Antonio Brancaccio, l’aviere venuto da Napoli innamorato del Breuil e campione nel bob
Antonio Brancaccio era arrivato a Breuil Cervinia per inseguire un sogno, quello di comprarsi una Fiat 600 Abarth. Per un ragazzo come lui, appena arruolato nell’Aeronautica Militare, raggranellare i soldi per acquistare quell’auto - all’inizio degli anni Sessanta - è impensabile. L’unica possibilità era arrotondare lo stipendio base con le indennità di missione: così, nel 1961, a 21 anni arrivò in Valle d’Aosta, trasferito alla stazione di rilevamento di Plateau Rosà dopo essere diventato strumentista metereologo. Doveva essere una soluzione lavorativa temporanea e invece, complice lo sport e l’amore, Antonio Brancaccio da Napoli non lascerà mai più la Valle d’Aosta.
di Sapporo 1972
Antonio Brancaccio è mancato lunedì scorso, 14 giugno, nella microcomunità di Hône dove era ricoverato da poco più di un mese. Malato di Sla, aveva affrontato quel terribile morbo con coraggio e fierezza, le stesse caratteristiche che lo avevano contraddistinto da atleta. Nato a Napoli il 22 agosto del 1940, una volta entrato in Aeronautica era riuscito a far parte della squadra di atletica. Sprinter puro, aveva conquistato in poco tempo ben 12 titoli italiani militari. Il trasferimento al Breuil poteva segnare la fine della sua carriera sportiva, invece successe l’esatto contrario. All’ombra della Gran Becca ritrovò il suo primo allenatore Ernesto D’Ilario che lo indirizzò verso il bob, una disciplina che quasi non conosceva ma della quale si innamorò immediatamente. Frenatore e pure pilota - anche se in poche occasioni - Tonino Brancaccio scalò subito le gerarchie della squadra nazionale. Il primo titolo arrivò nel 1969 proprio nella sua Breuil Cervinia, quando con Alberto Frigo, Gino Basuino e Luciano De Paolis vince il titolo continentale nel bob a 4. Due anni dopo, sulla stessa pista del Lago Blu, con Oscar D’Andrea, Alessandro Bignozzi e Renzo Caldara fu secondo ai Campionati del Mondo ad appena 12 centesimi di secondo dagli elvetici René Stadler, Max Forster, Erich Scharer e Peter Scharer. Il podio iridato gli valse la convocazione per i Giochi Olimpici dell’anno successivo in Giappone: a Sapporo, però, Antonio Brancaccio fu destinato a essere riserva della squadra composta da Nevio De Zordo, Adriano Frassinelli, Corrado Dal Fabbro e dal valdostano Gianni Bonichon che conclude la gara al secondo posto, ancora una volta alle spalle della Svizzera.
Con l’Aeronautica salì sul podio negli Italiani di bob a 4 in 2 occasioni: nel 1971 fu secondo con Frigo, Destino e Galli, un anno dopo arrivò il bronzo insieme a Frigo, Rizzo e De Paolis.
La pista del suo cuore, però, era quella di Cervinia. Al termine della sua carriera sportiva - nel 1975 - diventò direttore della pista di Lago Blu, un incarico che mantenne fino alla chiusura dell’impianto del 1991. Soprattutto, al Breuil, trovò l’amore: per lavoro andava spesso alla posta per inviare e ricevere la corrispondenza e lì, allo sportello del Breuil, conobbe Ester Vitalini, che sposò nel 1970 e con la quale ha avuto le figlie Mara, Maurizia e Michela. Dopo il matrimonio la famiglia si spostò a Saint-Vincent - paese natale di Ester - e lì Tonino poté continuare a fare sport. Calciatore di ottimo livello, fu attaccante nel Châtillon di Prima categoria e della società castiglionese pure tecnico delle giovanili fino al 1983.
Antonio Brancaccio è stato salutato per l’ultima volta mercoledì scorso, 16 giugno, nella chiesa di Saint-Vincent.