Alessandro Panza: «Rivedere i pilastri fondanti dell’Europa, ovvero imparare dagli errori fatti»

Alessandro Panza: «Rivedere i pilastri fondanti dell’Europa, ovvero imparare dagli errori fatti»
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L’Unione europea si fonda su tre pilastri che sono sempre stati ritenuti insindacabili: la libera circolazione di merci, uomini e capitali; il divieto assoluto di aiuti di Stato alle aziende private; il raggiungimento degli obbiettivi del Patto di stabilità, ovvero il rapporto deficit/Pil e la limitazione del debito pubblico.

«È bastata però una crisi, seppur mondiale, seppur importante come quella che ha creato la pandemia di Covid-19 per far saltare tutti e tre i pilastri; ciò dimostra le basi imperfette su cui è stata fondata l’Unione europea», sottolinea l’europarlamentare Alessandro Panza (nella foto) del Gruppo Identità & Democrazia.

Il primo pilastro è stato anche il primo a saltare?

«Ovviamente e giustamente per questioni di tipo sanitario: la sospensione di un trattato fondante per l’Unione europea, ovvero la libera circolazione delle persone, il famoso Trattato di Schengen, quello che ci permette di girare liberamente all’interno degli Stati».

Il secondo pilastro che è venuto a mancare è stato il divieto di aiuti di Stato?

«Tutte le aziende sono andate in sofferenza e tutti gli Stati hanno dovuto mettere mano al portafoglio, quindi facendo del debito pubblico aggiuntivo, per dare fondi alle aziende che altrimenti non sarebbero potute sopravvivere senza un mercato al quale rivolgersi e con un mercato di fatto congelato dalla pandemia».

Il conseguente pilastro che è venuto a mancare è stato quindi il terzo?

«Un pilastro fondante dell’Unione europea, quello dei parametri del Patto di stabilità, ovvero dell’impossibilità di superare il 3% del rapporto deficit/Pil e di cercare di raggiungere il 60% del debito pubblico, ovviamente facendo tanta spesa pubblica. Questi parametri dall’avvento della pandemia sono completamente saltati, evidente dimostrazione che all'occorrenza sono modificabili o correggibili. La Lega ha sempre sostenuto che il Patto di stabilità per uno Stato come l’Italia sia una condanna alla non crescita e che sia votato a favorire solo alcuni Stati come la Germania, che ha un’economia improntata a non fare spesa pubblica. Questo non vale però per tutti i Paesi che costituiscono l’Europa unita, e quindi c’è qualcuno che se ne avvantaggia e qualcun altro che invece rimane penalizzato. Nel momento in cui anche la Germania ha avuto la necessità di fare spesa pubblica però tutti i parametri si sono potuti congelare...».

Adesso però cosa succede?

«La Commissione europea ha iniziato a dire che appena terminerà la crisi il Patto di stabilità e i precedenti parametri saranno ripristinati. Fortunatamente abbiamo Mario Draghi al Governo, il quale ha chiesto subito di rivedere i dati e sostanzialmente di imparare dagli errori compiuti in precedenza. Peraltro la Lega ha sempre sostenuto che questi numeri, che questi dati, che queste ideologie economiche erano sbagliate, ed è stato dimostrato sul campo. Adesso non ripetiamo gli stessi errori, cerchiamo di comprendere quali sono stati gli sbagli commessi e correggiamoli».

Quindi che tipo di Europa serve e avete in mente?

«Grazie alla pandemia queste imposizioni, questi dogmi, sono stati smentiti. Adesso bisogna avere la capacità di fare un’Unione europea dove ci siano delle regole uguali per tutti, non partendo da qualcosa che favorisca già qualcuno, altrimenti non saremo mai tutti uguali e ci sarà sempre qualcuno avvantaggiato; queste cose la Lega le sostiene da sempre. Con Draghi e con una Lega forte nel governo italiano riusciremo finalmente a riequilibrare quell’Europa che per troppo tempo ci ha prevaricati invece di aiutarci».

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