Anche in Valle d’Aosta non mancano gli entusiasti per il ritorno di Donald Trump alla presidenza Usa

Anche in Valle d’Aosta non mancano gli entusiasti per il ritorno di Donald Trump alla presidenza Usa
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Anche nella nostra regione non si parla d’altro da qualche giorno. La vittoria di Donald Trump, di nuovo presidente degli Stati Uniti. Sconfitta la democratica Kamala Harris, un duello che ha spaccato in due gli States, certo, ma anche gli osservatori - non solo politici - del resto del mondo. E la Valle d’Aosta naturalmente non si è sottratta al tourbillon dei commenti, a partire dai portavoce dei vari partiti politici.

Andrea Manfrin, consigliere regionale della Lega, ha salutato con un post sui social il ritorno di Trump. «Welcome back President Trump! Vince il buonsenso, perdono i “moderati”, vince chi si è schierato contro le ideologie woke, perde chi vuole una immigrazione incontrollata, vince il popolo, quello vero e non quello dei globalisti amici di Soros che si fingono umani solo per le elezioni».

Il capogruppo della Lega, insieme al collega Paolo Sammaritani, ha indossato in Consiglio Valle una cravatta rossa, colore del Partito Repubblicano negli Usa.

La coordinatrice regionale di Forza Italia Emily Rini ha postato una sua foto scattata a marzo scorso in Arizona davanti ad bandiera a sostegno di Trump. «Al di là delle valutazioni dei sondaggisti e degli analisti politici, - commenta Emily Rini - nessuno dei quali aveva previsto una vittoria così netta di Donald Trump, il voto americano ha evidenziato che la demonizzazione dell’avversario come strategia politica non ha più presa sull’elettorato, che si è invece dimostrato molto più sensibile verso chi ha saputo intercettare le preoccupazioni provenienti dalla vita reale delle persone, sapendo ascoltare anche i bisogni delle minoranze che quattro anni fa votarono per Biden. Diciamo che i Democratici si sono forse troppo concentrati nel delegittimare la figura di Trump anziché pensare alle esigenze reali delle diverse comunità che compongono gli Stati Uniti e alla fine hanno perso. Per quanto riguarda il nostro Paese, così come affermato dal nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani, Trump è amico sicuro dell’Italia e dunque il nostro governo saprà continuare a lavorare bene insieme all’amministrazione americana».

«Nonostante i sondaggi pilotati, tutto il sostegno dei grandi media schierati dell’universo mondo, dei divi di Hollywood, dei cantanti e presentatori celebri e di tutti i radical chic con le tasche piene di dollari che non pativano certo per un innalzamento del costo della vita diventato insostenibile, - afferma Alberto Zucchi, responsabile di Fratelli d’Italia in Valle d’Aosta - con Donald Trump negli Stati Uniti ha votato e vinto la stragrande maggioranza dei cittadini americani di buon senso che chiedono sicurezza, contrasto all'immigrazione illegale, tutele per le loro famiglie, lavoratori e imprese. Un po’ come in Italia, insomma. Sono convinto che con la nuova amministrazione Trump appena eletta negli USA Giorgia Meloni saprà non solo confermare ma anche migliorare la solida alleanza, il partenariato strategico e la profonda e storica amicizia che da sempre legano Roma e Washington».

E come l’ha presa the other side? Luca Tonino è il segretario regionale del Pd Valle d’Aosta: «Un risveglio poco gradevole, ma la democrazia va sempre rispettata. L’elezione a presidente degli Stati Uniti di Donald Trump non mi piace e apre scenari di incertezza per l’Europa, ma è stata una vittoria netta e schiacciante. Spetta ora all’Europa un ruolo centrale nel costruire politiche di cooperazione e di integrazione, proseguendo un serio percorso unitario ed efficace, non sterile e funzionale solo all’occasione del momento. Le politiche dei dazi annunciate dal neo presidente causeranno notevoli danni, ed è dunque l’ora di riconoscere da parte di tutti la necessità di un’Europa solida negli obiettivi e nell’azione. E’ doveroso, di fronte a uomini dall’immagine forte come quella di Trump, proporre alternative politiche credibili che lascino spazio a candidate autorevoli come Kamala Harris, senza tarpar loro le ali per giochi partitici e di poteri interni. La Harris non era né un ripiego, né una scelta dovuta, rappresentava una possibilità di un nuovo percorso democratico. Ora una delle più grandi potenze occidentali è nelle mani della coppia Trump- Vance. E preoccupa ancora di più la compagnia scomoda di Elon Musk. Gli Stati Uniti, nonostante le mille contraddizioni, restano un paese solido. L’alternativa c’è sempre e ora, alla fine di una campagna costruita sulle paure e sugli attacchi verbali, è tempo di parlare di futuro, con la consapevolezza che la fatica, e lo sconcerto per queste elezioni, non tolgono nulla alla prospettiva di lavorare uniti nel percorso della democrazia e dei diritti».

«Secondo me, al netto di tutte le tematiche più o meno valide messe in campo in questa campagna elettorale, - sostiene Joël Farcoz, presidente dell’Union Valdôtaine - ha vinto il progetto che maggiormente è riuscito a trasmettere una visione dello sviluppo economico e del benessere del ceto medio. Alla fine gli Usa rimangono nell’immaginario collettivo la terra del progresso tecnologico, dell’economia e della finanza. Donald Trump ha puntato e vinto su questo. Sembra che anche la scelta annunciata dal neo presidente di ripiego internazionale sia stata condivisa dagli elettori americani: il ruolo dell'Europa nello scacchiere internazionale diventerà sempre più delicato e strategico».

Per Christian Sarteur portavoce degli indipendentisti valdostani da segretario politico di Pays d’Aoste Souverain, «Durante il suo passato mandato Mister Trump è stato il primo Presidente a non dichiarare o portare guerre in giro per il mondo e si è concentrato soprattutto sull’economia interna. È quindi possibile che gli interessi, più o meno ufficiali, degli Usa a sostenere o perlomeno appoggiare le guerre in Ucraina e in Palestina, vengano a mancare e finalmente si potrebbe parlare prima di un cessate il fuoco, poi di trattative sensate e infine di pace. Tutto ciò, oltre al lato umano, comporterebbe maggiore stabilità sia in Europa che in Medio Oriente e la nostra economia potrebbe trarne vantaggio, perlomeno per portarci alla pari di eventuali dazi o tasse che il Presidente potrebbe imporre sulle merci di importazione.

Sicuramente nell’immediatezza sarà molto interessante dunque vedere se e come saranno ristabiliti rapporti di distensione con la Russia e quindi anche con la Cina, il drago rosso che può bruciare senza sosta euro e dollari.

Un auspicio è che sia garantito realmente il rispetto per tutte le minoranze, le vere minoranze e non vi sia più un atteggiamento ipocritamente “woke”.

Un particolare pensiero va a tutti i discendenti degli immigrati che hanno dovuto lasciare la Vallée d’Aoste, con la speranza che abbiano trovato una vita dignitosa e magari realizzato il sogno americano. Chissà, risaldare rapporti solidi, potrebbe essere un nuovo canale di sviluppo per la Vallée d’Aoste».

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