Aldo Belfrond, uomo di sci e imprenditore turistico con una visione nel futuro e la memoria del passato
Elegante nella vita, elegante sugli sci. Aldo Belfrond aveva ereditato il fisico atletico dal papà Henry del Verrand di Pré-Saint-Didier, noto per essere uno degli uomini più forti della Valdigne: da lui e dalla mamma Anita, anche lei una Belfrond, aveva pure ereditato lo stretto legame con la montagna, un mondo che aveva conosciuto fin da bambino e che con i suoi bei occhi blu ha visto modificarsi, adattarsi alle nuove mode, trasformarsi da fatica ad opportunità. Aldo Belfrond ha vissuto in prima persona tutto questo, lo ha vissuto da protagonista a Courmayeur, uno dei luoghi simbolo delle Alpi e degli sport invernali, però da uomo saggio e attento quale era non ha mai dimenticato da dove veniva.
Nato il 3 aprile del 1937 nel suo villaggio, che è sempre rimasto la sua casa, è l’unico figlio di Henry e Anita, che vivono in una sola stanza, senza acqua e senza servizi, tanto che il piccolo Aldo abita dai nonni, poco distante e dorme in inverno nella loro stalla, vicino ai vitelli, il posto più caldo. Henry è portatore, l’anticamera delle guide alpine dell’epoca, ma soprattutto è il gestore di vari rifugi, prima il «Gonella» per dieci anni, poi il «Boccalatte», quindi il «Torino». In estate la loro abitazione sono appunto i rifugi, nelle altre stagioni Henry è boscaiolo: non sa cosa sia la fatica e neppure il freddo. I racconti del tempo lo ricordano con i rifornimenti in spalla, anche settanta chili, che trasportava in alto per ore, dimostrando una forza sovraumana, come molte guide di allora, abituate a caricarsi i clienti in spalla.
Aldo cresce quindi tra il Verrand e le zone di montagna più alte. Aspetta l’inverno per sciare con gli amici nelle stradine del villaggio, piene di neve: impara con gli zoccoli, altro che scarponi, in bilico sugli sci, trattenuto da una cinghia in pelle. Dopo la pluriclasse al Verrand, la sesta elementare è a Courmayeur, dove il parroco don Cirillo Perron organizza i corsi per i bambini. Per Aldo sono anche i giorni dei primi sci veri, gli indimenticabili «Balestra» in frassino prodotti nell’atelier degli Hurzeler, gli svizzeri di Courmayeur. Poi il destino lo portò proprio da loro, da Walter Hurzeler, come apprendista falegname, due volte al giorno andata e ritorno a piedi da Verrand fino a dove oggi è l’Albergo Svizzero. Malgrado il lavoro il giovane Aldo Belfrond ha energie da vendere e la domenica scia, tanto e con stile che Gigi Panei, indimenticato allenatore di origine abruzzese, lo nota e lo plasma, così bene che nel 1958 a vent’anni diventa aiuto-maestro. La qualifica lo porta negli alpini e soprattutto lo porta a sciare, prima a La Thuile, poi a Breuil Cervinia come istruttore per gli ufficiali, quindi a Courmayeur nel Nucleo sci agonistico dell’Esercito.
La sua vita quindi è segnata dall’incontro con Gigi Panei e da possibile falegname, passione che comunque lo accompagnerà sempre, diventa maestro sci nel 1960 e l’anno seguente è addirittura istruttore della Federsci, incaricato della formazione dei futuri maestri. Al corso di istruttore al Breuil è chiamato insieme a Giulio Guedoz, classe 1936, l’amico che praticamente è per lui un fratello, quello che - figlio unico - non ha avuto. I due diventano inseparabili, tecnicamente sono due sciatori straordinari e anzi sembrano due attori del cinema, anche poco americani, abbronzati, atletici, tanto che diventano i «testimonials» della Regione Valle d’Aosta e i due «sbarcano» a Londra per promuovere le attività invernali, insieme alle famose guide del Cervino Luigi Carrel, «Carrellino», e Camillo «Camillotto» Pellissier. E’ il primo di tanti viaggi, una rarità all’epoca, che porteranno Aldo Belfrond negli Stati Uniti, in Cecoslovacchia, in Austria. Lui non solo scia, lui osserva, studia gli impianti di risalita, prova le piste, guarda l’organizzazione dei comprensori: prima di tanti altri ha capito che lo sci sarà il futuro per Courmayeur, superando l’alpinismo, e che il turismo diventerà la nuova preminente attività dei luoghi che più ama.
Come molte famiglie di Pré-Saint-Didier, è proprietario di appezzamenti nella splendida Val Ferret e a Planpincieux nel 1961 inizia i lavori di costruzione dell’Hotel Miravalle, a fianco alla stradina (vedi foto d’antan a pagina 67) che conduce al villaggio, intuendone le opportunità di sviluppo, con la creazione della pista di fondo e con i cacciatori che numerosi arrivano in autunno. La struttura, con il suo famoso ristorante, diventa poi il regno indiscusso di Elsa Grivel, sposata il 25 maggio del 1963 al Santuario di Notre Dame de la Guérison, durante una doppia cerimonia visto che pure Giulio Guedoz sposa Eugenia Milliery.
Maestro di sci a tempo pieno, istruttore nazionale, albergatore, cacciatore, nel 1974 diventa per i successivi otto anni direttore della Scuola di sci del Monte Bianco, contribuendo nel novembre del 1976 ad organizzare la prima gara di Coppa del Mondo in Valle d’Aosta, lo slalom gigante vinto dall’austriaca Brigitte Totschnig. Ricordava sempre di quegli anni, in particolare, il fatto che tutti i maestri della Scuola prestassero gratuitamente la loro opera in occasione delle tante manifestazioni, una cosa che lo rendeva orgoglioso, perché per Aldo Belfrond la passione veniva prima di tutto e la sua era una passione totale per lo sci e la montagna.
Al tempo a Courmayeur si sciava pure in estate, anzi sino in autunno, con gli impianti al colle del Gigante e gli occhi blu di Aldo Belfrond ricordavano sempre «che un panorama come quello non esiste da nessuna altra parte» e parlava da uomo e valdostano che, per la sua generazione, aveva visto tanto. Così tanto che gli era rimasta dentro l’inspiegabile rinuncia agli impianti accessibili da Punta Helbronner, soprattutto da quando è entrata in funzione la nuova funivia Skyway. Una rinuncia assurda per l’uomo di sci come anche per l’imprenditore turistico, per un personaggio rispettato che aveva le idee chiare e non aveva paura di esporle.
Dal suo matrimonio con Elsa Grivel sono nati nel 1964 Marco, maestro di sci anche lui, attuale titolare dell’Hotel Miravalle, e nel 1967 Matteo, allenatore del Crammont, maestro ed istruttore, soprattutto ex azzurro, prodigioso gigantista, due volte sul podio in Coppa del Mondo con quel successo sfiorato e mancato per dodici centesimi a Kranjska Gora nel gennaio 1994. Ad entrambi Aldo ha trasmesso l’amore per la montagna, dallo sci alla caccia, e lo stesso ha fatto con i tre nipoti: Alberto maestro di sci pure lui, Annette nazionale di sci alpino e Jacques che in azzurro arriverà presto. Tutti loro sono stati una vera e continua fonte di soddisfazioni per Aldo Belfrond che sabato scorso, 9 ottobre, si è spento al Beauregard di Aosta dopo alcuni giorni di ricovero e che lunedì una folla di amici ha salutato, ricordandone anche l’impegno amministrativo in Comune a Pré-Saint-Didier come vice-sindaco per dieci anni. Sulla bara un cuscino di cardi e di stelle alpine ha testimoniato il suo legame con la terra dove è nato, con quella montagna che per lui è stata la vita. Ora Aldo Belfrond è probabilmente lassù, “amont” come avrebbe detto, tra il col des Flambeaux e quello del Gigante, il posto più bello che avesse mai visto.