Ai primi di marzo un compleanno speciale: lo Sci Club Gran Paradiso di Cogne festeggia un secolo di vita
Le cronache dell’epoca lasciano un dubbio aperto sulla data della sua fondazione, il 6 oppure l’8 marzo del 1921, anche se calendario alla mano, essendo il 6 marzo di cento anni fa una domenica è questa la data più probabile. E’ certo però che tra pochi giorni lo Sci Club Gran Paradiso di Cogne compirà un secolo.
Un avvenimento nella storia degli sport invernali non solo valdostani, perché poche società italiane possono vantare una vita così lunga e - per quanto riguarda la società di Cogne - anche così ricca di vicende sportive ed organizzative di primo piano, senza mai dimenticare l’importanza sociale che il club ebbe e ha ancora oggi per la sua comunità.
Proprio Gran Paradiso fu il nome scelto dai fondatori, anzi esattamente Sci Gran Paradiso, esempio della volontà di abbinare a Cogne la sua montagna prediletta, come se in quel marzo del 1921 essi avessero visto talmente lontano da pensare già alla promozione turistica della vallata. Lo Sci Gran Paradiso nacque dalla volontà dei cogneins e da quella delle famiglie provenienti da fuori Valle, che a Cogne erano particolarmente legate. Una di questa fu quella dei Giacosa, che con Piero dedicò nel 1925 al paese il libro che contribuì senza a farlo conoscere. Non deve quindi stupire se sul finire degli anni Trenta il presidente dello Sci Gran Paradiso era Piero Malvezzi, il nipote di Piero Giacosa, figlio dell’unica sua figlia Elena.
D’altronde cento anni fa, quando nacque lo Sci Gran Paradiso, la strada per Cogne era da poco stata sistemata dai prigionieri di guerra ungheresi ma ancora troppo esposta alle valanghe, tanto da fare intraprendere all’Ansaldo, proprietaria delle miniere, la costruzione della ferrovia del Drink, inaugurata nell’ottobre del 1922.
Proprio l’Ansaldo e poi la Nazionale Cogne ebbero un ruolo di primo piano nello sviluppo delle attività agonistiche legate allo sci di fondo, visto che il Dopolavoro diventò ben presto il motore per il reclutamento dei migliori atleti valdostani dell’epoca. Quindi a Cogne convivevano e collaboravano di fatto due realtà, quella professionistica della Nazionale Cogne e quella dedicata ai giovani ed agli amanti della montagna dello Sci Gran Paradiso.
Poco rimane di quegli anni, il logo scelto era quello dello stambecco, altro simbolo del Gran Paradiso, stampato sulle tessere dei soci e coniato sul rarissimo distintivo. Piero Malvezzi, nato nel 1916, era quindi un giovanissimo presidente, che nel 1941 con il Battaglione Val Cismon sul fronte greco-albanese non solo conquistò la croce di guerra al Valor militare ma perse anche una gamba. Figura famosa di intellettuale, partigiano, scrittore, rimase tutta la vita legato a Cogne, alla quale dedicò nel 1967 il libro “Le Val de Cogne”.
Al momento della fondazione dello Sci Gran Paradiso nel 1921 quindi iniziava a Cogne un’attività sportiva legata allo sci di fondo che, ad alto livello, venne gestita dalla Nazionale Cogne, i cui dirigenti comunque erano dei cogneins, come Ottino Jeantet. Già nel 1920 iniziò l’organizzazione delle competizioni, poi tante seguirono, come la “Coppa Provincia di Aosta”, oppure la “Coppa d’Acciaio”, fino ad arrivare a quella che era la gara più sentita dagli abitanti italiani della montagna, la “Valligiani”, la cui prima edizione venne ospitata da Courmayeur nel 1915 e che vedeva scendere in pista sulla distanza di 30 chilometri le squadre delle vallate delle Alpi e degli Appennini. Nata in Valle d’Aosta, la “Valligiani” chiuse la propria lunga esistenza sempre nella nostra regione, con l’ultima edizione nel 1954 a Gressoney vinta dalla Val di Fiemme. Quindi nel febbraio del 1941, perciò ottant’anni, altro anniversario, la “Valligiani” arrivò a Cogne e il trofeo a Cogne rimase, perché nel frattempo a Cogne erano cresciuti dei grandi atleti. Così la Val di Cogne vinse la “Valligiani” del 1941, poi quella del 1942 e pure quella del 1949.
E’ peraltro del 1941 il primo importante risultato a livello nazionale di un cognein. E’ un giovanissimo Vincenzo “Cento” Perruchon a correre la terza frazione della staffetta del Dopolavoro Cogne-Valdigna che si piazza seconda ai Campionati Italiani Assoluti, con i compagni Giuseppe Pascal, Antonio Carrel e Alberto Jammaron. Nel 1942 è invece Marcello Cuaz - con Damiano Carrel, Pascal e Jammaron - a vincere il titolo nazionale con la squadra Ruitor-Cogne, mentre “Cento” Perruchon è campione italiano in staffetta nel 1943 con la divisa degli alpini della Scuola di Aosta.
Con la guerra, l’attività sportiva si interrompe, e lo Sci Gran Paradiso si scioglie. Rinasce tuttavia nel 1946 con la nuova denominazione Sci Club Gran Paradiso e anzi nel giugno del 1947 è una delle trentacinque società - l’unica della Valle d’Aosta - ad essere presente a Bologna all’Assemblea nazionale della Federsci. Il presidente è Ermenegildo Perruchon ma il delegato a Bologna è il ventenne Pier Fausto Cavallo, eporediese di nascita, dal 1931 residente a Cogne e uno dei bambini fondisti dello Sci Gran Paradiso degli anni Trenta. E’ sempre lo Sci Club Gran Paradiso a fare da apripista alla nascita dell’Asiva, l’Associazione Sport Invernali della Valle d’Aosta, insieme ad altri sei sodalizi e da allora quel ruolo di primo piano verrà mantenuto nel tempo.
Comunque tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, è “Cento” Perruchon il simbolo della Cogne del fondo, tanto che a lui, azzurro all’epoca, viene chiesto di diventare presidente del club nel 1949 per essere un esempio per i giovani anche se continua a gareggiare per l’altra Cogne, il Dopolavoro. “Cento” è l’emblema stesso dello Sci Club Gran Paradiso, con due partecipazioni ai Giochi Olimpici - nel 1948 e nel 1952 - è uno tra i fondisti più importanti del suo tempo, campione italiano individuale nel 1947 sui 18 chilometri e nel 1954 sui 15, con tre argenti tricolori nel 1949, nel 1950 e nel 1951 e soprattutto quelle vittorie di squadra simbolo di Cogne nella “Valligiani” e nella staffetta del 1951 con Pietro Truc, Cesare Martinet e Marco Savin, l’argento nel 1950 con Marco Savin, Enrico Bieler e Alberto Jammaron e nel 1953 con Vitale Jeantet ed Enrico Bieler e il bronzo nel 1949 ancora con Enrico Bieler, Paziente Barailler e Marco Savin.
“Cento” Perruchon festeggerebbe cento anni anche lui nel 2021, nato l’8 gennaio 1921, esattamente due mesi della creazione dello Sci Gran Paradiso, del quale il papà Giuseppe, originario di Champorcher, era stato un fondatore. Un destino segnato quindi, quello tra lui, scomparso il 29 giugno del 2005, e la società sportiva di Cogne. “Mio papà - ricorda il figlio Roberto Perruchon - amava profondamente lo sport e di conseguenza anche lo Sci Club. Nella sua carriera agonistica, però, aveva vestito più che altro i colori della Nazionale Cogne, visto che lo sponsorizzava. E’ stato anche presidente dello Sci Club Gran Paradiso in due frangenti, dal 1949 e al 1950 prima e dal 1958 al 1964 poi. Ha vissuto l’epoca dei pionieri di questo sport, raccontava con orgoglio le vicende che lo avevano visto protagonista. I ricordi che ho sono quelli di un ragazzo: papà amava portare nell’albergo di famiglia, il Roccia Viva, i grandi sciatori e pur allenatore dell’Asiva, portava sempre nel cuore lo Sci Club Gran Paradiso.”
Compagno di “Cento” in quegli anni meravigliosi per il fondo a Cogne era il gressonaro Enrico Bieler, classe 1924. Atleta dell’Unione Sportiva Cogne, rinata nel 1947 trasformando il Dopolavoro, era rimasto a Cogne come interprete agli ingegneri di lingua tedesca che lavoravano per le miniere. “Io stesso sono nato a Cogne e so quanto mio papà Enrico amasse questo luogo. - evidenzia il figlio Mauro Bieler - Con lo Sci Club Gran Paradiso mio padre si tolse delle grandi soddisfazioni, come vincere la “Valligiani” del 1949. Aveva la fortuna di vivere nell’epoca di Innocenzo Perruchon, un grande del fondo, ma la cosa che ricordo di più di lui era il suo approccio pulito al mondo della competizione. Il suo credo era il rispetto per l’avversario, senza il quale non poteva avere rispetto per se stesso. E poi, già da giovane, sapeva che facendo dello sport si sarebbe creato quei ricordi dei quali andare fiero più avanti con l’età.”
Con l’abbandono dello sport ad alto livello da parte dell’US Cogne, lo Sci Club Gran Paradiso continuò a crescere, assumendo un’importanza fondamentale per Cogne e per i suoi giovani. Tra questi come non ricordare l’inossidabile Leo Vidi di Gimillan, proprio allievo di “Cento” Perruchon: “Ho iniziato a praticare il fondo nello Sci Club Gran Paradiso e sono arrivato in nazionale. Ancora oggi, a distanza di tanto tempo, il club di Cogne significa molto per me. La gara che ricordo di più è senz’altro il Campionato Italiano Aspiranti di Schilpario, quando fui secondo a pochissimo dall’oro. Lo Sci Club Gran Paradiso era ed è ancora oggi sinonimo di qualità.”
Altro cognein importante è Fabio Cavagnet di Epinel, che portò a Cogne la prima medaglia iridata della storia, con il terzo posto nei Mondiali Juniores biathlon di Kontiolathi, in Finlandia, del 1974. “Avevo vent’anni, venivo dal Gran Paradiso ed ero passato alla Forestale. Non so neanche perché iniziai a fare biathlon, feci un provino con Battista Mismetti all’epoca direttore tecnico della nazionale e gli piacqui. Sempre con la Forestale ho vinto pure il “Mezzalama” del 1978 insieme a Elvio Venturini di Bionaz e al trentino Mario Varesco, fu l’edizione che valeva come Campionato del Mondo di sci alpinismo. Eppure - rammenta con nostalgia Fabio Cavagnet - i ricordi più belli per me sono le gare “du clocher” che si facevano a Cogne quando ero ragazzo. Ogni villaggio aveva una squadra, io in quella di Epinel: si gareggiava da noi, poi a Lillaz, a Valnoney e a Gimillan, l’ultimo appuntamento a Veulla, al capoluogo. Non era mica una competizione da poco, si faceva sul serio per il bene del proprio campanile. Ecco perché poi i fondisti andavano forte, si allenavano fin da piccoli.”
Il biathleta Fabio Cavagnet potrebbe presto avere un’erede a Cogne per quanto concerne il biathlon: Nayeli Mariotti Cavagnet, figlia di Lea e dell’ex carabiniere Klaus Mariotti Dordi, ha vinto quest’anno il titolo valdostano Ragazzi. Ecco quindi mamma Lea, che fa parte della generazione d’oro degli anni Ottanta del Gran Paradiso, vincitrice nella sua Cogne a pochi metri da casa del titolo italiano Aspiranti del 1984. “Parliamo di un’altra epoca, basti pensare che la tecnica libera ancora non esisteva. E’ bello pensare di far parte di questa storia secolare, anche perché a Cogne il fondo è una sorta di religione. C’era lo sport, ma anche il gruppo: con le ragazze di allora, quelle del Club e quelle che avevo conosciuto in Asiva, siamo amiche ancora adesso. Ognuna ha preso una sua strada, però l’amore per la fatica, per lo sci, è rimasto in tutte. Il segreto di questo successo è sicuramente l’avere avuto vicino a noi Ezio Savin, il nostro tecnico cognein che credeva immensamente nella forza del gruppo.”
Le fa eco Lucrezia Savin, di tre anni più giovane, che nel 1987 si laureò campionessa italiana Aspiranti a Subiaco, anche se nel suo cuore hanno un posto speciale l’argento individuale e l’oro in staffetta conquistati nei tricolori Allievi proprio a Cogne. “I ricordi dello sport sono sempre bellissimi. Io con il fondo - commenta Lucrezia Savin - sono arrivata fino in azzurro, dove ho vissuto cinque anni bellissimi giovanili e squadra B. Nascere a Cogne voleva dire praticare il fondo, inutile negare questa evidenza. Oggi le cose sono cambiate, però sostanzialmente lo spirito è quello di allora, lo sci di fondo è sempre molto vivo: è una storia che si ripete per la nostra comunità. I risultati sono importanti, comunque è fondamentale valutare l’immenso lavoro che lo Sci Club Gran Paradiso faceva a livello sociale: il tecnico Ezio Savin non educava solo a sciare, d’estate ci portava in montagna. Si cresceva insieme, si imparava che diventati grandi avremmo dovuto aiutare i più piccoli. Insegnamenti preziosi, per la vita dopo lo sport.”
L’allenatore Ezio Savin è stato una delle anime del Gran Paradiso. “Inutile fare il conto, non saprei dire quante sono state le stagioni. Per due anni ho guidato pure la squadra dell’Asiva, nella quale lo zoccolo duro era composto da fondiste di Cogne. E’ stato un bel periodo, anche se la cosa che preferisco dello sport è la coesione che riesce a creare. Il volontariato è l’essenza stessa dello Sci Club, io stesso non volevo essere pagato. Ritengo che solo così si creano le condizioni per formare un gruppo forte anche a livello emotivo.”
Dal 1986, il presidente del Gran Paradiso fu Aldo Brocard, originario di Gressan.
“Sono stato allenatore e anche presidente, fino al 1991. Ho raccolto grandi soddisfazioni in quel periodo, però non voglio fare nomi di sorta, so già che mi dimenticherei qualcuno. Era un bell’ambiente, come sempre nello sport. Lo sci è fatto di cicli, io ho avuto la fortuna di viverne uno vincente. Comunque, a parte i successi, i ricordi memorabili sono legati ad altre cose, ad esempio si andava d’accordo con tutti, non come avviene qualche volta quando chi vince rischia di essere isolato dagli altri. Fare parte di uno Sci Club va oltre lo sport e a Cogne in questo abbiamo sempre creduto molto.”
Nel ricordo di Joelle Cuneaz, la cognentse arrivata in squadra nazionale A e scomparsa troppo giovane, oggi un’altra donna di Cogne è in grande evidenza.
Emilie Jeantet che festeggerà l’anniversario del club che l’ha lanciata partecipando ai Campionati del Mondo di sci di fondo. L’alpina è stata selezionata per la rassegna iridata iniziata nei giorni scorsi a Oberstdorf: partirà alla volta della Germania martedì prossimo, 2 marzo, e sabato 6 dovrebbe essere al via della 30 chilometri, ultima gara del programma femminile.
“Ho gareggiato con lo Sci Club Gran Paradiso fino a due anni fa, quando passai all’Esercito. Dai Baby Sprint agli Aspiranti, sempre con la stessa divisa. E’ stato bello non solo dal punto di vista agonistico, comunque con quella tuta mi sono tolta delle soddisfazioni, a partire dalla medaglia di bronzo in gymkana e dall’argento in staffetta conquistati ai tricolori Ragazzi proprio nella mia Cogne. La cosa più importante, per me, era far parte di un gruppo affiatato, uno Sci Club di casa dove ci si conosce tutti, si sta insieme non solo la domenica alle gare. Con i ragazzi della mia età abbiamo fatto insieme tutta la trafila e questo ha permesso di conoscerci meglio, di imparare a fare gruppo, di capire che il “noi” è più importante dell’”io”. Arrivo a Mondiali con emozione: negli ultimi anni sono cresciuta parecchio con i tecnici del Centro Sportivo Esercito, dopo la convocazione per Oberstdorf mi hanno fatto molto piacere i messaggi arrivati da chi mi ha aiutato quando ero ragazzina, come il mio allenatore Nicolas Berard, che insieme a Katia Cavagnet e ad Oreste Abram ha seguito tutto il mio percorso. Se sono arrivata fin qui è anche merito loro.”
I cent’anni dello Sci Club Gran Paradiso - a causa della pandemia - non prevedono al momento delle manifestazioni ufficiali. L’attuale presidente Jean-Pierre Fusinaz conta tuttavia di organizzare qualcosa a giugno: “Stiamo pensando a una mostra fotografica alla Maison Gérard Dayné per raccontare con le immagini il nostro secolo di storia”.
Se non c’è la torta per questo straordinario compleanno, almeno in questo momento la ciliegina non è mancata con appunto la convocazione di Emilie Jeantet per i Mondiali. “E’ stata una grande notizia per tutta Cogne. Sappiamo che lei ha ampi margini di miglioramento, mi sento di dire che questi Mondiali potrebbero essere solo la partenza di una straordinaria carriera. Non dimentichiamo poi Sebastien Guichardaz, cresciuto con noi e adesso pronto per i Mondiali di sci alpinismo: i nostri ragazzi fanno bene, non c’è quindi modo migliore per festeggiare il nostro compleanno.”
Qual è il segreto per durare così a lungo? “Penso sia la passione. A Cogne - sottolinea Jean-Pierre Fusinaz - il fondo è religione, è uno sport che ti insegna a non mollare mai, un principio che è stato valido anche nella storia della società. L’ultimo anno non è stato facile, ma abbiamo sempre cercato di motivare i nostri ragazzi anche durante la pandemia. Essere il presidente di una società con questa storia è un onore, se ci sono riuscito è grazie al lavoro che tutti i miei predecessori hanno portato a termine prima di me. L’obiettivo rimane quello di sempre, formare i giovani e mantenerne la passione. Per farlo, soprattutto in questo momento, dobbiamo anche essere un supporto alle famiglie, la cui collaborazione è fondamentale.”
Lo Sci Club Gran Paradiso del 2021 conta circa centosessanta tesserati, cinquanta di essi sono gli agonisti del fondo e quaranta quelli dello sci alpino, seguiti da otto allenatori.