AMOS OZUNA STORIA DI AMORE E DI TENEBRA
Una storia di amore e di tenebra è un grande romanzo autobiografico che è anche un libro di storia europea. Come tutte le opere così complesse e corpose ha molte possibili chiavi di lettura e molti elementi di interesse. Il primo è la riflessione sul ruolo della cultura ebraica nella costruzione europea per essere la prima cultura plurilingue e transazionale che si sia sviluppata nel Vecchio Continente nell’età moderna. Le riflessioni dello zio David che si considerava “a casa nel suo tempo” e che era “multilingue, disinvolto, talentuoso, illuminato, un uomo decisamente moderno” offre l’occasione per percepire quanto lo sterminio ebraico sia stata anche una forma di suicidio intellettuale collettivo di cui paghiamo ancora oggi il prezzo. Se l’Europa di oggi è ancora e solo, un’Europa delle banche e dell’economia e non sarà ancora per molto un’Europa della cultura e della società la ragione si nasconde in parte in quello spaventoso omicidio di massa. Lo zio David ha scelto di morire in Europa per essa e con essa. Il secondo è quando Amos, il bambino di dodici anni, nazionalista sfegatato, scoppia a ridere a crepapelle nella sala dell’Edison durante un discorso di Menachem Begin, il “demagogo calzato e vestito”. E’ il cuore di una presa di distanza, l’inizio di un percorso individuale, distinto dall’educazione ricevuta, un percorso autonomo e critico che tutti gli uomini dovrebbero avere. Bellissimo è il brevissimo capitolo V: «..chi cerca il cuore della storia nell’interstizio fra la creazione il suo autore si sbaglia: conviene invece cercare non nel campo fra lo scritto e lo scrittore, bensì in quello che sta fra lo scritto e il lettore». Il percorso è a tratti faticoso ma le ultime cento pagine sono di una straordinaria intensità narrativa e emotiva fino a quella struggente giornata di pioggia in cui Fania si è addormentata per sempre.