Andrea Millet, una vita dedicata allo slittino a partire da quelle discese illuminate dalla luna
Quasi mezzo secolo, per l’esattezza quarantasei anni, separano la prima dall’ultima gara di Andrea Millet.
Lo scorso anno, mercoledì 27 dicembre, sulla stessa pista naturale dove tredicenne nel 1971 aveva cominciato a gareggiare, nel bosco di Grand Pollein, Andrea Millet ha vinto una semplice gara amichevole. Scendendo con uno slittino tradizionale deve aver risentito le stesse emozioni della sua giovinezza, anche se, con candore quasi infantile, confessa di aver pensato: «Sto diventando vecchio». In lui, medaglia d’oro nel doppio con l’amico fraterno Damiano Lugon ai Mondiali di Inzing del 1979, sono rimasti immutati il piacere della velocità, l’ebbrezza per la discesa, l’entusiasmo per uno sport, lo slittino su pista naturale, che ha regalato tante soddisfazioni agli atleti valdostani negli anni Settanta e Ottanta e oggi rischia di finire nel dimenticatoio.
Lo slittino su pista naturale si ufficializza come sport in Valle d’Aosta negli anni Sessanta del secolo scorso, soprattutto per opera degli Sci Club Saint-Marcel e Tersiva. Competizioni non ufficiali si svolgevano ben prima su percorsi lungo le ripide mulattiere di Saint-Marcel e Fénis, coinvolgendo concorrenti dai villaggi vicini, tutti nell’envers, dove il freddo rende i sentieri ghiacciati per i mesi invernali. Non a caso Andrea Millet, nato nel 1958 ad Aosta, risiede a Pollein, in località Chenière. La mamma Albina Farinet bada alla casa, alle cinque o sei mucche e ai quattro figli, perché oltre ad Andrea ci sono Oriana, Bruna e Germana. Il papà Aldo lavora allo stabilimento della birra di Pollein.
«Quando ero piccolo a Pollein c’era meno traffico e d’inverno meno sale sulle strade che così erano spesso ghiacciate. - ricorda Andrea Millet - Certe volte andavo a scuola con lo slittino, soprattutto lo usavo nei prati vicino a casa dopo la scuola. In inverno diventa buio presto, l’illuminazione allora era poca e sfruttavamo le sere di luna piena». Ad eccezione di un anno in cui trascorre le vacanze estive in colonia a Diano Marina, Andrea Millet fin da piccolo dà una mano ai genitori nei lavori agricoli e dai dieci ai dodici anni è mandato a lavorare come «cit» nell’alpeggio di Comboé. Il lavoro, seppure duro, gli permette di apprezzare la bellezza del luogo, celebrato dal canonico Georges Carrel per l’impagabile panorama di montagne che comprende anche il Cervino. Frequenta le medie con poca convinzione e appena compie quattordici anni decide di andare a lavorare, assunto all’Autoporto di Pollein con mansioni varie, dal benzinaio all’inserviente nel reparto sanitario per i controlli veterinari, all’addetto alle pulizie dei piazzali. A tredici anni comincia a gareggiare con lo slittino tradizionale.
«A Pollein in inverno era lo sport più praticato e noi ragazzini passavamo la domenica così. – continua Andrea Millet – Mio papà mi aveva regalato uno slittino comprato a Fénis da Graziano Monte e nel 1971 avevo partecipato alla mia prima gara, proprio a Grand Pollein».
In quell’anno Beppe Brunier, grande appassionato e promotore dello slittino, di ritorno dall’Alto Adige, dove era andato ad assistere a delle gare, porta in Valle d’Aosta una slitta da competizione, lunga, con i pattini inclinati verso il centro e incurvati, e il sedile mobile. E’ una vera innovazione rispetto allo slittino tradizionale e presto tutti imparano a usarla. Nel 1972 nel consiglio Asiva, l’Associazione valdostana sport invernali, Beppe Brunier viene eletto rappresentante dello slittino che per la prima volta ottiene il riconoscimento di specialità sportiva. Alla fine dello stesso anno si avviano i lavori per la creazione della pista di Combasse, omologata poi per gare internazionali, nel Comune di Fénis.
Nel 1974, vista la disastrosa partecipazione ai Campionati Italiani a Rasun dell’anno precedente, i dirigenti dello slittino valdostano Beppe Brunier e Carlo Trossello chiamano il campione altoatesino Erich Graber ad allenare la squadra valdostana. Dallo stesso anno entra a farne parte anche Andrea Millet, allora sedicenne.
«Erich Graber aveva cominciato con le lezioni teoriche, radunando noi atleti di solito a Fénis e a Charvensod. - spiega Andrea Millet - Allora eravamo in tanti, una settantina se ricordo bene, e la sera andavamo a piedi da Pollein, io con l’amico Damiano Lugon, il più forte del gruppo. Mio zio paterno Gino, purtroppo mancato lo scorso anno, organizzatore e giudice di gare, portava Damiano e me con l’Ape all’arrivo della pista di Combasse per gli allenamenti. In tre stipati nella cabina dell’Ape! All’arrivo c’era uno chalet che lo scorso autunno, dismessa definitivamente la pista, è stato portato a Fénis ed è diventato la nuova sede del locale gruppo degli Alpini. Damiano che ha due anni più di me aveva poi preso la patente e andavamo ad allenarci salendo a Combasse con la 600 di suo papà. Nei primi tempi come squadra Asiva ci recavamo in treno alle gare: occorreva un giorno intero per arrivare in Alto Adige. Era divertente, ma una volta avevamo aspettato a Verona fino alle quattro del mattino, avendo perso una coincidenza. Con noi c’era sempre Beppe Brunier. Più avanti l’Asiva ci aveva messo a disposizione un pulmino».
Nel 1974 arriva la prima soddisfazione con la vittoria nella categoria Aspiranti nel Campionato Valdostano e per tre anni consecutivi lui e Damiano Lugon sono primi nel doppio. Nel 1975 è sul terzo gradino del podio ai Campionati Europei Juniores di Fénis e sempre con Damiano Lugon è secondo nel doppio.
«Damiano era un maestro a guidare la slitta, se vincevamo era merito suo. Io ero più piccolo e andavo bene dietro. - riconosce Andrea Millet - Nelle gare del circuito valdostano ho anche fatto coppia, come guidatore, con Emidio Brun, vincendo nel 1977 e nel 1978». Nel 1976 e nel 1977 ottiene il secondo posto tra gli juniores ai Campionati Italiani e nel 1977 è ancora terzo agli Europei Juniores di Feld am See in Austria.
«Nel 1977 la Polisportiva Pollein si era affiliata alla Federazione sport invernali e così noi di Pollein, che prima gareggiavamo per lo Sci Club Aosta, siamo passati nella squadra di casa. - ricorda Andrea Millet - A dicembre dello stesso anno ho cominciato il servizio militare, assegnato per un primo periodo al Centro Sportivo Esercito a Courmayeur e poi trasferito a La Thuile. Ero l’unico atleta di slittino su pista naturale, perché Damiano aveva già finito. Devo dire che mi sono divertito: in inverno mi lasciavano molto tempo libero per gli allenamenti e le gare e tra una gara e l’altra ho anche imparato a sciare. Avevo come commilitoni Marino e Sergio Pession di Valtournenche e Sandro Rolland, di La Thuile, tutti maestri di sci, che mi avevano dato qualche dritta. Spesso eravamo comandati a battere la pista numero Tre, perché sul muro allora i gatti non riuscivano ad andare, ma non era un vero e proprio lavoro. Lo sci di discesa mi piaceva, però ancor di più mi sarebbe piaciuto fare fondo. In estate ero poi stato mandato alla caserma Ramires ad Aosta a fare il “minuto mantenimento”, cioè riparazioni varie, anche di muratura».
Nello stesso anno entra nella squadra di slittino come preparatore atletico Osvaldo Cardellina, che pur non avendo mai visto una gara di slittino, s’impegna a fondo. Dopo il primo allenamento generico, è proprio Andrea Millet a chiedergli a cosa serva quella preparazione. «Per vincere tutto: Italiani, Europei e Mondiali», gli risponde Osvaldo Cardellina, che seppure bluffando non sbaglia.
«Nel 1979 agli Europei di Saint-Marcel Damiano Lugon ha vinto oro ed io il bronzo e insieme nel doppio l’argento. – afferma Andrea Millet - Ai Mondiali di Inzing come squadra abbiamo portato a casa due ori, uno con Delia Vaudan, allora ancora junior, fortissima, e uno con Damiano Lugon ed io nel doppio, e un argento con Damiano nel singolo. Era stata una grande soddisfazione».
Dal 1979 comincia a lavorare - come il padre - al birrificio di Pollein, inizialmente solo da febbraio a settembre, poi dal 1981 tutto l’anno. Il tempo da dedicare allo slittino diminuisce, però Andrea Millet continua ancora a gareggiare, conquistando podi nei Campionati Italiani, mentre emergono atleti più giovani, quali Giuseppe Cerise, Almir Bétemps e Corrado Hérin. «Nel 1983 ho sposato Irene Nex, insegnante di Doues e nello stesso anno è nata mia figlia Maura. - aggiunge Andrea Millet - Ho continuato ad allenarmi ancora per un anno, ma da solo, non più con la squadra. Dopo che Riccardo Borbey mi aveva convinto a partecipare ai premondiali a Kreuth, in Germania, al confine con l’Austria, dove ero arrivato terzo, mi sono ritirato. Devo dire che durante gli anni di attività agonistica non ho mai avuto gravi incidenti, solo qualche botta, per fortuna».
Accanto allo slittino, dopo aver provato la corsa di fondo e il calcio da ragazzino, pratica lo tsan, con la squadra B della Polisportiva di Pollein, che negli anni Ottanta conta ben quattro formazioni.
«Per due anni ho anche partecipato alle gare di monopattino come la “24 Ore” di Aosta con Joe Brazzale e la “6 Ore” di Chamonix con la squadra di slittino», racconta Andrea Millet. Da più di venti anni si dedica pure all’apicoltura, producendo il miele per il fabbisogno familiare. «Ho iniziato da solo, poi ho letto dei libri e soprattutto ho imparato molto da Fortunato Cerlogne, purtroppo morto con la moglie Ilva Fiou nell’alluvione del 2000. - aggiunge ancora Andrea Millet - Mi dedico anche alla cura della vigna e dal terreno di proprietà della famiglia ricavo fieno da vendere, perché non abbiamo più capi di bestiame dal 2000». Dopo il pensionamento nel 2016 si occupa anche dei nipoti, Mario di tre anni e Lucia di otto mesi, figli di Maura e Fabio Pellissier. Comunque la passione per lo slittino non è morta. Per risvegliarla è bastato che a Damiano Lugon e André Fragno - presidente della Polisportiva Pollein - venisse l’idea di ripristinare la pista di Grand Pollein per una competizione con lo slittino tradizionale.
«La pista segue sentieri ripidi nel bosco; l’ho provata martedì 26 dicembre ed era gelata, poi mercoledì 27 dicembre ha nevicato un po’ ed è diventata più lenta e meno pericolosa. Mi sono buttato e ho vinto. - racconta - Eravamo diciotto concorrenti dai sedici ai sessantadue anni; c’era una sola donna, Aline Dalbard e il cronometrista era Battista Pieiller. La giornata si è chiusa con una fagiolata ed è stato simpatico ritrovare tanti amici», conclude Andrea Millet.