Addio allo spirito libero di Daniele Bernini
Ha incontrato le tribù degli ultimi cannibali in Papua Nuova Guinea e schivato i proiettili a Kabul. Ora Daniele Bernini è partito per il suo ultimo viaggio, quello più misterioso, e c’è da scommettere che anche questa volta lo abbia fatto con un pizzico di quella curiosità che lo ha guidato per tutta la sua straordinaria vita. Fondatore di Radio Saint-Vincent negli anni Settanta, avventuriero giramondo, fotografo e documentarista, si è spento a casa sua mercoledì scorso, 12 gennaio, all’età di 75 anni. I suoi funerali sono stati celebrati nel pomeriggio di ieri, venerdì, nella cittadina termale.
Era originario di Mantova, città dove è nato il 27 settembre del 1946. Con la famiglia - al seguito del papà Arrigo, albergatore - si erano poi trasferiti a Santa Margherita Ligure e infine, nel 1970, Daniele Bernini era arrivato a Saint-Vincent insieme alla genovese Vanda Cabitto, che avrebbe poi sposato nella chiesetta di Moron. Prese in gestione l’Albergo Bon Souvenir, in viale Piemonte, e proprio all’interno dell’hotel creò Radio Saint- Vincent. Erano i tempi delle radio libere: Daniele era un grande appassionato di musica e amava circondarsi di ragazzi creativi, che contagiava con il suo entusiasmo. Così Radio Saint-Vincent divenne un ritrovo di talenti che con lui mossero i primi passi: da Luciano Caveri a Enrico Romagnoli, da Maura Susanna a Marco Jaccond, da Marco Fiore a Oliviero Péaquin e Claudio Coriasco, per citarne solo alcuni. «Fu grazie a lui che un gruppetto di ragazzini, me compreso, scoprì il microfono. - racconta Luciano Caveri - E’ stata la chioccia di una generazione di giovani che si ritrovavano per fare la radio in piena libertà. Erano gli anni intorno al 1976 e al 1977 e proprio lì ho scoperto quella vocazione che mi ha portato a fare il giornalista radiotelevisivo». Daniele Bernini aveva anche allestito un pulmino che seguiva il Rally della Valle d’Aosta con delle memorabili dirette. Cedette poi la radio a metà degli anni Ottanta e andò a lavorare al Grand Hotel Billia, prima come responsabile della regia del Centro congressi e in seguito come direttore commerciale di tutto l’albergo.
Nel frattempo coltivava un amore infinito per i viaggi. Da solo, con qualche amico o con suo fratello Lucio partiva per avventure incredibili, alla scoperta dei più remoti angoli del mondo, delle tribù dell’Amazzonia che vivevano ancora isolate e ignare della civiltà o nell’Irian Jaya, in Papua Nuova Guinea, dove si diceva abitassero gli ultimi cannibali che si sospettava avessero ucciso e mangiato nel 1961 Michael Rockefeller. Era spericolato, sì, ma non improvvisava: prima di ogni partenza effettuava ricerche approfondite, si documentava acquistando rari manuali di antropologia, studiando la storia e le tradizioni. In quelle terre sconosciute scattava poi fotografie e girava riprese video che al ritorno proiettava - all’inizio con la tecnica delle diapositive accompagnate dalla musica - alla Discoteca Freetime di Châtillon in veri e propri eventi a cui partecipavano centinaia di persone. Sullo schermo scorrevano paesaggi esotici e i volti dei bambini del Bangladesh, del Nepal, dell’Indonesia, trasportando per qualche ora i presenti all’altro capo del globo. Uno dei filmati più memorabili lo ha girato nel 1992 a bordo di un Antonov che lo portava via da una Kabul in guerra, verso l’India, con i proiettili che rimbalzavano contro la carlinga dell’aereo. «Ricevemmo una chiamata da un giornalista del Times che ci disse che papà era sano e salvo a Calcutta» racconta la figlia Chantal, che ha condiviso con lui la passione per i viaggi. Per narrare le sue esperienze, venne pure invitato nel programma “Jonathan - Dimensione avventura” dall’esploratore Ambrogio Fogar, che a Daniele Bernini dedicò persino una copertina dell’omonima rivista.
Come ogni viaggiatore, aveva sempre voglia di partire. Stava programmando di tornare nell’Afghanistan riconquistato dai Talebani, ma il destino aveva in serbo per lui un’altra, l’ultima avventura.
Oltre alla moglie Vanda, alla figlia Chantal e al fratello Lucio, lascia i nipoti Giulia e Matteo Geminiani.