Anche nella nostra regione il progetto Dama

Anche nella nostra regione il progetto Dama
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Accogliere in ospedale pazienti con disabilità gravi o gravissime e spiegare loro la necessità di analisi ed esami è un approccio spesso difficile, che il più delle volte richiede la sedazione. Per superare questo ostacolo, è nato nel 2000 all’interno dell’Ospedale San Paolo di Milano Dama - Disabled Advanced Medical Assistance - un progetto sperimentale triennale oggi riconosciuto ufficialmente: la rete conta 19 centri in Italia, più altri in fase di avvio, e si sta espandendo anche nel resto d’Europa e oltreoceano. A presentare il progetto, ora anche in Valle d’Aosta, e il suo legame con il territorio, sono stati, in un convegno martedì scorso, 4 ottobre, nella sala conferenze della Biblioteca regionale, l’assessore alla Sanità Roberto Barmasse, il direttore generale dell’Usl Massimo Uberti, il direttore dell’UD Dama dell’ospedale San Paolo Filippo Ghelma, la dirigente della struttura regionale Invalidità e Tutele del Dipartimento Politiche sociali Gabriella Furfaro, la responsabile del Day Hospital dell’Ospedale “Parini” di Aosta Cinzia Gianonatti, la coordinatrice infermieristica del Day Hospital Alida Dussailler, Corrado Adamo del Confad e Roberto Grasso del CoDiVdA. Ed è proprio nel Day Hospital del “Parini” che nascerà uno spazio dedicato al Dama, con il suo approccio particolarmente attento ai pazienti con disabilità, che in Valle sono circa 4.700, tra lievi e gravi.

Il progetto Dama coinvolge medici, infermieri e volontari che, come ha spiegato il dottor Filippo Ghelma, lavorano in modo personalizzato per i pazienti disabili, frastornati dall’ambiente ospedaliero, dai suoi rumori, dal contatto con il personale sanitario. «I nostri ospedali non sono pensati e strutturati per rispondere a bisogni particolare come quelli di chi ha una disabilità, il personale è in difficoltà. - spiega il chirurgo - Tutti evitano di trattare la disabilità perché non hanno ricevuto preparazione. Per questo vogliamo coinvolgere anche le famiglie, che devono essere parte attiva di Dama, per costruire il progetto, non solo lamentarsi, ma intervenire in modo proattivo». I famigliari, gli accompagnatori, i badanti sono anche il tramite per comunicare con pazienti particolarmente gravi, così come i volontari e gli infermieri: a volte basta una persona per tranquillizzare il paziente e metterlo nelle condizioni di poter essere sottoposto a prelievo o ad esami, senza la necessità di sedazione e senza che dia segnali di disagio. «Cerchiamo di evitare per i disabili sia il ricovero che il pronto soccorso - continua Filippo Ghelma - Un “damino” che risponde al telefono e contribuisce al triage può facilitare l’accettazione e la dimissione, ma anche indirizzare all’approccio e al trattamento più adatto alla persona».

Tutto si svolge in Day Hospital e in ambulatorio dedicato, con una presa in carico di cui i “damini” governano il processo, cogliendo il momento in cui il paziente si lascia visitare e coinvolgendo gli specialisti.

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