A Settimo l’ultimo saluto a Luigi Sala Una vita nel segno dei valori alpini
Schietto, leale e sincero. Così verrà ricordato da tutti Luigi Sala - fondatore del Gruppo Alpini di Settimo Vittone, presidente della Sezione Ana di Ivrea e membro del Consiglio nazionale - che si è spento lunedì scorso, 3 luglio, all’ospedale di Aosta, all’età di 78 anni. Nella mattinata di giovedì, gli alpini di Ivrea e di Settimo a turno hanno portato a spalle il feretro nel tratto che separa la strada statale dalla chiesa parrocchiale di Sant’Andrea, a Settimo Vittone, estremo omaggio a un uomo sempre fedele ai valori delle Penne Nere.
Era nato il 18 maggio del 1945 ed era originario proprio di Settimo Vittone, anche se da tanti anni - dopo il matrimonio, nel 1969, con Margherita Barsimi, stimata professoressa, scrittrice e giornalista - viveva a Pont-Saint-Martin. Da ragazzo, subito dopo il servizio militare, aveva trovato impiego all’esattoria di Ivrea, dando l’esame da “collettore” e diventando poi nel giro di poco tempo direttore prima della sede dell’esattoria di Ivrea e poi di quella di Torino, nel periodo in cui il servizio era gestito dalla Cassa di Risparmio di Torino. Era giovanissimo quando, nel 1968, promosse la nascita del Gruppo Alpini di Settimo e per 3 volte - dal 1983 al 1987, nel biennio 1996-1997 e ancora dal 2005 al 2007 - è stato presidente della Sezione di Ivrea, oltre che per 20 anni componente del Consiglio nazionale con il ruolo di revisore dei conti. Nell’ambito dell’associazionismo, ha partecipato a tante iniziative di solidarietà: è stato volontario nella ricostruzione dopo il terremoto in Friuli nel 1976 e, nel 1993, ha preso parte alla realizzazione, nell’ambito della cosiddetta “Operazione sorriso”, della scuola materna di Rossosch, in Russia, sul luogo in cui si trovava il comando del Corpo d’Armata Alpino durante la Seconda Guerra Mondiale, inaugurata proprio a 50 anni dalla battaglia di Nikolajewka. A livello locale, il suo carisma e la sua determinazione gli permisero di portare a termine, nel 1991, la riqualificazione della statua del Cristo Redentore sulla cima del Mombarone che era stata distrutta da un fulmine nel 1948, un’autentica impresa fino a quel momento non riuscita a nessuno che fu narrata in un libro proprio dalla moglie Margherita Barsimi, premiata dagli Alpini come Giornalista dell’Anno in occasione dell’ultima Adunata a Udine. In quel frangente seppe dare prova delle sue capacità di mediatore, mettendo d’accordo i rappresentanti dei territori valdostano, canavesano e biellese.
Grande appassionato di agricoltura, fu tra i fondatori dell’associazione di olivicoltori “Molino Lingarda” di Settimo Vittone, curava l’orto e coltivava di tutto, dalle patate ai kiwi.
Accanito fumatore, ha combattuto con coraggio contro un tumore al polmone: una battaglia che ha messo a dura prova la resistenza del suo fisico, fino all’epilogo di lunedì, sempre circondato dal grande affetto della sua famiglia, che sull’epigrafe lo ha voluto ricordare come «amico leale e sincero, marito e padre amorevole, devoto alla grande famiglia dell’Associazione Nazionale Alpini, senza remore e senza riserve». Lascia la moglie Margherita, i figli Leonardo con Nadia Piscioneri e Simone con Camilla Toffali e i nipoti Ginevra, Greta, Vittoria e Zeno.