Addio al professor Domenico Budaci
È stato colto da un attacco di cuore lunedì 9 marzo, durante una visita medica. Soccorso, il professor Domenico Budaci era stato ricoverato nel Reparto di Terapia intensiva dell’Ospedale regionale “Umberto Parini” di Aosta. Sembrava riprendersi, poi le sue condizioni si sono nuovamente aggravate ed è mancato alle 10 di giovedì scorso, 19 marzo. Aveva 75 anni. Le esequie sono state celebrate in forma privata al Cimitero di Aosta. Nato a Mammola, in provincia di Reggio Calabria, il 22 febbraio 1945, Domenico Budaci aveva compiuto gli studi a Spello, vicino a Perugia, dai Francescani. Quindi, negli Anni Settanta, aveva raggiunto i genitori, il papà Carmelo e la mamma Matilde Prestinenzi (mancati rispettivamente nel 1992 e nel 1993), che erano ad Aosta con i suoi fratelli Giuseppe, Annita ed Elisa. Si era poi laureato in Lettere con 110 e lode nel 1977 all’Università di Torino. Iniziò la carriera di docente di lettere che lo vide insegnare in diverse scuole superiori aostane ma quella dove rimase più a lungo fu l’Ipr di Aosta. Persona colta, il professor Budaci diede alle stampe diverse pubblicazioni, tra le quali quelle dedicate a don Primo Mazzolari, a monsignor Luigi Bettazzi e ad Adriana Zarri nonché la raccolta di suoi articoli intitolata “Frammenti di luce” comparsi sul settimanale diocesano Il Corriere della Valle di cui fu apprezzato collaboratore. Inviò uno dei suoi libri a Papa Francesco che lo ringraziò personalmente con una affettuosa lettera. Domenico Budaci fu pure direttore della rivista culturale “La Table Ronde” nonché tra i fondatori del movimento politico Autonomisti Democratici Progressisti-Adp, attivo dal 1984 al 1998, con Cesare Dujany, Maurizio Martin, Angelo Pollicini, Ilario Lanivi, Giuseppe Maquignaz e Claudio Lavoyer. Punto di ritrovo era la libreria La Huche in via Festaz ad Aosta del compianto Mario Bettinelli, al quale Domenico Budaci era legato da fraterna amicizia come con Gianni Bortolotti. Persona profondamente religiosa, Domenico Budaci si adoperò fino alla fine dei suoi giorni per aiutare chi era in difficoltà o malato, senza chiedere mai nulla in cambio. Unico suo hobby era la belote, gioco di carte in cui eccelleva tanto da aver vinto numerosi tornei. Ora, in tutti quelli che lo hanno conosciuto, resterà il ricordo di una persona buona e generosa, il cui esempio è stato un prezioso punto di riferimento per l’intera comunità aostana.