Adaptations, arriva la protesta dei prof del Liceo classico, artistico e musicale

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«Ci viene chiesto di fare di più in un tempo scuola che non è aumentato. Oltre a questo oggettivo ostacolo, ci preoccupa particolarmente il progetto culturale complessivo che si vuole proporre ai nostri allievi, che sono poi, spesso, i nostri figli e i nostri nipoti, il futuro della nostra comunità. C'è un'idea complessiva sulla formazione che si intende dare loro perché possano vivere bene nel mondo di domani, e possibilmente renderlo migliore, o la scuola è il campo in cui si riversano innovazioni estemporanee e contraddittorie?». Firmato: i docenti del Liceo classico, artistico e musicale di Aosta.

L’argomento è sempre lo stesso: le Adaptations, gli adattamenti valdostani alla riforma della Buona scuola. Che, sospese o modificate, continuano a fare discutere nell’ambiente. Quello degli insegnanti del Classico, Artistico e Musicale infatti è solo l’ultimo di una serie di interventi degli addetti ai lavori. Osservazioni messe nero su bianco in un documento consegnato martedì scorso, 16 gennaio, al sovrintendente agli studi Fabrizio Gentile.

Pure in questo caso si vuole «segnalare le situazioni di oggettiva difficoltà fatte emergere dall'applicazione sperimentale, attuata a partire dallo scorso anno scolastico, di quanto previsto dalla legge sugli adattamenti dei curricoli scolastici alle necessità locali della Valle d'Aosta».

«L'obbligo di utilizzare il francese o l'inglese per una rilevante percentuale di orario di insegnamento implica lo svolgimento in lingua diversa dall'italiano di vari argomenti delle diverse discipline, la cui trattazione viene semplificata, perdendo di spessore e di validità formativa, per un complesso di cause: difficoltà a reperire materiali didattici francesi o inglesi che d’altra parte rispondono a modelli culturali e didattico-pedagogici diversi da quelli italiani; difficoltà a padroneggiare con disinvoltura il linguaggio specifico da parte dei docenti; insufficiente competenza linguistica da parte degli allievi».

«Per quanto riguarda l’inglese, in particolare, - prosegue la nota degli insegnanti - si rileva che la conoscenza stessa di tale lingua è per molti docenti inadeguata (d’altronde, prima dell’ultimo concorso essa non è stata tra i requisiti per l’immissione in ruolo), che è impossibile partecipare ai corsi organizzati dalla Regione (tre settimane al mattino in orario scolastico) senza nuocere alle attività didattiche, e che le competenze linguistiche degli studenti sono ancora minori rispetto a quelle in lingua francese.

Tutto ciò si è risolto in una diminuzione e banalizzazione dei contenuti didattici trasmessi, a fronte di un irrilevante aumento delle capacità espressive degli allievi nelle lingue usate, proprio perché la complessità degli argomenti trattati costituisce la situazione meno adatta ad offrire occasioni di comunicazione linguistica (è la critica che da più parti sta emergendo alla metodologia CLIL).In due parole: diminuzione dei contenuti senza un significativo guadagno linguistico. Un'operazione in perdita».

«Questa innovazione - si legge ancora nel documento - si è poi aggiunta non solo all'innumerevole serie di formazioni e interventi di formatori esterni che gli insegnanti hanno dovuto inserire nel loro orario di lezione, in ossequio alle indicazioni nazionali sulle varie “educazioni” (salute, cittadinanza...), ma anche, da quest'anno, all'alternanza scuola-lavoro, resa più gravosa in molte Istituzioni scolastiche dalle regole amministrative del Fondo sociale europeo, prevalente fonte di finanziamento scelta dall’Amministrazione regionale per un adempimento normativo che nel resto d’Italia ha visto costruire un apposito capitolo di spesa nel bilancio del Ministero dell’Istruzione».

«L'identità professionale di noi insegnanti risulta così messa in discussione, sebbene l'Esame di Stato, che - è bene sottolinearlo - non è cambiato nei contenuti richiesti, si configuri ancora come una verifica delle conoscenze trasmesse dal nostro insegnamento curricolare e delle capacità da esse derivate».

Alla luce di tutto ciò, i docenti del Liceo classico, artistico e musicale chiedono «che la sperimentazione degli “adattamenti” venga interrotta e che si avvii un nuovo, reale e corretto confronto con il corpo docenti per elaborare i possibili progetti in lingua che possano essere realizzati, tenendo conto dei contenuti delle discipline, degli obiettivi da raggiungere e delle reali competenze dell’utenza scolastica».

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