Antifascismo, Resistenza e Autonomia nel pensiero di quattro protagonisti

Antifascismo, Resistenza e Autonomia nel pensiero di quattro protagonisti
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Sabato scorso, 9 settembre, in occasione dell’anniversario dell’annuncio dell’armistizio del 1943, si è tenuto ad Aosta un primo importante evento che segna anche l’inizio dell’80esimo anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell’Autonomia. Il titolo della conferenza era “Antifascismo Resistenza Autonomia nel pensiero di quattro protagonisti”, ovvero Lino Binel, Emile Chanoux, Federico Chabod e Giulio Dolchi. In una gremita Sala Maria Ida Viglino, a Palazzo regionale, il presidente Renzo Testolin, ha affermato quanto sia importante l’obiettivo fissato dall’esecutivo e del Consiglio regionale di un percorso condiviso volto a «Trasmettere i sentimenti che ci provengono da quella esperienza» in cui l’Antifascismo diventa Resistenza. Gli interventi del convegno sono stati preceduti da 2 intense introduzioni. Corrado Binel, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza, ha ricordato che il percorso dell’80esimo, che coprirà un arco temporale di ben 5 anni, da oggi fino al 26 febbraio 2028, anniversario dello Statuto speciale, «Sarà un percorso storico e memoriale, nella misura in cui una riflessione critica e rigorosa sul nostro passato ci può consentire di dare senso, forza, densità e spessore il nostro agire di oggi e di domani». Ha poi affermato che «Questo approccio, particolarmente attento alla storia del idee è denso di possibili positive conseguenze. Le idee maturano all’interno del contesto che le ha generate eppure esse non sono confinabili in uno spazio tempo definito. L’eredità ideale può essere vissuta anche un po’ ottusamente nel segno della fedeltà, una fedeltà statica e immutabile. Ma l’eredità può anche essere vissuta come un passaggio di testimone e dunque come un’esperienza aperta al divenire e sprone alla ricerca di una via originale. Di un pensiero indipendente. L’incontro di oggi non vuole essere un episodio ma la prima pagina di un libro tutto da scrivere e il nostro auspicio è quello di una Valle d’Aosta capace di darsi gli strumenti per un divenire all’altezza delle speranze di allora». Molto apprezzato l’intervento della professoressa Manuela Ceretta che nercoledì 1° novembre assumerà il ruolo di rettrice dell’Università della Valle d’Aosta. La professoressa Ceretta si soffermata sulla radicale frammentazione dell’opposizione al fascismo e ricordato che «Fin dalle origini, la storia dell’antifascismo è la storia di dialoghi aperti e subito richiusi, è la storia di diffidenze e incomprensioni insuperate, di tentativi di rapprochement falliti a cominciare dalla secessione dei deputati, subito dopo il delitto Matteotti, il cosiddetto Aventino». Una frammentazione che troverà poi una straordinaria capacità di dialogo e di dialettica ricomposizione nel periodo della Resistenza, del Comitato di Liberazione Nazionale e soprattutto nella fase Costituente. A suo modo di vedere 5 nozioni fondamentali hanno segnato questa fase: Libertà, Giustizia, Verità, Europa e Futuro. 5 nozioni chiave non solo della nostra democrazia di oggi ma anche di un possibile approccio al domani nel segno della continuità ideale. Ad Andrea Désandré il compito di tracciare un profilo intellettuale di Lino Binel, della sua visione federalista fortemente legata al mondo alpino anche attraverso l’esperienza dell’alpinismo e della Jeune Vallée d’Aoste condivisa con Émile Chanoux. Sulla figura del martire valdostano si è soffermato Alessandro Celi con un intervento molto interessante che dimostra come la ricerca ancora molto potrebbe contribuire ad approfondire le radici e la natura del pensiero chanousiano. Antonella Dallou ha accompagnato il pubblico nel formarsi in Federico Chabod di una coscienza antifascista, nella sua partecipazione alla Resistenza e soprattutto nelle radici del suo pensiero autonomista profondamente legato ai suoi studi dedicati in particolare all’idea di Nazione e all’idea di Europa.

Infine Simona D’Agostino ha ricostruito la formazione giovanile di Giulio Dolchi e il suo legame con la famiglia Martinet. Dolchi che fu una delle figure di primo piano della vita politica valdostana del dopoguerra. Una delle figure più significative del contributo del Partito Comunista al dibattito sulle autonomie locali. L’evento si è chiuso nella prospettiva dei prossimi appuntamenti: in particolare quello di dicembre dedicato alla Dichiarazione di Chivasso.

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