’Aosta?
«Si mangia molto bene, si beve benissimo e si passeggia che è una meraviglia. È una regione assolutamente verde, colore che fa parte del nostro “rainbow”. Ora manca solo l’Alto Adige all’appello, l’ultima regione dove ancora non è stato fatto il Pride».
Secondo lei, chi abita tra le montagne può essere aperto nei confronti di un evento di questo tipo?
«Le montagne possono essere viste in due modi: o come qualcosa che rinchiude e ti accerchia, ovvero che non ti fa vedere l’orizzonte in lontananza, oppure come altezza, qualcosa che ti eleva, come maestosità. Solo se ti elevi puoi guardare il mondo meglio degli altri e goderti un bellissimo panorama. Lottare per l’uguaglianza contro le discriminazioni significa elevarsi. Le persone che non si accettano, che non accettano gli altri, quelli che discriminano e che si sentono migliori solo perché sono “etero”, sono persone basse, non persone elevate. Al piattume di una società omofoba noi rispondiamo con le vette alte dell’uguaglianza».
Cosa si aspetta di trovare in Valle d’Aosta?
«Intanto penso sia un buon segno che il mio spettacolo sia risultato tutto esaurito in pochi minuti, significa che la mia presenza è gradita. Al di là di essere la madrina dell’evento, penso che sia importante fare una bella manifestazione colorata e pacifica che faccia sentire a proprio agio la popolazione Lgbtq+ valdostana. Vorrei che queste persone non si sentissero obbligate a lasciare la propria regione, perché non bisogna percepire il proprio luogo di nascita come un posto ostile. Mi piace poter pensare che la Valle d’Aosta sia una regione inclusiva sia per chi ci nasce, sia per un turismo gay friendly. Che le persone lgbt+ che vengono da fuori sappiano che possono contare su di una regione che non è imbarazzata se due uomini affittano la stessa stanza all’hotel, oppure si tengono la mano al ristorante».
Lei è stata tra i principali promotori del DDL Zan, che fine ha fatto?
«Credo che bisognerà sedersi nuovamente a un tavolo di confronto e trovare una formula condivisa per far approvare questa legge. La soluzione migliore per me è quella di allargare la legge Mancino ai reati di odio per identità di genere senza metterci sopra altro, in modo che possa essere votata. Ho dei seri dubbi che ripresentato così com’è stato scritto il Ddl venga approvato».
Cosa vorrebbe dire al popolo valdostano?
«Voglio dire ai valdostani di non credere a tutti coloro che pensano che il Pride sia volgare, e che bisogna evitare che lo vedano i bambini perché offensivo. Il modo migliore per poter giudicare il Pride è esserci. Vedere con i propri occhi felici quegli adolescenti e persone che nella loro vita hanno avuto uno sguardo ferito dalle ingiurie e dalla violenza psicologica. Valdostani, venite a farvi contaminare dalla nostra gioia di essere quel che siamo».
Non ha paura dei pregiudizi?
«Avendo nella mia vita lottato contro tutti i tipi di pregiudizi non voglio essere io la prima ad averne. Tanti dicevano che al sud era difficile per un gay dichiarato avere un ruolo pubblico, poi abbiamo avuto Vendola e Crocetta. Sono sicura che verremo sorpresi dalla partecipazione delle persone che vivono in montagna, questa è una buona occasione per loro di vedere il nostro mondo, e scoprire che alla fine non siamo poi così diversi».