Anno Internazionale delle Grotte e del Carsismo però la nostra regione ha poco da offrire
Nell’Anno Internazionale delle Grotte e del Carsismo, promosso dall’Unione Internazionale di Speleologia, le associazioni nazionali, le federazioni regionali, i gruppi e i singoli speleologi sono impegnati nel far conoscere il paesaggio carsico, che caratterizza circa il 20 per cento della superficie terrestre, ai fini della divulgazione e della sua valorizzazione e salvaguardia. Centinaia di queste grotte sono aperte al pubblico e vengono visitate, a livello mondiale, da circa 150 milioni di turisti ogni anno e molti siti sono Patrimonio dell’Umanità Unesco. Inoltre, le falde acquifere carsiche forniscono circa il 10 per cento dell’acqua potabile del mondo e comprendono i più grandi pozzi e le principali sorgenti sulla Terra.
«La Valle d’Aosta ha tanto quarzo, scisto e granito, ma pochissimo calcare. Ha tutti i 4000 e quasi nessuna grotta. - riferisce Frank Vanzetti, presidente di Speleo Cai VdA gruppo speleologico del Cai - Ne ricordo una nella Valsavarenche, chiamata Borna di Ran, il cui corridoio misura ben 115 metri e ha stalattiti e stalagmiti, e una sopra Torgnon, però con un’estensione di poche decine di metri, a fronte dei 70 chilometri dei grandi sistemi carsici oggetto dei convegni. Il carsismo è un fenomeno chimico: a contatto con l’acqua acida dei boschi e del substrato vegetale, il calcare si scioglie, creando pozzi, canali, cavità; il granito invece non si scioglie. L’assenza di grandi aree carsiche ha sempre penalizzato gli speleologi, che condividono lo stesso destino dei subacquei. Per fare esperienze in grotta devono spostarsi in altre regioni, dal Piemonte meridionale alla dorsale appenninica, dalla Grigna sul Lago di Como alla zona di Trieste».
«Per questo, quando si parla di carsismo, la Valle d’Aosta è poco coinvolta e viene sempre accorpata al Piemonte. Perfino nel soccorso speleologico, che è una branca del soccorso alpino, fa parte della zona 1 Piemonte e Valle d’Aosta. Così come nel catasto, dove vengono nominate e localizzate tutte le grotte, le due regioni sono abbinate, mentre solo il Carso triestino ha oltre 5mila segnalazioni» aggiunge Frank Vanzetti.
Anche Paolo Castello, geologo, conferma l’esistenza in Valle d’Aosta di rocce cristalline, prive di cavità, se non fratture create da movimenti tettonici: «Non vi sono rocce calcaree recenti dal punto di vista geologico, bensì solo poche doline gessose, non facilmente esplorabili. Talvolta gli speleologi, per fare allenamento, trattano le miniere come se fossero grotte. Ma sono più pericolose, perché più soggette a crolli».
Tra le iniziative, spicca il programma di eventi online «Le aree carsiche si presentano», viaggio attraverso la penisola e le sue aree carsiche curato dal Cai, attraverso la Commissione Centrale per la Speleologia e il Torrentismo e la Scuola nazionale di Speleologia. Sono in calendario 9 appuntamenti: al primo dedicato alle grotte della Lombardia ieri venerdì 26 febbraio seguiranno il Trentino Alto Adige giovedì 25 marzo, la Sardegna giovedì 29 aprile, la Campania giovedì 27 maggio, il Veneto giovedì 24 giugno, l’Umbria giovedì 22 luglio, l’Emilia-Romagna giovedì 23 settembre, la Liguria, il Piemonte e la Valle d’Aosta tutte insieme giovedì 21 ottobre e il Friuli Venezia Giulia giovedì 18 novembre. Oltre agli appuntamenti dedicati alle regioni, gli speleologi e gli istruttori del Cai racconteranno le proprie esperienze in ulteriori incontri: giovedì 13 maggio si potrà scoprire il Messico sotterraneo grazie alle esperienze e ai video dello speleosub Massimo Ardizzoni e sabato 5 giugno, grazie all’istruttrice nazionale di speleologia Patrizia Diani e allo speleologo Ezechiele Villavecchia, si potranno conoscere la Grotta di Bossea e il suo Laboratorio Carsologico Sotterraneo. Tutti gli eventi si terranno alle 20.30 e si potranno seguire sul gruppo Facebook della Scuola nazionale di Speleologia e sul canale Youtube della Commissione Centrale per la Speleologia del Cai.