Anziana paziente legata al letto Infermiera condannata a 4 mesi
Il verdetto del processo di primo grado, letto martedì scorso, 15 marzo, è di 4 mesi di reclusione con sospensione della pena. Sul banco degli imputati era finita l’infermiera Daniela Rosset, 58 anni, con l’accusa di sequestro di persona. La donna era stata rinviata a giudizio per aver legato al letto, per i polsi, una ospite della Casa di riposo J.B. Festaz di Aosta , nella notte tra venerdì 27 e sabato 28 agosto dello scorso anno. Le indagini erano nate da una segnalazione in Procura della direzione della struttura, dopo un’indagine interna, culminata in alcuni giorni di sospensione, senza stipendio, della dipendente.
Le testimonianze in aula
La causa si era aperta venerdì 4 marzo, con una udienza dedicata alle testimonianze utili a ricostruire l’accaduto. Ascoltando quelle deposizioni, di chi aveva raccolto le confidenze della paziente della donna a giudizio, era emerso che l’inoltro della segnalazione all’ufficio inquirente - avvenuto circa un mese dopo i fatti - aveva richiesto anche la diffida di un legale, attivato da una collega dell’imputata. Inoltre, durante le deposizioni era pure affiorato come dal direttore della struttura Patrick Thérisod, nel settembre dell’anno scorso, sarebbero giunte pressioni per una risoluzione della situazione senza giungere a denuncia. La circostanza aveva spinto il giudice monocratico Marco Tornatore all’invio degli atti in Procura, affinché venga valutato di procedere nei confronti dell’uomo per minacce per far commettere un reato.
Le dichiarazioni dell’imputata
Anche l’imputata, nella scorsa udienza, aveva chiesto di essere ascoltata in aula. Daniela Rosset ha spiegato che non le era mai capitato prima di legare una paziente, ribadendo poi quanto già sostenuto nelle indagini, cioè di averlo fatto perché la donna, una 73enne, continuava a togliersi la maschera dell’ossigeno. «Quella notte - aveva riferito in aula Daniela Rosset, difesa dall'avvocato Filippo Vaccino, nell'ultima udienza - malgrado avesse assunto la terapia» l'anziana paziente «Non aveva chiuso occhio. Non c'era verso, continuava a staccare la maschera dell'ossigeno, negava di essere stata lei. Non l'ho percossa, ho appoggiato la mano per riuscire a metterle la polsiera. Le ho applicato le polsiere dopo le 4 del mattino perché vedevo che peggiorava lo stato di agitazione, lo stato mentale. Sarà stato per 15-20 minuti», al massimo «40 minuti, e non è successo altre volte. Ma è anche vero che la paziente mai si era comportata così. Non ho chiesto a un medico prima di farlo. - aveva ammesso l'infermiera - Non era mio obiettivo nascondere le polsiere, le avevo lasciate dove tutte le potevano vedere». Il tempo, in realtà, aveva contestato il pubblico ministero Francesco Pizzato, sarebbe stato almeno il doppio, secondo la coordinatrice infermieristica che ha portato i fatti all’attenzione della direzione.
La difesa: «Senza alternative»
Il ricorso alla misura di contenimento non risulta essere stato annotato sul diario della paziente. Daniela Rosset ha ricondotto tale assenza ad una dimenticanza. Per l’accusa, che ha citato anche alcuni testimoni al riguardo, senza prescrizione medica non vi è la possibilità di legare un degente e, nel caso specifico, non vi sarebbe stato nemmeno consulto con un sanitario. Secondo la difesa dell’imputata, in realtà, non esistevano alternative. L’accusa aveva ipotizzato una condanna a 6 mesi di carcere.