La Direzione investigativa antimafia lancia l’allarme: «Con la pandemia maggiore rischio di infiltrazioni della ‘ndrangheta anche in Valle d’Aosta»

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Le infiltrazioni mafiose in Valle d’Aosta compaiono nuovamente nella relazione semestrale della Dia, la Direzione investigativa antimafia. Nel documento si legge che la crisi economica causata dal Covid-19 «Ha imposto un innalzamento della soglia di attenzione da parte delle istituzioni valdostane» per «Intercettare o prevenire la specifica attitudine della criminalità organizzata di porsi quale possibile alternativa allo Stato a “beneficio” del cittadino e del comparto impresa nel soddisfare i soggetti economici in sofferenza e alla ricerca di credito».

La relazione segnala come «Da tempo si ha contezza di quanto il territorio valdostano rientri fra le aree di interesse per le mire espansionistiche dei gruppi mafiosi sempre protesi a inserirsi nei mercati leciti al fine di riciclare e reinvestire gli ingenti capitali illeciti a disposizione». «L'evidente allarme» è stato rilevato da alcune inchieste degli ultimi anni, tra le quali l'inchiesta Geenna dei carabinieri che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Saint-Pierre. La "locale" di 'ndrangheta di Aosta, la cui esistenza è stata confermata in Appello, ha un'elevata «Operatività soprattutto nel narcotraffico internazionale» ed è «Riconducibile alla cosca sanlucota Nirta-Scalzone e fortemente interferente nella gestione della cosa pubblica locale».Gli elementi emersi in Geenna e «Raccolti in alcuni di tali procedimenti, riletti alla luce della successiva evoluzione del patrimonio di conoscenze giudiziarie in ordine al radicamento della 'ndrangheta nel nord Italia, consentono di ravvisare elementi indicativi dell'esistenza ed operatività di una “locale” di 'ndrangheta in Aosta già negli anni 2000-2001», aggiunge la relazione. «Peraltro le risultanze delle attività investigative svolte tra la fine degli anni Novanta e l'inizio degli anni 2000 consentono di ritenere che, all'epoca, in Valle d'Aosta, fosse presente e operativa una vera e propria “locale”, la cui costituzione risaliva, verosimilmente, alla fine degli anni Settanta».

La relazione rileva ancora che «A ulteriore riprova della presenza della 'ndrangheta in regione, la sentenza spiega che la locale di Aosta non si avvale della propria capacità intimidatrice (necessariamente) per commettere delitti, ma tende a insinuare la propria presenza all'interno della ristretta comunità valdostana e in particolare in quella fascia di popolazione di origine calabrese residente nel capoluogo regionale e nelle località vicine, allo scopo di acquisire vantaggi ingiusti per sé o per altri (in tutti i casi in cui committenti privati avrebbero dovuto scegliere artigiani graditi all'associazione)». La relazione prosegue spiegando che la 'ndrangheta in Valle d’Aosta è attiva «Per orientare le scelte elettorali della comunità di origine calabrese residente in Valle d'Aosta, in tal modo condizionando gli esiti delle competizioni elettorali a livello locale, sia comunale che regionale». E' «Inoltre nella fascia di popolazione di origine calabrese residente nel capoluogo regionale e nelle località vicine che l'associazione fa pesare la sua presenza e la sua storia. Chi si interpone od ostacola gli obiettivi o gli interessi dell'associazione viene “invitato” a desistere e tale risultato non è conseguito con l'intimidazione diretta o ancor meno con la violenza, ma con la sapiente opera di “persuasione”, posta in essere dai singoli associati nei confronti di chi è ben consapevole che sta parlando con un esponente dalla 'ndrangheta valdostana e che è meglio non contraddirlo od ostacolarlo».

In una nota congiunta, l’onorevole Gianluca Cantalamessa, responsabile nazionale del Dipartimento antimafia della Lega, e la consigliera regionale Nicoletta Spelgatti, responsabile del Dipartimento antimafia della Lega Valle d'Aosta, dichiarano: «Delle 530 pagine che compongono il dossier dell'antimafia consegnato in questi giorni al Parlamento, ben 4 sono dedicate alla Valle d’Aosta. Niente di nuovo. Da tempo si è a conoscenza di come il territorio valdostano sia fra le aree di interesse delle mafie. Ma questo non vuol dire che avranno l'ultima parola. Ormai non esistono più territori estranei all'ingerenza delle infiltrazioni criminali, nonostante l’intervento attivo dello Stato, documentato nella relazione presentata dalla Dia. L’anti- Stato non avrà mai il sopravvento fino a quando ci saranno uomini e donne che avranno il coraggio di non piegare la testa e la forza per contrastare la criminalità in ogni sua forma».

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