Addio a Bruno Desaymoz, appassionato allevatore innamorato della montagna

Addio a Bruno Desaymoz, appassionato allevatore innamorato della montagna
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Dal suo balcone naturale di Excenex da quasi vent’anni Bruno Desaymoz era passato ad un’altra vasta balconata dalla quale osservare la Valle d’Aosta che tanto amava, soprattutto i pascoli alti, quelle macchie di verde e quelle piccole case lontane che gli facevano venire alla mente tanti ricordi.

Da Vetan di Saint-Pierre guardava di fronte e conosceva tutto, sapeva le storie degli uomini e delle mucche, lui cit in alpeggio a pochi anni e poi via via ad occupare diversi ruoli nella gestione della montagna, fino a diventare casaro, come il fratello Ivo, già mancato nel 2015.

Bruno il più giovane, nato il 15 agosto del 1953, Notre Dame d’Aout, ed Ivo del 1945, nato dopo Ezio del 1944 e prima di Rosanna nel 1950. Tutti figli di Mariuccia Durand e di Germano, contadini ed allevatori, anche se il papà era pure operaio alla Cogne. Della passione per le mucche Bruno aveva fatto il suo lavoro. Salito in montagna da bambino non aveva più lasciato quel mondo, ogni estate puntuale con le sue bestie prendeva possesso delle diverse casere, che fosse il vallone di Menouve a Etroubles o quello di Planaval a La Salle ne aveva visti di posti, contento di trascorrere l’estate in quell’ambiente che sentiva suo. Poi il ritorno a valle, la piccola stalla a Excenex e poi al Planet di Gignod, fino all’infarto che lo aveva obbligato a fare quello che non avrebbero voluto.

Chiusa la stalla, ancora qualche periodo, sempre più breve, in alpeggio per aiutare ad inquadrare la stagione, aveva trovato un rifugio sicuro a Vetan, a casa della figlia Katia, moglie di Jonny Lale Murix e cuoca del Ristorante Notre Maison. Qui Bruno Desaymoz aveva recuperato il sorriso, guardando crescere i suoi quattro nipotini, occupandosi del suo bellissimo orto e discorrendo con chi come lui amava la campagna e le montagne, dove generazioni di uomini hanno accompagnato il bestiame. Quante storie in quell’ingresso dell’albergo, lui con il suo fisico da antico boxeur e la sua memoria prodigiosa. Uno spirito da montagnard, un vero lottatore, prima l’infarto, poi la battaglia contro i tumori, infine in diabete, sempre più grave e tanta sofferenza.

Sino all’ultimo ricovero, in rianimazione, sempre con qualcuno dei suoi cari a fianco - oltre a Katia è stato il papà di Danilo, Michel e Lucia -, mai lasciato solo, reagendo al passare del tempo, stringendo una mano, sbattendo una palpebra. Per quasi due mesi Bruno Desaymoz ha ancora lottato prima di lasciarci martedì scorso e salire verso quei vasti, verdi pascoli che sono stati la sua vita e dove ritroveremo le sue storie, racchiuse giovedì scorso, 7 novembre, sul piccolo sagrato della chiesa di Excenex.

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