Addio a Giuseppe Bosonin: imprenditore, agricoltore e Chevalier de l’Autonomie
La meccanica e l’agricoltura: per tutta la vita Giuseppe Bosonin ha coltivato la passione per il lavoro fatto bene, con cura e precisione, che fosse potare una vigna o eseguire una delicata lavorazione industriale. “Agricoltore-meccanico” si definiva nella lettera scritta in occasione della recente cerimonia in cui la Regione lo ha insignito del titolo di Chevalier de l’Autonomie. Si è spento nella serata di domenica scorsa, 3 aprile, nella sua casa di Grand Vert, circondato dall’affetto delle sue figlie che lo hanno assistito con amore fino all’ultimo.
Era nato il 12 luglio del 1927 a Donnas e con la famiglia nel 1931 era emigrato in Francia, prima di rientrare in Italia quando - con l’invasione nazista - la “drôle de guerre” si trasformò nell’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Iniziò la sua esperienza lavorativa all'Olivetti nel 1942, quando venne ammesso al centro formazione meccanici, per poi essere destinato alla Officine Olivetti, dove scoprì l’amore per la meccanica. «L’esperienza all’Olivetti è stata una vera e propria palestra di vita. - raccontava - Ho imparato la ricerca della perfezione e della precisione e ho avuto modo di confrontarmi con una realtà all’avanguardia da tutti i punti di vista». Fu lo stesso Adriano Olivetti a convincerlo ad abbandonare la frequentazione di un corso di perfezionamento per lavorare nella costituenda Motori Baltea di Borgofranco, che poi chiuse nel 1962. Nel 1963, forte di ciò che aveva appreso, intraprese una nuova attività nel locale dell’ex cinema a Donnas, fondando le Officine Meccaniche Valdostane, che ha annoverato tra i principali clienti la Cogne e la stessa Olivetti ma pure la Fiat e la Beretta. L’azienda assunse gradualmente ragazzi “freschi di scuola”, portando l’organico nei periodi di maggiore produttività a una dozzina di dipendenti. Cessò la conduzione dell’Omv nel 1990 cedendola alla Simu di Torino e consentendone così l’ingresso nel gruppo Fiat. «Io ero specializzato in un tipo di lavorazione manuale ormai perso, la “raschiettatura”, di cui ero uno degli ultimi depositari. - scriveva ancora nella lettera letta dal nipote Matteo Bosonin, vicesindaco di Donnas, domenica 27 febbraio scorso, in occasione della consegna del titolo di Chevalier 2021, cerimonia che l’anno scorso era stata rinviata a causa del Covid - Venivano a vedere il mio modo di lavorare da tutto il mondo, dalla Svizzera fino al Giappone. Posso dire con orgoglio di aver sempre lavorato con professionalità e soprattutto con onestà».
Giuseppe Bosonin si è quindi dedicato alle sue passioni di sempre: l’allevamento di bestiame e la coltivazione della vite e dei castagni. Aveva una decina di mucche nella sua stalla di Grand Vert mentre le vigne erano all’adret e i castagni nel mayen di Chapoz. «Nei miei lavori, sia in meccanica che in agricoltura, ho sempre cercato di migliorare la produttività, mantenendo una qualità elevata e cercando di introdurre quel che oggi si definisce “innovazione”, utilizzando utensili moderni e tecniche performanti. - sottolineava - Per fare un esempio, nel mayen di Chapoz, ho sperimentato i primi impianti di fertilizzazione e alla fine degli anni Novanta, in collaborazione con la Regione e l’Enel, ho installato uno dei primi modelli di pannelli solari in Valle d’Aosta situato all’envers, per poter utilizzare la mungitrice con la corrente elettrica, senza dover ricorrere al generatore».
Fiero del suo passato da Alpino - nel 1948 era a Belluno nell’artiglieria e si congedò con il grado di caporal maggiore - ha fornito diversi contributi concreti in favore della comunità di Donnas: è stato consigliere comunale, oltre che presidente del consorzio di miglioramento fondiario Valbona-Borettaz dal 1970 al 1983. Ha fatto anche parte di un gruppo di ricerca incaricato della conservazione delle vecchie parole in patois e di lasciare tracce della vita rurale di un tempo e delle tradizioni del paese.
Sposato dal 1950 con Andreina Pramotton - scomparsa nel 2007 - lascia sei figlie - Luciana, Pierangela, Marina, Livia, Silvana e Delia -, le sorelle Margherita e Janine, quindici nipoti e venticinque pronipoti. «Ricordiamo con affetto la commovente lettera che ha voluto far leggere al nipote nel giorno della consegna dell’onorificenza a Chevalier de l’Autonomie. - hanno scritto in una nota i presidenti della Regione Erik Lavevaz e del Consiglio Valle Alberto Bertin - Nelle sue parole ha voluto ricordare quanto fosse legato alla sua terra, alle tradizioni e alla cultura della Valle e del suo comune, Donnas»..