I primi 50 anni della nuova vita della Société de la Flore Valdôtaine
Fondata nel 1858 dai canonici Georges Carrel e Edouard Bérard, la Société de la Flore Valdôtaine ha festeggiato i cinquant’anni dalla sua rinascita e per l’occasione ha rinnovato il proprio sito web www.sfv.it con una veste grafica e l’inserimento degli archivi storici. Chiunque potrà quindi fruire dei contenuti che riguardano la unga vita della Société, interrotta nel Dopoguerra e riportata agli albori nel 1971.
Sin da subito l’associazione (la cui sede è ad Aosta in via De Tillier) prese la strada dello studio della flora e dei minerali della Valle d’Aosta. In seguito, si è dedicata esclusivamente alla flora e testimonianza ne è il manoscritto conservato nella biblioteca del Seminario Maggiore di Aosta.
«Votata alle scienze naturali e alla geografia fisica la Société incoraggia e sostiene lo studio dell’ambiente naturale della Valle d’Aosta nelle sue diverse componenti biologiche e geologiche», e tra gli obiettivi vi è quello di sensibilizzare la comunità «Al rispetto della natura e all’importanza della sua tutela».
Fu Carlo Lyabel, all’epoca già dirigente regionale dei Servizi forestali e padre del Corpo forestale della Valle d’Aosta, a lanciare nel 1971 l’appello affinché la Société de la Flore Valdôtaine tornasse a occupare l’importante ruolo per cui era stata fondata: creare una istituzione che stimolasse i valdostani a occuparsi di ricerche naturalistiche nella propria regione. Alla presidenza fu nominato Efisio Noussan, appassionato di botanica, e ne rimase alla guida per trent’anni fino al giorno della sua scomparsa avvenuta il 5 agosto 2001.
Tra i sostenitori della rinata Société bisogna però anche ricordare i professori dell’Università di Torino Bruno Peyronel e Vanna del Vesco. In sostituzione del vecchio statuto datato 1984, quello nuovo fu approvato il 20 aprile 1972.
In seguito alla scomparsa di Efisio Noussan, la carica di presidente della Société de la Flore Valdôtaine successivamente è stata ricoperta da Giuseppina Marguerettaz Gaetani (dal 2001 al 2006), cui è succeduta Chantal Trèves (dal 2007 al 2012). Dal 2013 la Société è presieduta da Ermanno Dal Molin, comandante in pensione della stazione forestale di Pré- Saint-Didier.
«La Société de la Flore Valdôtaine - dichiara Ermanno Dal Molin - ha concorso alla fondazione del Museo regionale di scienze naturali di Saint-Pierre, intitolato a Efisio Noussan. Il Museo nacque, grazie all’intuizione di Noussan, sulle basi dello storico museo societario della Société fondato nel 1905 con la nomina del canonico Vescoz a bibliotecario conservatore. Per quanto riguarda la mia esperienza attuale, dico che è sicuramente positiva. Purtroppo mi rendo conto che non vi è ricambio generazionale. È evidente che il mondo dell’associazionismo sta scomparendo. Normalmente alla nostra associazione aderiscono persone che hanno già fatto carriera nella vita. I giovani hanno altre priorità. In ogni caso riusciamo a organizzare incontri sul territorio, conferenze e dibattiti coinvolgendo anche persone di fuori valle e nel nostro immediato futuro dovrebbe esserci una mostra. Continua anche la collaborazione molto stretta con la Fondazione Chanousia e con il Giardino botanico al colle del Piccolo San Bernardo. Piccoli obiettivi, importanti per continuare a essere parte di un sistema legato alla ricerca e alla scienza nell’ambiente naturalistico».
Secondo Chantal Trèves «Essere stata presidente della Société de la Flore Valdôtaine è stato un onore. Non bisogna mai dimenticare che ha un’importanza storica, e anche scientifica. Nel senso che ha avviato gli studi della botanica in Valle d’Aosta e ha dato vita al Museo di scienze naturali di Saint-Pierre che conserva le collezioni storiche della Société. È da ricordare assolutamente la collaborazione con l’Università di Torino e la riapertura del giardino alpino Chanousia, tutte cose che negli anni hanno lasciato il segno. Di generazione in generazione il testimone è passato di mano per la cultura scientifica. Il merito va sicuramente a Carlo Lyabel e ad Efisio Noussan che hanno avuto il merito di riprendere in mano un’attività che ormai sembrava essere lasciata definitivamente al suo declino. Di tutto questo la Valle d’Aosta deve essere fiera, perché altrimenti avrebbe perso una parte importante della propria storia. Abbiamo sempre operato per il bene della comunità e non abbiamo mai avuto timore di passare il frutto del nostro lavoro al pubblico e all’amministrazione pubblica».