Alessandro Barbero: «Vorrei tornare a studiare la Valle d’Aosta medievale»
Prenotazioni esaurite in pochi minuti, applausi quando si presenta sul palco, profonda attenzione alle sue parole. Lo storico, accademico e scrittore specializzato in storia del Medioevo e in storia militare Alessandro Barbero è stato accolto ad Aosta, martedì scorso, 14 settembre, al Teatro Splendor, con il calore riservato ad un amico del cuore. O forse sarebbe meglio utilizzare il linguaggio del medioevo: lo storico è stato acclamato come l'autorevole arbitro delle contese fra i possidenti valdostani del 1200-1300. Di questo, infatti, si è parlato nell'intera serata: delle autonomie e degli equilibri nella Valle d'Aosta medievale, "ai tempi di Dante". Alla conferenza hanno assistito 200 spettatori in presenza e circa 400 online. Nei prossimi giorni la registrazione della serata è disponibile sul canale Youtube Bibliorencontres.
passioni anche da giovane
La passione di Alessandro Barbero per la nostra regione nasce, sì, dalle vacanze nella valle di Gressoney, «Quando avevo 13 anni», ma soprattutto dalla scoperta dei preziosi Archivi valdostani, ricchi e ordinati, tanto che lui, studente prossimo alla laurea, aveva pensato: «Per un medievista è una benedizione». Così il medioevo dantesco che Alessandro Barbero racconta nel libro che celebra i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, avvenuta a Ravenna fra il 13 e il 14 settembre 1321, si inserisce tra i festeggiamenti per i 25 anni della nuova Biblioteca regionale "Bruno Salvadori". A ricordarne la storia è stato l'assessore ai Beni culturali, Turismo, Sport e Commercio Jean-Pierre Guichardaz dalla costruzione della residenza del nobile Bonifacio Festaz, sopra la Porta Decumana di epoca romana, alla creazione dell'Hospice de charité e poi al progetto dell'architetto Gianni Debernardi, fino a Cordela, il portale che raccoglie i documenti digitali della Biblioteca e dell'Archivio storico regionale di Aosta e, come ha ricordato l'Assessore, «Li rende accessibili da ogni parte del mondo». Alessandro Barbero è stato accolto a braccia aperte anche dall'attuale dirigente della Biblioteca regionale Fausto Ballerini che l'ha invitato a tornare. Ad intervistarlo è invece stato Joseph Rivolin, già direttore dell'Archivio e della Biblioteca, anch'egli storico, nonché giornalista e acuto osservatore delle vicende che si possono leggere fra le righe della storia.
e la Valle d'Aosta
«Ho lavorato molto negli ultimi anni - ha confidato Alessandro Barbero prima di "entrare in scena" - e nell'anno dantesco naturalmente sono continuamente in giro a parlare del Sommo Poeta. Se devo dire quello che mi piacerebbe di più ora, sarebbe stare tranquillo per un po' di tempo e immergermi nello studio della Valle d'Aosta medievale. È una cosa che non farà mai notizia, non finirà mai sulle prime pagine dei giornali, ma in questo momento è ciò che in realtà mi appassiona di più». Il primo amore è scoccato nella Biblioteca di storia a Palazzo Nuovo a Torino, dove sono ospitate le facoltà umanistiche. «Ho scoperto l'Archivium augustanum - confessa Alessandro Barbero - che raccontava una storia meravigliosa di potere, avidità e conflitti. Poi ho studiato i 4 volumi dell'archivio degli Challant. Non avevo incontrato tanto spesso un luogo o una famiglia su cui fosse disponibile tanto materiale, per di più a Torino. La Valle d'Aosta ha documenti che appartengono ad una tipologia che esiste solo qui, come sottolinea l'espressione ricorrente "secondo la consuetudine valdostana": non si tratta solo di un'area geografica, ma di una situazione particolare». Joseph Rivolin stuzzica e a volte provoca, portando il discorso su Dante e su come avrebbe visto la nostra regione. «Per Dante i valdostani sarebbero stati degli "stranieri" della "terra dello oui", non "del sì" come era l'Italia. - risponde Alessandro Barbero - Ricordo un aneddoto storico: all'epoca della rivolta dei Tuchini di Ceresole, uno aveva preso una multa consistente: per fare lo spiritoso, era entrato in osteria a La Thuile parlando "lombardo" cioè piemontese e quindi facendosi riconoscere come straniero».
«La Valle d’Aosta medievale è un comitatus, una circoscrizione, una contea. - aggiunge Alessandro Barbero - Umberto, che più tardi fu chiamato "Biancamano", come altri, quando la Borgogna crolla raccoglie l'eredità del regno. Qualche punto sicuro i Savoia l'hanno sempre conservato, ad esempio Chatel Argent accanto al quale creano la "Ville Neuve", oggi Villeneuve, ma per molto tempo i conti non hanno una burocrazia, comandano perché i nobili locali accettano la loro supremazia». I valdostani litigano fra loro, ma si guardano bene dal coinvolgere un esterno. «Quella valdostana è una aristocrazia militare, gente armata e litigiosa - osserva Alessandro Barbero - che giura fedeltà al conte, basta che non si immischi. Non si chiama il conte a risolvere le controversie! Ma il conte un giorno si stufa e assedia il Forte di Bard e ci mette un suo castellano, pagato e a tempo».
e l'occasione perduta
«C'è stato un momento in cui poteva venir fuori qualcosa di più importante. - assicura Alessandro Barbero - Con le Franchigie del 1131, gli abitanti di Aosta sono stati capaci di organizzarsi, hanno espresso un giuramento collettivo. Il conte Tommaso li prende sotto la sua protezione. Governano i consoli, come nei Comuni italiani, la sensazione è che Aosta possa guadagnare l'autonomia ma poi tutto si ferma, compare un balivo del conte e la situazione non somiglierà più all'autonomia di un Comune italiano. Gli abitanti di Aosta si accontentano». Ci sarebbe altro da dire sul clero, legato alla nobiltà e spesso chiamato ad arbitrare i litigi. «È interessante il ruolo del clero parrocchiale - afferma Alessandro Barbero - ma sto appena cominciando a farmi un'idea. Il parroco è un'autorità. Su scala locale è un uomo di potere, spesso discendente di nobili locali».
Storia e verità
Di Alessandro Barbero si ama non solo l'altissima preparazione, ma anche l'energia e l'espressività, tanto che sono molto diffusi su Internet i "meme" a lui ispirati, spesso immagini con frasi o parole che esprimono l'intenzione di una dichiarazione. A lui sono dedicati gruppi, raccolte di video, persino vignette e strisce di fumetti. Una situazione inconsueta per uno storico che, dopo la laurea con l'illustre medievista Giovanni Tabacco, ha conseguito il dottorato alla Normale di Pisa. « Del passato, tante cose sono ignote - evidenzia Alessandro Barbero - e quelle che conosciamo è perché qualcuno è andato a cercare le fonti. Il mestiere dello storico è innanzitutto questo: indagare ciò che ancora non sappiamo o non abbiamo capito. È come un'inchiesta: noi siamo molto simili a un giudice istruttore che cerca le prove e interroga i testimoni. Poi però oggi, più che in passato, ci viene chiesto anche di raccontare alla gente tutto questo, di riferire a chi non è del mestiere. Quindi noi cerchiamo di fare anche questo: usare non più parole per specialisti ma che possano essere comprese da tutti».