Ad Aosta torna la Foire d’été

Ad Aosta torna la Foire d’été
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Il legno in tutte le sue sfumature, la pietra minuscola o grandissima, il ferro battuto, i pizzi e le lane, poi ancora ceramiche, cuoio e vetro. La Foire è della stessa sostanza di cui sono fatti non i sogni ma la realtà. Gli artigiani hobbisti tornano a popolare le vie del centro di Aosta oggi, sabato 7 agosto, dalle 10 alle 18. Per l'edizione numero 52 della Foire d'été, l’Assessorato regionale dello Sviluppo economico, Formazione e Lavoro ha attivato le misure di sicurezza previste. Perciò, nelle vie del centro di Aosta si potrà accedere liberamente, indossando la mascherina e con la distanza interpersonale di un metro, osservando il divieto di assembramento. Invece da ieri, venerdì 6 agosto, è richiesta la Certificazione verde Covid-19, l’ormai famoso Green pass, per accedere al padiglione dell’Atelier des Métiers, in piazza Chanoux, aperto da giovedì scorso, 5 agosto, fino a domani, domenica 8, dalle 10 alle 20.30. Lungo le vie sono protagonisti gli espositori hobbisti e professionisti con 414 banchi sui quali espongono le loro creazioni e i saperi imparati nelle scuole dedicate all'artigianato oppure da maestri che hanno scelto di seguire ed imitare. Il percorso della Foire d'été si dipana lungo via Sant’Anselmo, via Porta Praetoria, piazza Chanoux, via De Tillier, via Edouard Aubert, via Croce di Città, piazza Roncas, via Martinet, via De Sales e Via Hôtel des Etats.

La Fiera all'Atelier

Un solo giorno per incontrare gli artigiani lungo le vie, ma 4 per fermarsi negli stand dei professionisti. L'Atelier des métiers anticipa e sintetizza la Foire d'été, lasciando ai visitatori il tempo per tornare più volte a guardare gli oggetti, parlare con i professionisti dell'artigianato, di tradizione o equiparato, ed acquistare oppure ordinare pezzi su misura.

Larice, noce, castagno e altre essenze ancora sono affiancate come in un mosaico nei mobili di Jonatha Gerbore. «La mia libreria, dai ripiani asimmetrici, ha ottenuto il secondo premio alla Mostra-concorso. - riferisce il mobiliere, che ha allestito l'intero stand a più colori - Mi sono trovato nella condizione di non poter bruciare i pezzi di legno che rimangono dopo aver costruito un mobile. Così li ho recuperati e affiancati in tavoli e in una cassapanca, creando motivi geometrici con l'alternanza delle essenze».

Pochi espositori e spazi ampi: questa è l'impressione di Dario Coquillard, che scende da Gignod per l'Atelier e non ha visto né partecipato alla Mostra-concorso. Fra i suoi molti animaletti in legno, spesso tatà con le ruote, ci sono diverse lumache. «Con la pioggia che abbiamo avuto, sembra un tempo dalumache e funghi più che estivo. - ironizza Dario Coquillard che è anche presidente dell'Asiv, l'Associazione Scultori Intagliatori Valdostani - Ho giocato molto sui materiali e sulle consistenze, affiancando spesso pietra e legno, parti grezze ad altre levigate. Dico da tempo che serve fare cose diverse, partire da input originali. I nuovi abbinamenti piacciono molto perché, pur conservando la loro radice tradizionale, escono dai canoni e offrono una visione diversa e complementare. C'è stato un periodo in cui si tendeva a decorare molto per esaltare la propria abilità, ora forse è tempo di tornare a linee più semplici e moderne». Così i suoi orologi da parete ticchettano a fianco di crocifissi morbidi, in cui il Cristo sembra voler scivolare via da una croce fatta di legno grezzo e grossi chiodi in ferro.

È rimasta solo lei, Laura Giuffré, nel settore equiparato dell'oro e argento, ma il suo stand è pieno anche di legno e pietra che l'orafa ha imparato a cesellare e a integrare nei suoi gioielli. «Nell'oro e nell'argento si potrebbero incastonare le pietre dure, ma servirebbe una taglierina che prepari i pezzi, così ho deciso di imparare a lavorare il legno. - racconta Laura Giuffré - Nel 2001, con Minel, ovvero Anna Maria Malavolti, e Raffaella Moniotto avevamo creato la Bottega degli Artieri, esponendo per 3 volte nella Saletta San Grato. Poi siamo riusciti a capire come poterci far accettare nella Fiera. Con Luca Ronco di Eyvia gioielli abbiamo fatto una ricerca storica, scoprendo che anche in Valle c’erano stati orafi, ma senza continuità e spesso i notabili del Regno sabaudo compravano a Torino o in Francia». Ispirata dalla passione per il legno del marito Gianni Papone, Laura Giuffré ha imparato a modellare anche questo materiale, tanto da poter rientrare nel padiglione di piazza Chanoux nella fiera invernale, come tornitore.

Dietro ad Enrico Massetto, lo scultore spiritoso che ha inventato il Greundzo brontolone, quest'anno c'è un gregge guidato da un border collie. «Ho avuto un cane di quella razza ma ora ho un bassotto a pelo duro - ricorda Enrico Massetto - In realtà ho ricevuto molte richieste e realizzato diversi collie come tatà, per cui ho pensato di portare in Atelier anche cani e pecore». Enrico Massetto esporrà ad ottobre, nella chiesa di San Lorenzo, dove sarà recuperata la mostra che era già programmata per il 2020 ed era stata rinviata.

Un tocco di eleganza arriva dalle Dentellières di Cogne, con le loro tovaglie, i centrini, le lampade e piccoli oggetti decorativi. «Abbiamo realizzato le tovaglie di una volta con i pizzi di oggi. - precisa Anna Rosset, lasciando per un momento il prezioso lavoro al tombolo - Abbiamo portato anche una borsetta tipo “pochette” in velluto con pizzi, i vasetti in vetro portacandela rivestiti in dentelle e poi diversi oggetti ricordo, sempre decorati con il pizzo: piccole finestre con tende e ancora cuori e fuselli, che sono già stati apprezzati come decorazioni per l'albero di Natale».

«Per gli oggetti grandi ci vuole il legno giusto, blocchi unici che non si trovano facilmente. - afferma Hervé Cheillon titolare della ditta Bacan, mentre spiega a turisti francesi che il suo Pinocchio gigante è già venduto e che per ora non avrebbe nemmeno il materiale per riprodurlo - In questo periodo di chiusure e limitazioni, ho continuato a realizzare pure tanti pezzi piccoli e piccolissimi, da usare come decorazioni e portachiavi: cavallini tatà, cuoricini che spesso sono diventati bomboniere».

Invece si indossa ma si può anche portare a casa la lana delle pecore Rosset lavorata da Les Tisserands. Le loro coperte, colorate ad arte e decorate, sono già state ammirate e premiate alla Mostra-concorso, ma per l'Atelier le artigiane del drap di Valgrisenche hanno inventato qualcosa in più. «Abbiamo sperimentato colorazioni nuove - annuncia Luana Usel - e con Laura Cortinovis di Phillacolor a Saint-Pierre abbiamo preparato un kit da portare a casa per provare a tingere in modo naturale la nostra lana con rabarbaro, buddleya e sambuco. Poi, con l'aiuto di professionisti, abbiamo realizzato anche gomitoli di lana Rosset per il lavoro a maglia».

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