A Donnas la Foire di primavera fa centro “L’importante è essere tornati a esporre”

A Donnas la Foire di primavera fa centro “L’importante è essere tornati a esporre”
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L’entusiasmo degli espositori e del pubblico ha caratterizzato domenica scorsa, 27 marzo, il ritorno della Fiera di Sant’Orso di Donnas, dopo 2 anni di stop a causa del Covid. Migliaia di persone hanno passeggiato nel borgo per ammirare le opere dei 310 artigiani presenti, a cui si sono aggiunti gli allievi di 10 scuole. «E’ andata più che bene! - esclama il presidente del comitato organizzatore Graziano Comola - E’ stata una bella giornata anche per quanto riguarda il tempo ed è arrivata tanta gente. Fino alle 10 abbiamo avuto meno afflusso, poi è stato costante fino alle 18. Certo, non c’era il fascino di gennaio, però è stata una bella ripartenza e le aspettative sono state rispettate. Ringrazio la Regione, il Comune, gli enti e le associazioni di Donnas, la giuria e gli artigiani che hanno diligentemente seguito le regole. Per l’anno prossimo, speriamo naturalmente di poter svolgere nuovamente la Fiera a gennaio e di tornare così alla normalità».

Una festa per gli artigiani

All’entrata del borgo, tra i primi banchi, si trova quello di una giovane artigiana 17enne di Donnas, Cristina Follioley, vestita con la divisa della Banda locale, della quale fa parte, che espone una serie di cestini. «A Donnas è il primo anno che partecipo alla Fiera da sola. - racconta - Avevo già preso parte a quella di Aosta con la mia scuola, l’Institut Agricole Régional. Tre anni fa ho iniziato a creare cestini e poi quest’anno mi sono detta: “proviamo”. Produco gerle con i rami dei salici, che da noi chiamiamo “gore”. E’ il primo anno per me ma sentendo gli altri espositori pare ci siano state fiere con maggiore affluenza. Per tradizione è giusto che sia a gennaio, però va bene cosi, è già positivo essere riusciti a farla».

Prima della piazza che ospita Palazzo Enrielli, sul banchetto di Roberta Bechis di Champorcher sono in mostra sculture che rappresentano principalmente bambini. «Per le mie opere utilizzo un legno chiaro, il cirmolo, che è morbido, profumato e il colore si addice bene alla realizzazione dei volti. Partecipo alla Fiera da 20 anni. Ho frequentato l’Accademia di Belle Arti a Torino e poi mi sono iscritta al corso di scultura serale organizzato dalla Regione a Issogne con il maestro Franco Pinet: da lì è nata la passione per il legno. Ho lavorato 25 anni in fonderia artistica, quindi la scultura è stata il mio mestiere e la mia passione e adesso continuo a scolpire il legno. La mattinata è stata tranquilla ma dal primo pomeriggio c’è stata più gente: visti i tempi, non c’è da lamentarsi».

Nella cerchia degli artigiani di Donnas rientra Sebastiano Yon, che presenta i suoi lavori nella piazza centrale. Dal 2000 prende parte alla Fiera: «Stamattina presto c’era poca gente, da metà mattinata ha iniziato ad essercene di più, probabilmente ha influito anche il cambio dell’ora. A me va bene, l’importante è che si sia potuta fare. Ho cominciato per caso e a seguito di una scommessa: dovevo fare un rivestimento in pietra per la parete di un ristorante di un mio amico ed è piaciuto. Così ora lo faccio di mestiere. Normalmente utilizzo pietra e legno insieme. Mi piace rappresentare quella che era la vita valdostana tradizionale però rivista in chiave moderna».

Sempre nella piazza centrale si viene accolti da un allegro Ferdinando Casetta, per tutti Nino, scultore di Villeneuve, che da 25 anni partecipa all’evento per passione ed è autodidatta. «L’importante è poter fare la Fiera. - dice contento - Certo che se si fosse rispettata la data tradizionale sarebbe stato meglio, perché la gente lo sapeva, ma hanno comunque partecipato in molti e questo è positivo. Per le mie sculture - che raffigurano la vita rurale valdostana - uso il legno di noce e di ciliegio».

Ogni anno la tradizione è presente alla Fiera grazie anche ai galletti in legno, che si potevano trovare ad esempio sul banchetto di Nadyr Jacquin, scultore di Saint-Rhémy-en-Bosses: «La passione per la scultura è nata per gioco: andando alla Fiera e vedendo tanti galletti, ho pensato di provarci pure io. Ho iniziato nel 2006 e dall’anno successivo ho fatto l’iscrizione e mi sono lanciato. Utilizzo prevalentemente legno di noce; ora ho iniziato con tufo e pietra e i corni e i palchi di cervi e caprioli. Quest’anno al mattino non è passata moltissima gente, poi però ne è arrivata parecchia. Le persone adesso hanno voglia di uscire, anche se sarebbe stato meglio a gennaio per la tradizione».

Anche lo scultore Gianfranco Anzola di Arnad ha coltivato la sua passione andando alla Fiera. «Ho sempre amato disegnare più che dipingere, e alla fine mi sono buttato sulla scultura. - afferma - Come materiale utilizzo prevalentemente il legno di noce e vario dalla scultura figurativa a tuttotondo a basso e altorilievi e ultimamente ho un discreto successo, anzi molto successo, con le sculture di animali in legno come mucche, pecore, asini realizzati alla mia maniera. Sono 24 anni che partecipo». «Tra noi artigiani stamattina alle 6 si diceva che sarebbe stata un’incognita e che forse non sarebbero arrivate molte persone. - rivela - Invece siamo rimasti sorpresi perché c’è stata parecchia gente. Penso di interpretare il pensiero di tutti: a gennaio c’è un clima e un’atmosfera diversi, è l’usanza di venire alla Fiera ad esporre le proprie creazioni dopo l’inverno passato a realizzarle. Quest’anno è un evento un po’ forzato ma comunque piacevole».

Anche le scuole di artigianato hanno messo in mostra le loro composizioni, come ad esempio quella di scultura di Issogne guidata dal maestro Giuseppe Serra. «Andavo da un falegname quando ero bambino e quindi ho coltivato la passione del legno da sempre. - racconta uno degli allievi, Vincenzo Puzzo di Verrès - Poi ho trovato la possibilità di frequentare questa scuola, ho abbracciato questa avventura molto volentieri, mi trovo bene, ho prodotto opere che gli altri ritengono che siano buone e mi incoraggiano a continuare. Questo è il terzo anno che partecipo alla Fiera. Non c’è il “pienone”, perché probabilmente non è il periodo solito; anche il discorso del Covid penso abbia un po’ frenato le persone a partecipare».

I premiati

Come sempre l’evento si è concluso con le premiazioni. Ecco le classifiche. Scultura: 1° Guido Diémoz, 2° Giuseppe Binel e Guglielmo Pramotton (ex equo), 3ª Roberta Bechis, 4° Ferdinando Casetta, 5° Erick Bionaz, 6° Elio Sucquet, 7° Giorgio Chéraz e Claudio Dalle (ex equo), 8° Gianfranco Anzola, 9° Ettore Merlet. Intaglio: 1ª Ornella Crétaz, 2ª Lea Bérard e Ennio Nicco (ex equo), 3ª Luisa Arras, 4° Franco Bello, 5° Corrado Clos e Valerio Marcoz (ex equo). Intaglio collari: 1° Diego Jacquin. Pietra: 1° Donato Savin, 2° Sebastiano Yon, 3° Rino Collé, 4° Claudio e Fabrizio Ferrari. Giocattoli: 1° Paolo Paris, 2° Camillo Brunet, 3° Franco Patrocle, 4° Demis Massoni. Vannerie: 1ª Elvira Barmette, 2° Marco Maschio, 3ª Cristina Follioley. Fiori: 1ª Corinne Buillet, 2ª Tiziana Magri e Fiorella Magri (ex equo), 3ª Barbara Lenti. Sabots: Leandro Favre. Tornitura: 1° Marco Bonin, 2° Alessandro Podda, 3° Piergiuseppe Paoloni, 4° Giuseppe Martoccia, 5° Albino Crétaz. Premio speciale attrezzi agricoli: Francois Affanni. Botti: 1° Marino Desaymonet, 2° Fabio e Paolo Henriod. Dentelles et tricots: 1ª Paola Covolo, 2ª Rita Vial, 3ª Carla Baratono. Cuoio: 1º Simone Fabbri, 2° Pietro Ratto e Elvis Perucchione (ex equo), 3ª Martina Gorret. Ferro Battuto: 1° Ennio Janin, 2° Mario Plater, 3° Venturino Bosc. Premi speciali: Ruggero Brunodet, Armando Blanc.

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