“A norma” sì o no?
Sono 5 le alternative contenute nello «Studio propedeutico e preliminare alla valutazione di fattibilità del collegamento intervallivo “Cime Bianche"», realizzato dallo studio Montecno di Bolzano e commissionato dalla Monterosa spa, consegnato alla Giunta regionale nei giorni scorsi.
Le prime 2 prevedono soluzioni con un totale di 4 tronchi ciascuno realizzati per la maggior parte con cabinovie ad ammorsamento automatico (costo totale dell’investimento rispettivamente 91,2 milioni e 72,3 milioni); le altre 3 prevedono l'utilizzo di cabinovie di tipo 3s con la presenza di 2 funi portanti fisse per linea, dove corrono dei carrelli funiviari che sostengono le cabine.
In questi ultimi casi i costi variano a seconda del percorso e della posizione della stazione intermedia: a Vardaz (122,7 milioni), a Djomein (120,2 milioni) e a Gavine (114,4 milioni).
La lunghezza del collegamento - dalla stazione a valle di Frachey fino a Cime Bianche laghi - varia da 9,2 a 10,14 chilometri (in area protetta da 4 a 5 chilometri), il tempo di percorrenza da 21 a 28 minuti.
«Il nuovo collegamento - si legge - andrà ad aumentare l'appeal invernale della skiarea, offrendo la possibilità all'utente di usufruire di 432 km di piste (Cervinia più Monterosa più Alagna più Zermatt).
La nuova tratta andrà inoltre ad aumentare la destagionalizzazione dell'offerta turistica rafforzando le presenze in quei periodi oggi più scoperti».
Si prevede un incremento del 5 per cento per i gestori valdostani e pari a circa 36 mila giornate di sci per la Cervino (circa 250 clienti a giornata in più), e poco più di 23 mila per Monterosa (circa 200 a giornata).
Le presenze aggiuntive previste per Valtournenche, Ayas e Gressoney «risultano ancora compatibili con i posti letto alberghieri oggi esistenti e, non pongono alcun tipo di problema in quanto a recettività se invece si considerano anche gli ulteriori posti letto non alberghieri esistenti e, soprattutto, l'enorme bacino di seconde case ampiamente sottoutilizzato dai relativi proprietari presenti nei comuni valdostani. Il presente scenario considera un aumento della clientela mantenendo le tariffe costanti».
La realizzazione del collegamento intervallivo di Cime Bianche porterebbe un aumento del Pil compreso tra 8,8 e 11 milioni di euro per la Valle d'Aosta.
Durante la stagione invernale soggiornerebbero 29 mila persone in più nella nostra regione (su un totale di 88 mila primi ingressi aggiuntivi): si tratta di «poco più dello 0,94 per cento delle presenze turistiche complessive» a livello regionale (circa 3 milioni). Un dato che portebbe un «impatto positivo» sul Pil valdostano dello 0,11 per cento circa, pari a oltre 5,5 milioni di euro. A questi si deve aggiungere quanto portato dai turisti giornalieri, cioè che non soggiornano: riducendo la loro incidenza sul Pil del 30 o del 50 per cento, si ottiene una stima di 3,3 o di 5,5 milioni.
«Per il periodo estivo - ancora lo studio - le presenze turistiche si attestano per Monterosa sui 261mila turisti mentre per Cervinia 183mila, tenendo le stesse previsioni di incremento utilizzate per l'inverno si stima un aumento delle presenze estive di 13.100 per Monterosa e 3.700 per Cervinia. Questi oltre 16 mila turisti corrispondono allo 0,54 per cento delle presenze annuali dei turisti 2019 e tale incremento provoca quindi uno scostamento del Pil di 3,13 milioni di euro».
“A norma” sì o no?
«Il prospettato collegamento intervallivo del quale il Consiglio regionale ha riconosciuto la strategicità appare pertanto, sia pure in astratto, compatibile con il contesto normativo, fatti salvi gli esiti delle verifiche di fattibilità, relative anche alla coerenza in concreto del progetto e degli interessi coinvolti con il quadro normativo e fatte salve altresì le valutazioni in ordine alla sostenibilità ambientale ed economico-finanziaria del progetto, nonché le risultanze della valutazione di incidenza, verifiche e valutazioni che ovviamente esulano dalle competenze della scrivente Avvocatura regionale».
Così l'avvocato dirigente, Riccardo Jans, nel parere richiesto sull'applicabilità del decreto ministeriale 104 del 17 ottobre 2007 all'ipotizzato impianto di collegamento di Cime Bianche. La richiesta riguardava l'applicabilità del divieto di «realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune» per «tutte le Zone di protezione speciale»: il vallone di Cime bianche è nella Zps della rete Natura 2000.
«Tutelare ulteriormente il territorio, ad esempio anche ampliando l'area Zona speciale di conservazione nella porzione più a sud»: è una delle compensazioni proposte nello studio di fattibilità realizzato da Montecno.
«Gli obiettivi di progetto non sempre sono in completa coerenza con alcuni dei diversi piani di riferimento (locale, regionale, nazionale e sovranazionale)» prosegue lo studio, in particolare per quanto riguarda l'«ambiente naturale e la green economy».
Rispetto, si legge, «agli approfondimenti faunistici, le stazioni di progetto particolarmente problematiche sono quelle di Vardaz e Djomein e questo è dovuto al fatto che la parte centrale del vallone presenta un'areale di classe di idoneità nulla particolarmente ampio. Ciò si riflette anche sui piloni e sulla linea aerea, che presentano in tutte le alternative dei valori di non idoneità con percentuali che vanno dal 20 al 35 per cento».
Nelle conclusioni del parere dell'avvocatura regionale si evidenzia «che sono necessarie verifiche non solo in ordine alla sostenibilità ambientale ed economico-finanziaria dell'ipotizzato collegamento, ma anche alla coerenza del progetto con il quadro normativo.
In buona sostanza il nodo della questione non ci pare essere sciolto: il parere dell'avvocatura non rappresenta quindi, dal punto di vista dei vincoli normativi, il via libera al collegamento»: lo scrive in una nota Chiara Minelli (Pcp) anche a nome della collega Erika Guichardaz.