Addio a Nucci Rossi Magnani, nella quotidianità la sua bellezza
Era il giorno dell’Epifania del 1966 quando Maria Giuseppina Rossi, per tutti e per sempre Nucci, e Luigi Magnani, tenente del Battaglione Aosta, si incontrarono a Pila, in un’indimenticabile giornata di sci che per loro segnò l’inizio di una vita insieme. Lei, studentessa di Economia a Torino, era la figlia dell’impresario edile Enrico, arrivato ad Aosta da Binago di Varese quando nel 1935 la sua azienda vinse l’appalto per la costruzione del nuovo cimitero monumentale all’allora periferia occidentale della città. Lui invece era l’erede di una storia italiana, quella di Franco Magnani, il capitano degli Alpini della Divisione Julia che catturato dai sovietici nel 1943 dovette sopportare undici anni di prigionia per il suo rifiuto a collaborare e venne liberato solamente nel 1954, quando poté riabbracciare quel bambino ormai tredicenne nato nel 1941. Un eroe dell’Italia di allora, decorato della Medaglia d’oro al Valor militare, un soldato di cui l’Italia sconfitta aveva bisogno, di grande carisma, dal 1961 generale comandante della Taurinense e mancato dopo un incidente stradale nel 1965. Un cognome pesante da portare per Luigi Magnani, studente del Liceo militare della Nunziatella e poi dell’Accademia, una strada segnata che lo portò ad Aosta dove conobbe la bella Nucci. Si sposarono nel settembre del 1972, una coppia ammirata. Lei insegnante, lui ufficiale con davanti una brillante carriera.
Anche il papà di Nucci, Enrico, ad Aosta aveva trovato l’amore, nella persona di Emilia Vaccarono, famiglia di commercianti originaria di Caluso, e ad Aosta si era rimasto, occupandosi di cantieri importanti, come quelli dell’edificazione dei complessi di viale Europa, della ristrutturazione della sede della Banca Commerciale in piazza Chanoux e in particolare dei condomini di via Roma, conosciuti da tutti gli aostani per i coraggiosi infissi arancioni e blu. Prima di Nucci, nata l’11 dicembre 1944, Enrico ed Emilia erano diventati nel 1940 i genitori di Paolo, purtroppo protagonista del tragico incidente aereo di Punta Raisi il 23 dicembre 1978 quando morì insieme alla moglie Rosina Borla, un evento che colpì profondamente la nostra comunità.
La morte del fratello Paolo, cambiò le prospettive di Nucci, che si trovò a gestire l’azienda di famiglia, aiutando il papà Enrico. Divenne una figlia di grande supporto per i genitori e con l’appoggio del marito Luigi decise di restare ad Aosta e di non seguirlo in una vita itinerante di moglie di ufficiale, per poter sostenere i suoi, devastati dalla scomparsa del figlio primogenito. Con quel suo carattere così pratico, senza fronzoli inutili, si dedicò all’insegnamento agli aspiranti ragionieri del Manzetti, tecnica bancaria, materia di numeri ed operazioni precisi, proprio come lei. Emanava autorità e rispetto, ma nel contempo si faceva ammirare, perché un suo elogio era sincero, un suo rimprovero sempre giustificato.
Nel 1979 Nucci e Luigi festeggiarono la nascita di Silvia, ora primario ospedaliero ad Aosta, una ragazza eccezionale, bella come loro. Sulla loro “ballerina” Citroen 2cv Nucci e la piccola Silvia partivano nei fine settimana per andare a trovare Luigi, ore di strada fino a San Candido, d’altronde cosa poteva spaventare la signora Rossi, sempre pronta, sempre in movimento. Le parlavi e lei già pensava al dopo, amava viaggiare, con la famiglia e con le amiche, seguendo le mostre di pittura, le apertura dei musei e dei teatri. Amava l’arte e la bellezza in generale, era curiosa, leggeva in continuazione. Amava il giardinaggio, i fiori e le piante, curare la sua casa di Saint-Christophe, le sue aiuole, anche quando si era trasferita in centro, continuando comunque ad occuparsene.
Nucci Rossi non era mai ferma. Schietta, diretta, molto sincera, sempre corretta e pure ironica, conversava di tutto e con tutti, attraversando le via di Aosta con eleganza, una vera signora, che comunque faceva in modo di restare a fianco al marito Luigi, che aveva seguito a Civitavecchia e a Roma nei suoi incarichi, avendo anche la gioia di vederlo comandante della Scuola Militare Alpina nel 1986, prima delle promozioni a generale di brigata e quindi di divisione, con il pensionamento nel 1999 come generale di corpo d’armata.
Ora nonna felice di tre nipotini, suocera amata dal genero Giampaolo Marcoz e dalla sua famiglia, Nucci Rossi ha dovuto rallentare il suo passo spedito negli ultimi mesi ed ha affrontato con determinazione il futuro. Se ne è andata giovedì scorso, circondata da tanto amore e martedì 30 il suo feretro grigio ha visto la folla degli aostani intorno: gli amici di sempre e quelli venuti da lontano, poi le compagne di scuola, i colleghi insegnanti, le ragazze che abitualmente frequentava, le amiche del caffè, le socie del club della Fidapa a cui apparteneva dalla sua fondazione, i tantissimi sanitari cari a Silvia, le persone affettuose che incontrava quotidianamente nelle sue commissioni. Un apprezzamento che ha commosso ma non stupito tutti coloro che seguivano il sorriso di una donna che aveva fatto della quotidianità una bellezza.