Addio al “vigneron” Gualtiero Crea

Addio al “vigneron” Gualtiero Crea
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La sincerità e la coerenza sono stati valori che hanno guidato Gualtiero Crea per tutta la vita e vi è rimasto fedele fino all’ultimo. I suoi vini erano l’espressione del suo modo di vivere: i più naturali possibili. Solo fermentazioni spontanee, nessuna filtrazione, nessuna chiarifica. Vini fortemente territoriali, con una marcata interpretazione personale, che gli erano valsi numerosi premi. Fin dagli esordi di Slowine la sua azienda Les Granges di Nus è stata insignita della prestigiosa “Chiocciola”. E’ mancato a soli 61 anni e i suoi funerali sono stati celebrati nella chiesa parrocchiale di Nus lunedì scorso, 13 maggio.

Era nato il 24 gennaio del 1963 da mamma Clara Reich, maestra, e papà Francesco, noto professore di ginnastica. Da ragazzo ha frequentato una scuola di liuteria a Cremona, la patria del violino, e si è dedicato per qualche tempo a quell’attività. Gli piaceva lavorare con le mani, era la sua passione. Ed era molto bravo. Così divenne anche falegname, costruiva mobili. Non durò molto, però. Il lavoro manuale lo appagava ma rimanere chiuso in un laboratorio per tutto il giorno non faceva per lui. Aveva bisogno del sole, dell’aria aperta. Quelle vigne di famiglia, sulla collina di Nus, già coltivate da papà Francesco, furono un richiamo irresistibile. Insieme alla moglie Liana Grange – sposata nel 1990 – si lanciò nell’avventura dell’azienda vinicola. Nel corso degli anni Novanta si dedicò a cercare nuovi terreni, a reimpiantare le viti, a rinnovare le vigne più vecchie. Sempre un lavoro di sapienza manuale ma finalmente sotto il sole e nel vento. L’uva che produceva, la conferiva alla Crotta di Vegneron di Chambave. Poi, con l’aiuto anche del suocero Cassien Grange – losista, mancato lo scorso anno - nel 2004 iniziarono i lavori per la sede dell’azienda a Les Granges. La prima annata - quella del 2005, solo Fumin - fu vinificata nella cantina di Andrea Barmaz dell’azienda Di Barrò. Dal 2006 le bottiglie cominciarono a uscire dalla cantina di Les Granges e le etichette aumentarono: Nus, Nus Malvoisie, Pinot Nero, Cornalin, Vuillermin.

La famiglia intanto era cresciuta, con la nascita dei figli Beatrice nel 1990 e Edoardo nel 1993. Gualtiero condivideva con la moglie Liana la filosofia di una vita al ritmo della natura, che si rifletteva nel loro lavoro. La vigna era tenuta con l’erba e con gli insetti, il vino doveva nascere dal sole e dalla terra e non dalle alchimie in cantina. Non seguiva i classici standard di vinificazione, non acquistava lieviti ma ricorreva alle cosiddette fermentazioni indigene. Si avvicinò alla filosofia biodinamica. Sempre originale, controcorrente per non tradire mai i propri valori, amava il lavoro di “vigneron”, lo appassionava.

Alla fine dello scorso mese di dicembre, un malore improvviso ha portato alla diagnosi del male che lo avrebbe portato via. Nessuna speranza di guarigione, solo la prospettiva di cure pesanti che avrebbero forse allungato di poco il suo tempo su questa terra che aveva tanto amato. Ha rifiutato, preferendo anche in questo caso lasciare fare alla natura. Si è spento nella sua casa di Les Granges venerdì scorso, 10 maggio, il giorno del compleanno di sua mamma Clara.

Lascia la moglie Liana, i figli Edoardo e Beatrice con il compagno Gabriele Torchio, il papà Francesco, i nipotini Agata e Etienne Torchio e la sorella Cristiana.

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