Addio all’artigiano edile Remo Priod di Issogne Una vita senza compromessi, tra famiglia e lavoro
Ha costruito la sua vita come faceva con i muri in pietra: con la forza delle braccia e l’intelligenza del pensiero, instancabile e generoso. Era nella sua natura non chiedere, non disturbare mai nessuno. E così senza disturbare se n’è andato, senza chiedere nulla, quasi a voler passare inosservato, lunedì 30 gennaio, giorno della Fiera di Sant’Orso: un commiato ideale per lui che era un vero artista, un perfezionista in tutto quello che faceva. Remo Priod aveva 85 anni e dal mese di novembre del 2021 combatteva contro un tumore una battaglia segreta e silenziosa, condivisa solo con il figlio medico Fabrizio, per non fare preoccupare gli altri. E solo fino a tre settimane fa ancora lavorava nelle vigne di Bocqueil, a Issogne, a quell’ultimo muro che avrebbe ancora voluto avere la forza di completare e sul quale ora, nel naturale passaggio di consegne della vita, toccherà al figlio Fabrizio posare le ultime pietre.
Remo Priod aveva visto la luce a Issogne il 13 gennaio del 1938 da papà Maurizio, classe 1899, e mamma Lucia Vallino, del 1904. Famiglia numerosa, come tante a quei tempi: Remo era il quarto di cinque figli, tutti maschi, nato dopo Aventino, Igino e Savino e prima di Marco. L’infanzia e l’adolescenza trascorse a lavorare tra gli alpeggi e le cascine piemontesi, prima di farsi le ossa come “bocia” muratore in quello che sarà il suo mestiere.
Dopo il servizio militare di diciotto mesi tra Tarvisio, Ugovizza e San Daniele del Friuli, avviò la sua attività di artigiano che crebbe fino a diventare un’impresa che dava impiego a una ventina di persone, occupandosi di edilizia pubblica e privata. Lui era sempre in movimento, il primo ad arrivare in cantiere e l’ultimo ad andarsene, a farsi carico in prima persona dei lavori più duri.
Con la chiusura dell’impresa nel 2004, cominciò una nuova fase della sua vita. Il figlio Fabrizio - nato nel 1963 dall’unione con Camilla Cout, con cui si era unito in matrimonio il 2 dicembre del 1961 - dalla seconda metà degli anni Novanta aveva iniziato a coniugare la sua attività di medico con quella di viticoltore, all’inizio dando una mano al nonno materno Antonio Cout e poi uscendo con le sue prime bottiglie nel 2000. Remo Priod iniziò così a lavorare insieme al figlio nelle vigne dell’azienda vinicola a Bocqueil, occupandosi di sistemare terreni, accorpare fondi, realizzare i suoi bellissimi muri in pietra, piantare viti, spesso a bordo della sua inseparabile piccola pala meccanica. Fianco a fianco il padre con quel figlio che lo aveva stupito quando aveva scelto di non seguire le sue orme ma di dedicarsi agli studi di medicina, una decisione che poi - qualche anno dopo - anche Remo aveva ammesso che era stata quella giusta.
Alla famiglia e al lavoro Remo Priod ha così dedicato tutta la sua esistenza. Di principi antichi e saldi, non scendeva a compromessi con niente e con nessuno: per lui era fondamentale che ogni cosa fosse fatta bene, nel modo giusto. Il suo carattere forte, all’apparenza quasi duro, nascondeva però in realtà un cuore generoso e sensibile. Positivo nell’approccio alla vita, sorridente e con la battuta pronta, sempre disposto a dare una mano a chi avesse bisogno, era appassionato di pittura e in casa aveva raccolto una bella collezione di vari artisti contemporanei. Amante della buona cucina e naturalmente del buon vino, leggeva molto e si teneva aggiornato sulle vicende di attualità, anche in campo finanziario. Ha trasmesso i suoi valori al figlio Fabrizio e poi ai suoi adorati nipotini - i suoi “bocia”, come li chiamava lui - Edoardo e Gabriele, di dodici e nove anni, per i quali era sempre disponibile, compagno di giochi, autista e tuttofare.
Si è spento lunedì sera, nella sua casa di La Colombière, e i suoi funerali sono stati celebrati mercoledì scorso, 1° febbraio. Lascia la moglie Camilla, il figlio Fabrizio, la nuora Rossella Zanchetta, i nipoti Edoardo e Gabriele, il fratello Igino e le tante persone che lo hanno conosciuto e stimato.